Abbiamo le prove che i migranti in Libia vengono costretti a combattere in guerra“, annuncia Vincent Cochetel di UNHCR.

Dopo anni di mutismo assoluto (qualcuno direbbe connivente) , UNHCR inizia il 2020 raccontando, finalmente, cosa davvero sta accadendo ai rifugiati in Libia.

Sono molto contenta.

Ma, ora, spero che alle parole seguano i fatti.

E’ un anno che noi attivisti sappiamo e denunciamo che i rifugiati nei lager libici di Serraj vengono costretti a combattere in guerra.

E’ successo a Tajoura un anno fa e accadrà ancora, se non facciamo nulla.

Tajoura, lager finanziato dall’Italia dove UNHCR è presente.

Libia crimini di guerra

Tajoura, deposito di armi da guerra dove i migranti vengono usati come scudi umani. Tutti. Anche i bambini.

Tajoura, lager libico che NON E’ stato chiuso dopo i 2 bombardamenti del 2019, che hanno causato almeno 53 vittime.

Tajoura è il lager dove vengono deportate le persone catturate in mare dalle motovedette italiane donate alla Libia.

Tajoura, dove i rifugiati vengono torturati con una sedia elettrica, violentati, uccisi a colpi di pistola dalle guardie.

Tajoura, da cui il Governo italiano fa uscire solo foto di truccabimbi e partitelle di pallone.

Perché UNHCR parla soltanto ora?

La storia del mio amico Ant, costretto a combattere in guerra.

Ant è un ragazzo del Sud Sudan. Cattolico. E’ stato battezzato da un prete italiano. E’ colto e pacifista. In Sud Sudan aveva iniziato l’università: medicina. Poi è accaduto qualcosa: l’etnia Dinka ha preso il potere e ha iniziato una pulizia etnica. Mezza famiglia di Ant, che è del gruppo etnico rivale, i Nuer, è stata uccisa. Ant è riuscito a scappare attraverso il deserto ed è arrivato in Libia.

In Libia Ant si è imbarcato, ma è stato catturato dalla cosiddetta guardia costiera libica. Non una, 3 volte. L’ultima è finito nel lager di Tajoura.

Ant, come altri ragazzi suoi amici, alcuni cattolici, altri musulmani (la religione non è un intralcio all’amicizia), hanno vissuto a Tajoura il periodo più buio della loro intera esistenza. Hanno provato ad aiutare gli altri, hanno provato a denunciare all’UNHCR e alle altre associazioni che entravano a Tajoura stupri, omicidi e violenze. Ma l’unico risultato è stato la rappresaglia delle guardie.

Ant è stato rinchiuso per 3 mesi nella cella di “buio e tortura”. Torturato più volte al giorno, tutti i giorni.

Un giorno è stato portato fuori. Assieme a 15 compagni. E’ stato dato loro un fucile, poche indicazioni su come usarlo. Sono stati portati sulla linea di fuoco, tra le file dei combattenti per Al Serraj.

Per Ant è stato atroce. Più delle torture.

Ant è sopravvissuto a quel giorno. Dei suoi 15 compagni, invece, solo la metà sono tornati nel hangar buia di Tajoura. I corpi dei caduti sono rimasti sul campo di battaglia. Cadaveri senza nome.

A Tajoura sono ricominciate le torture.

Poi c’è stato il bombardamento del 2 luglio 2019. Le guardie, temendo un secondo attacco, sono fuggite. I rifugiati sono usciti dal lager e hanno marciato su Tripoli, chiedendo a UNHCR di farli entrare al GDF.

Ant ha raccontato la sua storia agli addetti di UNHCR Libia.

E’ per questo che mi stupisco che esca solo ora.

A luglio 2019 UNHCR ha detto ad Ant che doveva uscire dal GDF e che non poteva essere evacuato perché era sudsudanese. “Noi conosciamo solo il Sudan, non il Sud Sudan”, gli avrebbero spiegato.

Tutti i sud sudanesi sono stati invitati a lasciare il GDF già a luglio. Nazionalità non riconosciuta come avente diritto alla protezione internazionale (nonostante il genocidio che sta avvenendo in quel paese). Ant è uscito dal GDF. Poi TUTTI i sopravvissuti al bombardamento di Tajoura, indipendentemente dalla nazionalità, sono stati cacciati dal GDF.

Ant ora sta cercando di imbarcarsi.

La mia domanda è: perché UNHCR non protegge Ant in quanto vittima e testimone di crimini di guerra?

La mia speranza è: da ciò che ho capito, UNHCR vuole cambiare e sta lavorando per eliminare dal suo staff libico l’inefficenza e la corruzione.

La mia proposta è: Come prima azione di questo cambiamento propongo di evacuare Ant dalla Libia e portarlo alla Corte Penale Internazionale dell’Aja.

Assieme ad Ant, ricordo Peter…

Ma per Peter è troppo tardi. Peter è morto. Era un ragazzo. Anche lui era a Tajoura. Anche lui è stato costretto a combattere. Ma a rifiutato.
Peter è stato giustiziato dalle guardie di Tajoura con un colpo di pistola alla testa. Ormai non possiamo più salvarlo.

Ma Ant sì.

Ant è vittima e testimone di crimini di guerra. Può aiutare questo mondo (noi!) a diventare migliore. Non lasciamo che la sua testimonianza sparisca sul fondo del mare.

Manderò questo appello a tutte le autorità internazionali che possono occuparsi di questo caso.

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