“Espulsioni mascherate” le chiamano. L’Italia è stata citata in giudizio per averle finanziate con 6 milioni di euro dei contribuenti.

Il governo di Giorgia Meloni a giugno del 2023 ha aumentato il finanziamento con ulteriori 3 milioni di euro.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto di accogliere l’appello presentato dalle associazioni ASGI (progetto Sciabaka & Oruka) e Spazi Circolari. Il TAR dovrà ora fissare l’udienza per verificare la legittimità dell’ingente finanziamento del governo italiano ai rimpatri “volontari” di IOM dalla Tunisia verso altri paesi africani.

Le virgolette sono d’obbligo perché i rimpatri di IOM – l’ho già scritto e riscritto e non ho paura di affermarlo perché ne ho le prove – non sono MAI realmente volontari ma SEMPRE ESTORTI.

ASGI ritiene che in tale contesto il rimpatrio non può in alcun modo essere qualificato come volontario, poiché non esistono in una situazione di violenza indiscriminata e di pericolo alternative sicure. I rimpatri volontari, in queste condizioni, possono configurare quindi delle vere e proprie “espulsioni mascherate”.

Come funzionano i rimpatri estorti da IOM

In Tunisia come in Libia, i rifugiati si rivolgono a UNHCR chiedendo l’evacuazione in paesi sicuri, UNHCR spessissimo nega loro quesro diritto, soprattutto a categorie vulnerabili come donne vittime di tratta e bambini. UNHCR passa queste persone a IOM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’ONU, che mentendo conferma loro che non hanno diritto all’evacuazione in paesi sicuri e le avvia al rimpatrio nei paesi di origine, facendo leva sulla loro paura e fragilità. Roba da corte penale!

Tra i tanti casi che ho raccolto prendiamone due come esempi (ho raccontato le storie complete qui).

  • Mary, nigeriana, vittima di tratta quando aveva 13 anni, portata in Libia, catturata in mare, deportata a Tarek al Mattar (lager finanziato dall’Italia), venduta come schiava sessuale dal direttore del lager, rimasta incinta, fuggita, diventata madre, andata da UNHCR, passata a IOM, rimpatriata in Nigeria.
  • Oscar, sudanese, deportato illegalmente dal governo Italiano (caso Asso Ventinove) nel lager di Tarek al Mattar. Lì le guardie hanno iniziato a torturarlo. Tutti i giorni prendevano lui e un gruppetto di suoi connazionali e li percuotevano con spranghe di ferro. Tutti i giorni, per quattordici infiniti giorni. Il quindicesimo giorno è arrivato uno staff di IOM Libya con il foglio di rimpatrio. Oscar lo ha firmato ed è stato rimpatriato in Sudan.

IOM ha bisogno di una firma dei rifugiati per effettuare i rimpatri. E’ per questo che deve convincerli.

I metodi che IOM usa per costringere i rifugiati a firmare il rimpatrio sono:

  1. la menzogna. Dice loro che non hanno diritto all’evacuazione in paesi sicuri.
  2. la paura. Racconta loro cosa accade a chi non firma: arresto, tortura, violenza sessuale, morte. In questo non mente, sono tutte cose vere. Ad Oscar gli impiegati di IOM non hanno neanche dovuto dire che non avrebbe retto altri giorni di tortura e sarebbe morto a breve. Certo, c’è da chiedersi, perché IOM – che aveva il permesso di entrare nel lager di Tarek al Mattar finanziato dall’Italia – non ha denunciato il direttore del lager e le guardie alla Corte Penale? Nei giorni in cui avveniva tutto ciò, lo staff di IOM Libia pubblicò foto scattate all’ingresso dei lager libici facendo finta che andasse tutto bene.

I rifugiati, privati illegalmente da UNHCR e IOM dei loro diritti, vengono rispediti nei luoghi dai quali erano fuggiti. Ad esempio in Sudan:

Ma spostiamoci ora in Tunisia.

La Tunisia assassina donne e bambini deportandoli nel deserto

Un impianto probatorio schiacciante inchioda il regime del presidente Saied, amico del governo Meloni, per il suo sistema di omicidi di massa su base razziale aggravati dalla crudeltà: arresta donne e bambini, li abbandona nel deserto e li condanna ad una morte orribile. Tanti sono morti. Fati e la piccola Marie ve le ricordate. E’ una cosa spaventosa. Ne ho scritto qui.

Ultimamente al JLProject stiamo anche documentando casi di catture in mare da parte del governo tunisino. Alle persone catturate viene rubato tutto (soldi, telefoni, acqua) e poi i militari tunisini le deportano e abbandonano nel deserto al confine con la Libia o con l’Algeria. Molte muoiono. Chi riesce a salvarci ci contatta e rilascia la sua testimonianza, dandoci informazioni su chi è morto, per avvisare i parenti. E’ qualcosa di inenarrabile.

La cosa allucinante è che questo sistema di omicidi di massa è stato condannato dal Comitato Onu contro la Tortura mentre IOM, che è un’agenzia dell’ONU, lo sta sfruttando per i suoi rimpatri. IOM usa la paura a suo vantaggio.

I finanziamenti del governo Meloni al sistema delle espulsioni dalla Tunisia

A partire dal novembre del 2021, l’Italia ha finanziato il progetto “Potenziamento dei Meccanismi di Risposta e Assistenza ai Migranti Vulnerabili in Tunisia”, gestito dall’IOM, con oltre 6 milioni di euro.

A partire dal febbraio del 2023, il governo tunisino ha intrapreso una politica dichiaratamente razzista ed evocando lo spettro della sostituzione etnica ha inaugurato il sistema di sterminio mediante arresti su base razziale e deportazioni nel deserto.

Nonostante ciò fosse noto, le foto dei bimbi assassinati fossero su tutti i giornali, il governo di Giorgia Meloni a giugno del 2023 ha aumentato il finanziamento del progetto dell’OIM con ulteriori 3 milioni di euro quasi interamente dedicati ai cosiddetti rimpatri “volontari”.

Il Presidente Meloni incontra il Presidente della Repubblica Tunisina, Kais Saied
Tunisi, 06/06/2023 - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontra al Palazzo presidenziale di Cartagine il Presidente della Repubblica Tunisina, Kais Saied. Fonte https://www.governo.it/it/media/il-presidente-meloni-visita-ufficiale-nella-repubblica-di-tunisia/22804

Nella foto: Giorgia Meloni incontra il Presidente della Repubblica Tunisina, Kais Saied.
Tunisi 06/06/2023

Per fortuna c’è chi dice NO. La causa contro il governo Meloni

Le avvocate Giulia Vicini, Eleonora Celoria, Cristina Laura Cecchini e Lucia Gennari hanno chiesto al giudice amministrativo di sospendere in via cautelare il finanziamento delle attività di ritorno volontario e di verificare la legittimità del finanziamento di 3 milioni di euro del giugno 2023.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto di accogliere l’appello e ha disposto una decisione nel merito con urgenza. Vedremo cosa accadrà.

Questo blog ha bisogno di aiuto, scopri perchè. Qui sotto trovi il link alla donazione con PayPal o carta. Sappi che il blog farà fruttare parecchio ogni euro che arriverà e ti renderà fiero di averlo donato.

Lascia un commento