Le foto del caso Asso Ventotto esistono, la lista dei nomi delle vittime esiste, ma le vittime non sono riuscite ad averne accesso. Una vicenda intricata in cui UNHCR ha un ruolo centrale ed inquietante.

Ricordiamo il caso Asso Ventotto

Il 30 luglio 2018 la nave cargo Asso Ventotto, battente bandiera italiana, caricò 101 persone (i libici dissero 108) in acque internazionali e le deportò contro la loro volontà in Libia, negando loro asilo. Questo ormai è verità processuale: c’è stata la sentenza di primo grado che ha condannato il comandante Sotgiu ad un anno di reclusione.

In seguito alla deportazione in Libia, nel lager libico di Ain Zara, le 108 persone subirono torture e privazioni. Io e il giornalista Lorenzo D’Agostino abbiamo ritrovato 15 di loro, compresa una bimba che allora aveva pochi mesi. Gli avvocati di ASGI hanno provato ad inserire una vittima nel processo come parte civile, ma il giudice ha risposto che non vi erano prove della sua presenza sulla nave.

La vittima, che è una ragazza eritrea, e i suoi compagni di sventura potrebbero ancora intentare un giudizio civile contro chi li ha deportati, ma il problema è lo stesso: mancano le prove.

Chi può fornire le prove della presenza di un rifugiato in un caso di respingimento?

In questo momento della mia vita sto facendo proprio questo: cercare le vittime dei respingimenti in Libia e provare che fossero presenti. Ci sto riuscendo. Maggiori informazioni.

Le prove migliori sono:

  1. documenti ufficiali
  2. fotografie e video

L’identificazione scritta delle vittime del caso Asso Ventotto

Dalla sentenza, sappiamo che il comandante Sotgiu non identificò le vittime.

Ciò non stupisce considerando che il comandante potrebbe essere citato per danni dalle vittime.

Assodata l’indisponibilità della nave a collaborare all’identificazione delle vittime, è’ necessario, ora, capire chi fosse al porto durante lo sbarco della Asso Ventotto.

Nell’estate 2018 UNHCR e IOM erano sempre presenti agli sbarchi. Non lo sostengo io, lo dicono loro. In questa conferenza stampa del 6 luglio 2018 Roberto Mignone, responsabile UNHCR per la Libia, dichiara testualmente:

L’UNHCR lavora nei punti di sbarco, dove la Guadia Costiera libica riporta indietro le persone che hanno trovato in mare. Ci sono 12 punti di sbarco ufficiali, noi ne copriamo 6 e la IOM copre gli altri 6; quindi lavoriamo in maniera complementare con IOM.
In questi 6 punti diamo assistenza materiale alle persone che vengono sbarcate e abbiamo riabilitato un minimo le infrastrutture. Però in termini di protezione noi lavoriamo in tutti i 12 punti. Siamo chiamati in qualsiasi momento, giorno, notte, 7 giorni su 7 dalla Guardia Costiera libica quando ci sono questi sbarchi.
Il lavoro di protezione consiste nel cominciare a prendere NOMI E DATI delle persone che provengono da paesi che producono rifugiati. A quel punti tutti, rifugiati e migranti, vengono portati su un bus dal dipartimento per combattere l’immigrazione illegale nei centri di detenzione ufficiali.
L’UNHCh ha accesso diretto o indiretto a tutti questi centri. Nel caso di accesso indiretto, per motivi di sicurezza, usiamo un’associazione libica che si chiama LIBAID.

Ho quindi chiesto a UNHCR se fosse stata presente allo sbarco della Asso Ventotto la sera del 30 luglio 2018. La responsabile per la Libia Caroline Gluck (che non lavorava lì nel 2018) si è informata presso i colleghi e mi ha risposto di non avere alcuna registrazione sulla presenza di UNHCR al porto di Tripoli, banchina di Abu Sittah, la sera del 30 luglio 2018.

Quindi UNHCR non c’era?

Questa qui è una foto della banchina di Abu Sittah la sera del 30 luglio 2018 (poi vi racconterò come l’ho trovata):

Foto caso Asso Ventotto
A woman is transported in an ambulance as migrants arrive at a naval base in Tripoli, after being rescued off the coast of Zawia, about 45 kilometers west of the Libyan capital Tripoli on July 30, 2018. – Some 290 illegal immigrants from different African nationalities were rescued. (Photo by Mahmud TURKIA / AFP)

E’ utile fare uno zoom sulla maglia dell’addetto a sinistra

Messi di fronte alle foto, i portavoce di UNHCR Libya non hanno saputo fornire una risposta né sulla loro presenza al porto né sull’esistenza di una lista degli sbarcati da Asso Ventotto.

Esistono foto della sera del 30 luglio 2018!

Io le ho trovate e scaricate. Sono sui siti di Reuters e di AFP.

Ma non è stato facile trovarle. Vi racconto.

Durante le ricerche mi sono documentata su cosa fosse accaduto a Tripoli il giorno dello sbarco di Asso Ventotto. Una notizia ha attirato la mia attenzione: quattro giornalisti Reuters e AFP arrestati mentre cercavano di documentare il respingimento collettivo Asso Ventotto. Erano Hani Amara e Ahmed Al-Emmami di Reuters e Mahmoud e Hamza Terkiya di AFP.

Ho contattato i reporter tramite Facebook chiedendo se erano riusciti a fotografare e se potevano aiutarmi. Ma hanno risposto che (in ordine sparso): “No”, “Non trovo foto di quel giorno” “Sono in vacanza” “Il mio hard disk è danneggiato”. Uno di loro mi ha anche riempita di foto scattate in altri giorni e in altri posti. Però la risposta negativa aveva senso: non avevano fotografato perché erano stati arrestati.

Io non mi fido mai di ciò che mi dice la gente. Lo so, non è bello. Però funziona.

Ho controllato i siti delle loro agenzie di stampa e trovato questa foto (questo screenshot è del 13 aprile 2021):

Mi è sembrato molto strano che Hani Amara, arrestato la sera del 30 luglio, fosse tornato alla banchina di Abu Sittah la sera del 31 luglio (la foto aveva un orario impossibile: alle 9 del mattino del 1 agosto non è notte).

Così ho cercato ancora, scoprendo che alcuni dei fotografi avevano ceduto foto al sito GettyImage e le avevano datate 30 luglio 2018. Avevano fotografato molto. E c’era anche un video che girava su YouTube! Ciò che non sapevo ancora, però, è che ore fossero. Erano foto e riprese precedenti o successive allo sbarco di Asso Ventotto?

Ho scritto ai fotografi stessi e inviato le loro stesse foto. Sui siti di Reuters, AFP e GettyImages non c’erano i metadati con l’orario di scatto, magari sui file originali sì. Ma i fotografi non sono riusciti a risallire ai file originali a causa del danneggiamento di tutti i loro hard disk. Una bella sfortuna.

Così ho scritto a Reuters e AFP. Non mi hanno aiutata, però qualche tempo dopo mi sono accorta che Reuters deve aver corretto le date delle sue foto. Ora sono così:

Non mi sono arresa e ho scritto al servizio clienti di GettyImages chiedendo informazioni su una foto di Turkia che avevano in vendita per la modica cifra di 475 euro.

Hanno risposto subito fornendomi la data e l’ora esatta al secondo, presa dai metadati:

2018/07/30 20:47:48 UTC

La foto è di poco successiva allo sbarco di Asso Ventotto!

Io ho i tracciati della nave Asso Ventotto con cui confrontare le fotografie. La nave entrò nel porto di Tripoli alle 19:27 UTC (in Libia sono le 21:27) e rimase al centro dello specchio marino fino alle 20:17 UTC. 50 minuti durante i quali sbarcò i naufraghi mediante la motovedetta libica Ras El Jadir, numero 648. (Ricordate questo numero, perché è importante).

Come capire se quelle nelle foto sono le vittime di Asso Ventotto o le vittime di altri respingimenti?

Quella sera sulla banchina di Abu Sittah sono state sbarcate 574 persone, provenienti da 6 diverse imbarcazioni.

Con il collettivo JLProject abbiamo screenshottato anche i video. Sappiamo che sono originali perché le persone presenti nelle foto e nel video sono le stesse. In un video di Euronews c’è un’immagine che voglio mostrarvi:

Sono rifugiati che sbarcano dalla motovedetta 648, la Ras El Jadir.

Sono le vittime di Asso Ventotto?

Di questo video purtroppo non ho i metadati. Ma li sto cercando. Le persone che scendono dalla motovedetta sono le stesse che ritroviamo sulla banchina alle 20:47 UTC. Quindi potrebbero essere le vittime del caso Asso Ventotto.

Conclusione

La morale di questa storia è che io non mi arrendo. MAI. Neanche di fronte agli hard disk danneggiati 🙂

In questo momento al JLProject siamo al lavoro per identificare più persone possibile. Il 30 luglio 2023 scadono i 5 anni di prescrizione per il giudizio civile e quindi abbiamo poco tempo.

Faccio appello alla cosiddetta “società civile”: giornalisti, politici, fotografi, videomaker, adetti ribelli di UNHCR e IOM, persone comuni… collaborate, aiutateci a riportare gli umani nel processo per i diritti umani Asso Ventotto!

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