E’ uscito in libreria Solidarancia, il mio primo romanzo. Ecco chi ha avuto il coraggio di pubblicarlo.

Il romanzo

L’incredibile storia del bando Minniti per realizzare attività nei lager libici e di un gruppo di ottantenni sovversivi che crea Solidarancia, una finta ONG, per parteciparvi e scardinare lo Stato dall’interno. E’ una molotov (ben) tirata in varie direzioni, lo so.

Un libro che “diverte e agghiaccia a pagine alterne” (cit. una recensione su twitter), su un argomento così serio, è strano, quantomeno in Italia.

E’ per questo che, circa un anno fa, il giorno che ho scritto la parola FINE alle mia storia, mi sono anche detta: “Un editore non lo troverò mai”.

L’editore di Solidarancia

Un editore non lo troverò mai, ok, ma sognare non è vietato.

E così ho chiesto consiglio ad un utente di twitter con cui, da un po’ di tempo, scambiavo considerazioni sulla deriva dei diritti in Italia: Pippo Civati.

“Sai” gli ho scritto “ho un romanzo, molto attuale, su una banda di anarcoinsurrezionalisti ottantenni che recluta ventenni siciliani per attuare un luminoso piano di scafismo no profit. L’ho finito l’altro ieri. Secondo te a chi potrei proporre un libro così?”.

“A me” ha risposto Pippo “Ho fondato una casa editrice l’altro ieri. Non scherzo”.

La casa editrice, oggi la conoscete tutti, è People.

Il problema era che People pubblicava solo saggistica, niente romanzi. Però Pippo Civati, Stefano Catone e Francesco Foti si sono fatti spedire il romanzo.

Dopo soli 3 giorni avevano già letto, tutti e tre, le mie 360 pagine e il responso era: “OK, lo pubblichiamo”.

Non riuscivo a crederci. In soli 3 giorni avevo trovato un editore!

E il problema che People non pubblicava narrativa?

“Risolto. Da oggi People pubblica anche narrativa”.

Quindi, con un po’ di emozione, oggi sono qui ad annunciarvi che in libreria potrete trovare Solidarancia, il mio primo romanzo.

DOVE COMPRARLO?

In libreria (mi fa un’impressione scriverlo 🙂 !)
Oppure lo potete ordinare sul sito di People a questo link. Vi arriverà il libro cartaceo direttamente a casa.

Chi sono i personaggi di Solidarancia?

Sono vecchi, sono arrabbiati, blaterano di utopia e rivoluzione. Hanno una nave pronta a salpare. Posseggono un regolare porto d’armi nonostante i molteplici e variegati precedenti penali, prendono in giro il Governo, ricattano la Mafia, cantano, massacrano di botte chi li chiama “buonisti” e, soprattutto, sono contagiosi.

Pare che stiano reclutando giovani disoccupati per “Solidarancia”, un’associazione che si propone di combattere l’avitaminosi portando arance siciliane ai migranti reclusi in Libia. Ma, attenzione, è solo un’attività di copertura! La loro vera mission è un’altra ed è riassumibile in tre parole: Scafismo No Profit.

I personaggi di Solidarancia riusciranno a salire su una nave e ad andare a liberare i rifugiati in Libia?

Poi non ci riescono, vero?”
Secondo me ce la fanno. Giusto?

Mentre scrivevo il libro, ho avuto un gruppo di fantastici “lettori cavie”, che a tutte le ore mi mandavano messaggetti del genere. Persone serissime, ma tornati bambini nel leggere un testo che, sostanzialmente, è un romanzo d’avventura.

Che sentimenti scatena Solidarancia?

I “lettori cavie” hanno riso, pianto, si sono arrabbiati, meravigliati e stupiti. Ma, soprattutto, ho notato che il romanzo ha scatenato in loro un sentimento preciso: il tifo.

Si può tifare per una banda di pazzi il cui motto è il seguente?

«Non dobbiamo lasciarci travolgere dall’emotività. Dobbiamo masticare e assaporare tutta questa sofferenza, nutrircene, lasciarci squassare e straziare le budella, e poi ricacarla fuori, sot­to forma di rivolta. Per evitare che questo accada un’altra sola maledetta volta».

Evidentemente, sì.

E nei sovranisti cosa scatena?

(Se volete far due risate, leggete l’articolo qui sotto!)

E in me che l’ho scritto, cosa ha scatenato Solidarancia?

Un anno fa ero una persona che le cose le scriveva soltanto. Si lasciava coinvolgere emotivamente, questo sì, ma le scriveva e basta.

Questa banda di vecchietti è uscita, prepotentemente, dalla mia testa e ha preso vita. Ha prodotto parole, ma non solo.

Mi ha fatto rendere conto che le parole non sono sufficienti.

Così ho smesso di raccontare storie già accadute e ho iniziato a raccontarle mentre avvenivano, quando il loro finale non era ancora stato scritto. Ho iniziato a pensare di poterlo cambiare, il finale, o che almeno ci dovessi provare. A battermi per la liberazione di nuovi amici, ragazzi e ragazze vere reclusi nei veri lager libici. Ho aperto un collettivo, il Josi & Loni Project.

Sono diventata, in parole povere, un’attivista.

Ho cacato rivolta.

PS Se volete cacare rivolta anche voi (e allo stesso tempo farvi due risate), seguite l’account twitter di Solidarancia.

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Questo articolo ha un commento

  1. sara rancan

    Seguo Civati perchè voto europa verde ma il post sul tuo libro mi è sfuggito….ho le legge 68 ma lavoro zero percui devo chiedere ai miei per i soldi ma può essere chi lo sa…. casa editrice people forever

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