Ecco come e perché entrare nel JLProject. il collettivo che sta aiutando più di 600 rifugiati a far causa all’Italia per le deportazioni in Libia.

La storia del JLProject tra mito e realtà

Nella primavera 2019 fondai il JLProject dopo aver scoperto il respingimento segreto Asso Ventinove. All’epoca me ne andavo in giro annunciando il nostro obiettivo: migliaia di cause contro il governo italiano per le deportazioni in Libia dal mare. La gente mi guardava con simpatia ma mi riteneva una visionaria. Non in senso buono, credeva proprio che io fossi impazzita e che vivessi immersa nel sogno ingenuo e romantico di un mondo migliore.

Nel 2019 solo le avvocate dello studio Sciabaca e Oruka di ASGI e pochissimi altri mi presero sul serio. In realtà in ciò che facevo, che faccio e che ho insegnato ad altri c’è ben poco di romantico: stesura di pagine e pagine di prove scientifiche sui respingimenti dal mare in Libia. Una cosa piuttosto concreta.

Nel 2021 cinque rifugiati hanno intentato la prima causa civile per il respingimento Asso Ventinove, che oggi sta per andare a sentenza. Le prove le abbiamo fornite noi del JLProject. (EDIT: causa vinta!)

Il collettivo ha poi iniziato a lavorare su tanti diversi casi di respingimento illegale in Libia.

Il nostro punto di forza: la fiducia che i migranti hanno in noi. In questi anni migliaia di persone (8400) ci hanno raccontato la loro storia e più di 600 di loro hanno aderito al JLProject fornendoci testimonianze sui respingimenti in Libia da loro subiti.

Le mia chat con Luca Casarini

A inizio 2023 il JLProject aveva tanto lavoro e pochi volontari, così abbiamo chiesto a Mediterranea Saving Humans di adottare il progetto. In pochi mesi siamo diventati 50 volontari.

A giugno 2023 il JLProject ha scoperto la vera l’identità del portavoce della mafia libica Rgowans.

Sempre a giugno 2023 abbiamo vinto la prima causa in primo grado. Poi abbiamo vinto la seconda. La gente ha esultato e forse ha smesso di ritenermi una visionaria. In realtà io una visione ce l’ho, molto chiara e precisa, sul futuro che voglio: un mondo in cui il gigantesco sistema di catture in mare e deportazioni nei lager libici creato dal governo italiano venga riconosciuto un crimine contro l’umanità. Per creare questo mondo migliore, JLProject sta cercando le 105 mila persone deportate in Libia negli ultimi 5 anni. 600 le abbiamo già trovate. L’obiettivo è aiutare tutti a fare causa al governo italiano. E’ una cosa fattibile perché abbiamo un metodo, servono solo più persone che ci lavorino. In 50 siamo pochi.

Oggi

JLProject ha finora trovato prove di 16 casi di respingimento illegale. Gli incartamenti sono già pronti e nelle mani degli avvocati delle vittime, che stanno procedendo nei tribunali.

Adesso il JLProject lavora su 95 diversi nuovi casi con vittime. E altri ne arriveranno.

Come è organizzato il JLProject di Mediterranea

Abbiamo un metodo di lavoro molto serio che ci consente di lavorare bene in 50. Il JLProject va visto come un gigantesco puzzle con 105.000 pezzi. 600 li abbiamo già messi. Gli altri li incastreremo grazie al nostro metodo. Un lavoro lungo ma fattibilissimo.

Il punto di vista psicologico: siamo dei simpaticoni che fanno battute e se ne vanno in giro vestiti da Harry Potter. L’umore è sempre buono. Festeggiamo le vittorie come se non ci fosse un domani, così da accumulare energia per tutte le volte in cui perdiamo. Lavorare su tragedie e a contatto con le vittime di ingiustizie atroci può essere duro altrimenti.

Siamo divisi in 2 squadre che lavorano online:

  • Intervistatori, chiamati anche Auror (ci piace Harry Potter): sono i volontari che intervistano i respinti. Empatici, eclettici, poliglotti. Alcuni fanno altre mille cose in altre mille associazioni. Del resto fare l’Auror di JLP è compatibile con tutte le attività. L’importante è solo prendere un’intervista quando si ha il tempo di completarla e restituirla fatta in tempi brevi. C’è chi ci riesce in un giorno e chi ce ne mette 3. Come requisiti di ingresso è necessario un inglese scritto base (dimenticatevi le certificazioni, serve un inglese proprio basic) ma se parlate anche francese, arabo o tigrino vi adoreremo. Rosita è la mamma di tutti gli Auror e la coordinatrice di tutti i volontari del JLProject. E’ timida e arrossisce ogni volta che scrivo che è meravigliosa. Legge tutto ciò che scrivo, quindi starà leggendo anche adesso e starà arrossendo perché ho scritto che è meravigliosa.
  • Investigatori. Infaticabili segugi, gestiscono un caso dall’inizio alla fine, si appassionano, si esaltano, si stressano. Fanno una formazione abbastanza invasiva (coordinata da me) e un periodo più o meno lungo sotto tutoraggio. Ci vuole tempo e dedizione. Ma gli applausi ricevuti ripagano di ogni fatica.

Ci sono anche piccole squadre collaterali, non meno importanti.

  • Squadra tecnica. Anche detta Torre di Controllo. Una piccola congrega di nerd dal carattere e autostima variabile. Si va dal “io saprei hackerare il Pentagono” al “io non so fare niente”, con la particolarità che i veri geni sono sempre quelli che pensano di non saper fare niente. La Torre di Controllo fornisce assistenza tecnica di altissima qualità agli investigatori. Il padre di tutti è Geco, animale notturno che “non sa fare niente”.
  • Legal team. Studenti e simpatizzzanti di giurisprudenza. Studiano la parte legale di ciò che facciamo. Forse studiano troppo, non hanno poi tempo di fare gli esami all’università e finiscono fuori corso. Niccolò è il membro anziano, ed è ancora un ventenne.
  • UNvisibles. Squadretta agguerrita formata da due avvocati e due attiviste rompiscatole. Sta tentanto nuove strategie legali per far si che l’UNHCR faccia gli interessi dei rifugiati e non dei carnefici. Impresa apparentemente impossibile, m io sono abbastanza convinta che riusciranno e che sentiremo molto parlare di loro in futuro.
  • Gruppo Hermione. Avvolto nel mistero. E’ riuscito nell’intento di far credere al mondo e alla Digos di non esistere. Il Corriere della Sera dice che c’è (ma l’articolo è a pagamento). Si può entrare nel gruppo Hermione soltanto nelle notti di luna piena e se sorvolati dall’aereo spia di Frontex Osprey 3 con codice icao 407637. Per soli nemici di Voldemort, di cui il gruppo ha scoperto la vera identità e tutte le personificazioni utilizzando una bacchetta magica di sambuco. Non so dirvi altro. Magari non esiste.

Cosa manca nel JLProject

Volontari per tutte le nostre squadre.

E poi manca una figura importante: il comunicatore social manager PR. In quanto a relazioni pubbliche lasciamo tantissimo a desiderare. Abbiamo passato i nostri primi 4 anni in una consapevole confortante ombra. Non ci interessava granché stare sui social (a cui la maggior parte di noi è allergica) ed essere noti in Europa. I rifugiati in Libia tanto ci conoscevano già, quello era l’importante. Poi siamo finiti sui giornali per aver scoperto la vera identità di Rgowans e ci siamo resi conto che forse adesso è arrivato il momento di dire qualcosa.

Quindi siamo alla ricerca di qualcuno che possa aiutarci con cosette che sanno fare tutti ma noi no: post sui social, strette di mano e saluti educati con le altre realtà dell’attivismo europeo.

JLProject va in giro per l’Italia

Molte bellissime realtà ci stanno invitando a fare conferenze e workshop in tutta Italia. Una buona occasione per conoscerci. La patata bollente tocca a me, ma vi confesso che mi piace parlare e raccontare cosa facciamo.

I prossimi appuntamenti saranno:

  • Bologna 26 – 27 gennaio 2024. Sabato 27 gennaio sarò a Bologna per un workshop. Partecipate! Ecco il programma.
  • Pesaro 3 febbraio 2024.

Manda la tua candidatura a JLProject

In questo periodo stiamo formando nuovi volontari. Lavoriamo online. Contattatemi se volete essere dei nostri.

Il JLProject è un progetto molto molto pratico di opposizione al sistema di catture in mare e deportazioni nei lager libici di migranti. Un progetto che semplicemente porta questi casi, questi REATI, nel luogo dove dovrebbero essere in un mondo civile: in tribunale. Pensateci: questa azione vi sembra assurda ma è perfettamente normale. In un mondo civile, questo si fa.

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