L’Italia ha fatto catturare e rinchiudere bambini piccoli nei centri di detenzione libici.
L’ha fatto per anni, con il finanziamento della cosiddetta guardia costiera libica e addirittura con le deportazioni operate da navi italiane per ordine della nostra Marina Militare.
Li ha chiusi in veri e propri lager, dove hanno visto ammazzare, torturare, violentare persone dalle guardie libiche.
Negli ultimi anni diversi centri di detenzione libici sono stati chiusi, per diversi motivi, spesso drammatici come il bombardamento di Tajoura.
Oggi questi bambini sono parte attiva della protesta dei migranti davanti all’ufficio dell’UNHCR a Tripoli. Chiedono di essere evacuati dalla Libia assieme alle loro mamme.
E’ tanto, troppo tempo che l’Europa si gira dall’altra parte.
E’ tanto, troppo tempo che ci raccontano la balla del “migrante adulto, bello robusto e palestrato“.
La realtà è che i centri di detenzione libici e le strade di Tripoli sono piene di bambini che sopravvivono a stento.
Condividete la loro protesta!
Come seguire e contattare i rifugiati in Libia
Niente di più semplice. Ora hanno anche un account ufficiale Twitter e un’apposita chat whatsapp.
Lo zoccolo duro della protesta #EvacuateRefugeesFromLibya è formato da attivisti rifugiati in Libia o, meglio, da rifugiati e rifugiate che sono diventati attivisti per i diritti umani. Ci sono i sopravvissuti di Tajoura, il gruppo degli eritrei, i reduci da Zintan e tante altre realtà.
Ecco tutti i contatti qui
L’account è gestito da rifugiati che conosco da anni e che ho spesso intervistato per questo blog.
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