Macerata, 3 febbraio 2018, Luca Traini racconta ai carabinieri: “sono tornato a casa, ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola. Ho deciso di ucciderli tutti” (fonte Corriere della Sera).

In queste ore si sta discutendo moltissimo sul movente della tentata strage di Macerata, ed è giusto. In un Paese dove i politici – e i media che li invitano a parlare – diffondono quotidianamente paura e odio per il diverso, bisogna capire perché un ragazzo di 28 anni che si era candidato con la Lega (zero voti), stringeva la mano a Salvini, faceva le marce di Casa Pound e leggeva il Mein Kampf ha attuato una caccia all’immigrato a colpi di pistola. E’ davvero un mistero…

Vorrei discutere anch’io di questa cosa, ma ora mi preme fare un’altra considerazione.

In queste ore pochissimi si sono fatti la domanda che segue:

Perché un tipo così aveva una pistola?

A quanto scrivono i giornali (La Repubblica e Il Resto del Carlino per esempio, ma anche altri), la pistola di Luca Traini era da lui legalmente detenuta.

Traini aveva un permesso per detenere armi da fuoco per uso sportivo preso nel 2015 che scade nel 2020 (fonte La Repubblica). Il che significa che poteva tenerla a casa sua e portarla al poligono trasportandola scarica, ma che non poteva andare in giro armato. E’ per questo che è stato denunciato anche per porto d’armi abusivo.

In parole povere la legge italiana ti consente di dichiararti amante dello sport avere una pistola. La legge ti dice come devi usarla. Punto. Se non lo fai, prendi la pistola, esci di casa e spari a tutti, sei cattivo solo tu, non la legge italiana.

E le vittime?

Non le ha uccise la legge italiana, le ha uccise il cattivo.

E i parenti delle vittime?

Non rompessero i coglioni con la storia che la legge non ha tutelato la sicurezza dei loro cari. La legge ha detto al cattivo che non doveva essere cattivo, ha fatto la sua parte. Anzi di più, ricordatevi che lo Stato spende un sacco di soldi per fare convegni, concorsi, festival e parate contro il femminicidio e la violenza in generale.

Non rompete i coglioni anche voi!

Il manuale per aspiranti assassini, terroristi e stragisti

Una volta armarsi in Italia era un casino, dovevate andare a ravanare nel torbido, mercato nero, mafia, tipacci che potevano rapinarvi o truffarvi.

Oggi è tutta un’altra cosa, tutto più trasparente, pulito, veloce e sicuro. Basta dire “amo lo sport”.

L’avete capito subito e in Italia negli ultimi 10 anni sono quadruplicati i permessi di detenzione per uso sportivo.

Non c’è neanche bisogno di far finta di essere degli sportivi, state tranquilli, basta dichiararlo alle autorità, vi crederanno. Non dovrete neanche comprare una tuta da ginnastica!

E infatti uno dei pochi poligoni italiani che ha accettato di darmi dei dati mi ha scritto che su 1600 permessi che hanno rilasciato in 2 anni, solo 5 persone sono tornate a sparare una volta al poligono.

Dove sono gli altri? Tutti a casa con la loro pistola. Tutti, o quasi…

Oggi c’è anche lui, Luca Traini, che torna a casa a prendere la pistola detenuta legalmente, quella che gli ha dato lo Stato raccomandandosi di usarla solo al poligono.

Luca Traini per legge non può andare in giro per Macerata con la pistola carica (è così che lo Stato tutela i suoi cittadini).

Traini, probabilmente, non si pone il problema. Con 12 euro può comprare in qualsiasi armeria una scatola da 50 proiettili per la sua legalissima Glock.

Sale in macchina carico di proiettili e inizia la caccia. Decide che vuole uccidere dei ragazzi e delle ragazze solo perché hanno la pelle nera e gli spara. Li ferisce soltanto perché la sua mira… è come lui.

Un altro caso.

Reato: tentata strage (io direi anche Terrorismo)

Movente: razzista (qualcun altro ha provato a inventarsi “per amore”, ma era una balla troppo campata in aria)

Arma: pistola, gentilmente offerta da Stato Italiano.

 

Mi chiedo: quanti altri articoli come questi dovrò scrivere prima che lo Stato si renda conto che concedere a tutta questa gente delle pistole dicendogli soltanto “Però non le usare per fare il cattivo” sia pericoloso per i suoi stessi cittadini?

 

Dedico questo articolo a Ugo.
E’ uno dei miei lettori più affezionati. Forse non si chiama Ugo,  mi manda un sacco di messaggi poco carini su Twitter ma non ha il coraggio di scrivere il suo nome e così gliene ho dato uno io. Lui vorrebbe più pistole in giro, io spero che un giorno riceva una lettera in cui gli revochino il porto d’armi e che inizi a vivere una vita più serena.
Magari non succederà mai ed il mio è solo un bel sogno. Ma se dovesse accadere, ti prego Ugo pensa al mio sorriso.
Con affetto.

Sarita

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