La società armatrice Augusta Offshore, divenuta famosa per le 2 deportazioni segrete che, secondo i testimoni, sarebbero state compiute da sue navi, sembra aver cambiato rotta. Nel 2019 ha condotto centinaia di persone in Europa, salvandole dalla deportazione nei lager libici e dalla possibile morte.
Questo è un successo eccezionale, una notizia che va festeggiata e che deve diventare il carburante per farci andare avanti,
Perché il merito di tutto ciò è anche NOSTRO. Di noi attivisti, di te che stai leggendo questo articolo!
Ricordiamo la lotta contro le deportazioni segrete in cui è coinvolta la Augusta Offshore:
- Il 30 luglio 2018 la nave di Open Arms ascolta una comunicazione radio in mezzo al mare. Gli interlocutori sono Mr. Ronald Ceci, capo della piattaforma petrolifera gestita dall’ENI che si trova a largo di Tripoli, e la nave Asso Ventotto, della compagnia italiana Augusta Offshore. La nave sta deportando in Libia 101 persone (tra cui ci sono 5 donne incinte e 5 minori). Open Arms rende pubblica la cosa.
- I giornali italiani pubblicano la notizia per 2 giorni. Poi nessuno scrive più nulla. Proprio più nulla. (…A parte me, che continuo a chiedere in giro dove siano finite queste persone)
- A marzo 2019 mi stufo di aspettare e decido di cercare da sola i deportati nei lager libici. Non li trovo, ma trovo altre persone deportate in un giorno diverso da una nave italiana (forse la stessa) della stessa compagnia Augusta Offshore. Scopro così una nuova deportazione segreta, quella del 2 luglio.
- Telefono all’Augusta Offshore rivelando la mia scoperta e chiedendo una loro versione dei fatti. Non mi richiameranno mai.
- Pubblico tutta la storia su questo blog.
- Nel frattempo mi metto al lavoro per rintracciare tutti i deportati, che sono per lo più ragazzine e ragazzini (moltissimi minorenni) che soffrono nei lager libici.
- Apro un collettivo, Josi & Loni Project (dal nome di due dei deportati: Josi, ragazzo morto di TBC sul pavimento di Zintan, senza alcuna assistenza medica, e di Loni, bimbo nato sul pavimento del lager di Triq al Sikka), si uniscono in molti, attivisti e persone normali che decidono di diventare attivisti.
- Ci rivolgiamo agli avvocati, che accettano il caso e iniziano una battaglia legale per avere copia delle comunicazioni in mare (bisogna capire se a decidere la deportazione sia stato il Governo italiano). Ma il Governo (prima il ministero M5S di Toninelli, poi quello PD della De Micheli) respinge tutti gli accessi agli atti che presentiamo.
- Contattiamo tutti i giornali e le TV, ma nessuno vuole raccontare questa storia ad esclusione di Left.
- Contattiamo la politica. Matteo Orfini presenta un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti sulle due deportazioni segrete. Ma nessuno risponde.
- NON CI ARRENDIAMO. Questo è il punto più importante! Io non mi arrendo, il collettivo non si arrende, i deportati (con cui siamo in costante contatto) non si arrendono, gli avvocati non si arrendono. E non si arrendono neanche le migliaia di persone che stanno seguendo questa storia, che ci scrivono, che mi fermano per strada chiedendo se ci sono novità, chiedendo come stanno Ato Solomon, Kissa, Sid, il piccolo Loni e tutte le vittime di questa orribile deportazione.
Nel frattempo, però, la Augusta Offshore sembra aver interrotto le deportazioni.
Di recente le navi Asso hanno iniziato a fare ciò che impongono la legge e l’umanità: quando trovano naufraghi in mare non li deportano più nei lager di un paese staniero in guerra ma li conducono nel porto sicuro più vicino, in Europa.
- Giugno 2019: la Asso Venticinque salva e conduce a Pozzallo 62 naugraghi.
- Novembre 2019: la Asso Trenta salva e conduce a Pozzallo 151 naufraghi.
- e così via.
Di chi è il merito del cambio di rotta della Augusta Offshore?
Sarebbe bello pensare che sia della stessa Augusta Offshore, che i proprietari si siano messi una mano sulla coscienza, che si siano sentiti in qualche modo responsabili per la morte di Josi o per ciò che sta soffrendo Sid.
Sarebbe bello pensare che sia del Governo Italiano, che si sia finalmente deciso a rispettare la legge dopo la condanna per il caso Hirsi e le azioni legali che stiamo facendo per le deportazioni segrete che sono avvenute.
Se qualcuno ogni tanto rispondesse agli accessi agli atti, alle interrogazioni parlamentari o semplicemente al telefono, potrei dirvi di più. Ma la verità è che non so di chi sia il merito dell’apparente fine delle deportazioni compiute con navi italiane (continuano, invece, le deportazioni compiute con le motovedette che l’Italia regala alla Libia).
Però di una cosa sono sicura:
Denunciare, raccontare e non arrendersi, è servito!
Nel 2018 c’erano italiani che deportavano persone in segreto usando navi italiane. Tanto, pensavano, queste persone spariranno nel buio di un lager libico, tanto sono gli ultimi della Terra, tanto non hanno voce per raccontare.
Nel 2019 ci sono centinaia di attivisti e di avvocati che danno voce a queste persone, una per una: Ato, Kissa, Loni, Sid… Gli ultimi della Terra adesso hanno degli avvocati, adesso possono parlare.
La rete di rifugiati che abbiamo creato ci avvisa di tutto, in tempo reale. Se avvenisse una nuova deportazione con navi italiane, lo verremmo a sapere immediatamente.
Nel 2019 centinaia di persone sono state condotte in salvo dalle navi italiane della Augusta Offshore. Sono uomini, donne e bambini che potranno giocare su un prato, mangiare, curarsi, dormire in un letto, avere una vita.
Questo è accaduto grazie ad un gruppo forte e unito di persone che hanno raccontato, letto, diffuso e che NON SI SONO ARRESE.
Tu, che sei arrivato fin qui a leggere queste mie considerazioni, fai parte di questo gruppo e se centinaia di rifugiati sono vivi, il merito è anche tuo.
Il Mondo si può cambiare. E’ faticoso, faticosissimo, va cambiato un pezzetto alla volta, con costanza e, soprattutto, senza arrendersi. Mai.
Questo articolo lo dedico a tutte le persone che mi sono state vicine in questi mesi difficili, agli attivisti del JLProject, a Diego che non conosco ma che sostiene questo blog, alle oltre 7000 persone che mi seguono e fanno il tifo per me su Twitter e a tutti quelli che non si arrendono.
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