Lam Magok Biel Ruei, vittima di Osama Almasri, denuncia il Governo italiano per favoreggiamento: le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni hanno sottratto il torturatore libico alla giustizia.

I fatti

Il criminale di guerra Almasri (Njeem Osama Elmasry), un pluriassassino pedofilo arrestato il 19 gennaio a Torino su mandato della Corte Penale Internazionale, due giorni dopo è stato scarcerato per un cavillo dalla Corte d’Appello di Roma. Poteva essere riarrestato, invece è sfuggito alla Corte Penale Internazionale. A favorirne la fuga è stato il Governo Meloni, che ha portato il criminale a Tripoli utilizzando un aereo militare italiano.


La prima denuncia al Governo Meloni firmata dall’avvocato Li Gotti.

Il 22 gennaio l’avvocato Li Gotti, sconosciuto a tutte le associazioni che si occupano di violazioni di diritti umani in Libia, ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma per favoreggiamento personale e peculato contro Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Alfredo Mantovano.

Il Governo Meloni ha contestato la denuncia non per i suoi contenuti ma perché presentata dall’avvocato Li Gotti, che è stato il difensore di pentiti di mafia (NB e anche politico di Alleanza Nazionale, Movimento Sociale e IDV).

La denuncia di oggi arriva da un rifugiato vittima di Almasri

Chi denuncia è una vittima del criminale Almasri. E’ un ragazzo sopravvissuto all’orrore. Ha la protezione internazionale e vive in Italia legalmente. Non ha mai difeso mafiosi. (NB I mafiosi libici, a quanto sembra, vengono invece difesi dal Governo italiano).

Chi è Lam Magok

Sud sudanese, cristiano, Lam Magok in Libia è stato sei mesi nelle mani di Almasri. Sono anni che racconto la sua storia.

A febbraio 2020 Lam venne catturato in mare con la complicità del governo italiano. Precisamente della missione Sophia EUNAVFORMED, che ammise per iscritto che il suo aereo aveva intercettato la barca di Lam e aveva passato le coordinate del gommone alla cosiddetta Guardia Costiera Libica. (Per questo respingimento illegale, i legali di Lam hanno presentato accesso agli atti ma il ministero dei Trasporti retto da Matteo Salvini lo ha rigettato opponendo il segreto militare. Noi del JLProject però abbiamo trovato altre prove).

Dal mare, Lam venne deportato in una serie di lager libici, tra cui Triq al Sikka, finanziato dal governo italiano. A Triq al Sikka lo vendettero a Almasri. Fu trasferito prima nella prigione di El Jadida, dove Almasri gli strappò con violenza dal collo la croce di legno che portava e lo torturò per giorni. Poi fu trasferito a Mitiga per fare lavoro forzato edile (per ricostruire l’areoporto) e anche militare. Il tutto, ovviamente, senza poter contattare parenti, amici o un avvocato. A Mitiga Lam venne ancora torturato e fu costretto a lavori orribili, tra cui pulire la stanza dove Almasri uccideva le persone: portar via cadaveri, pulire feci e sangue.

Nel 2022 Lam venne evacuato in Italia dall’ONU.

La denuncia di Lam al governo Meloni

Le motivazioni della denuncia di Lam Magok sono chiare e ben argomentate: il governo Meloni avrebbe favorito la fuga di Almasri in violazione dell’art. 59 della l. 232/99.

Nel comunicato stampa diffuso dai legali di Lam si legge:

L’inerzia del ministro della Giustizia – il quale avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia
cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale – e il decreto di
espulsione firmato dal ministro dell’Interno, con l’immediata predisposizione del volo di
Stato per ricondurre il ricercato in Libia, hanno consentito ad Almasri di sottrarsi all’arresto
e di ritornare impunemente nel suo Paese di origine, impedendo così la celebrazione del
processo a suo carico.
Esiste un comunicato ufficiale della Corte penale internazionale del 22 gennaio 2025 che –
secondo Francesco Romeo, legale di Lam Magok – “dimostra che le autorità italiane erano
state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato di arresto, ma anche
coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta
proprio a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione”.
In quello stesso comunicato si riporta inoltre che le autorità italiane hanno chiesto
espressamente alla Corte penale internazionale di non commentare pubblicamente
l’arresto di Almasri, dimostrando, quindi, di esserne a conoscenza.
“Il silenzio del ministro Nordio – commenta Lam Magok – è stato chiaramente funzionale
alla liberazione di Almasri”.
Un silenzio prolungato, quello del ministro della Giustizia Nordio, tenuto in aperta e
plateale violazione dell’art. 59 della l. 232/99 (legge di ratifica dello Statuto della Corte
penale internazionale) che impone allo Stato destinatario di una richiesta di arresto della
Corte di prendere “immediatamente” provvedimenti per garantire l’arresto della persona di cui è stata richiesta la cattura e dell’art. 2, comma 3 della l. 237/2012 (norme per
l’adeguamento alle disposizioni dello Statuto istitutivo della Corte penale internazionale)
che prevede che “Il ministro della Giustizia nel dare seguito alle richieste di cooperazione
assicura che sia rispettato il carattere riservato delle medesime e che l’esecuzione
avvenga in tempi rapidi”.

Prima ancora del rilascio del ricercato il volo destinato a ricondurlo in Libia era in rotta per
Torino addirittura in anticipo rispetto alla decisione di scarcerazione della Corte d’Appello.

In sostanza, la fornitura dell’aereo per la fuga di Almasri, sarebbe stata prevista ancora prima della scarcerazione.

Si legge ancora nel comunicato stampa di Lam:

La decisione di adottare il decreto di espulsione da parte del ministro dell’Interno
Piantedosi è stata condivisa con la Presidente del Consiglio, come dichiarato e rivendicato
dalla stessa Giorgia Meloni in un video pubblicato su Facebook.
“Motivi di sicurezza dello Stato”, così Piantedosi giustifica l’allontanamento del criminale.
Un criminale, tuttavia, che “non è pericoloso in Italia, ma in Libia: è in Libia – dichiara Lam
Magok – che ha commesso i crimini di guerra e contro l’umanità per i quali è ricercato dalla
Corte penale internazionale e che, grazie alla condotta del Governo italiano, continuerà a
perpetrare a danno di donne, uomini e bambini”.
Ed è del resto chiaro a tutti che in Libia nessuno consegnerà il Capo della Polizia
giudiziaria alla giustizia.

Secondo la giurisprudenza, l’espulsione prevista per motivi di sicurezza dello Stato (ex
art.13 comma 1 del Testo Unico sull’Immigrazione) ha quale scopo primario quello di
prevenire futuri reati sul territorio italiano, di evitare che la presenza dello straniero sul
territorio nazionale possa agevolare organizzazioni o attività terroristiche o, comunque,
mettere in pericolo la sicurezza dello Stato.
Ma come riporta il legale di Lam “non risulta che Almasri abbia mai compiuto attività di tale
natura sul territorio nazionale e che ci sia il rischio che possa porle in essere;
differentemente i gravi reati di cui Almasri si è macchiato in Libia hanno prodotto un
mandato di arresto”.
Osama Almasri è indagato per crimini atroci quali detenzione illegittima, persecuzione,
trattamento crudele, tortura stupro, violenza sessuale e omicidio.

Infine, conclude Lam:

“Io sono stato vittima e testimone di queste atrocità, orrori che ho già raccontato alla Corte
penale internazionale – commenta Lam Magok – ma il Governo italiano mi ha reso vittima
una seconda volta, vanificando la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone,
come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che
continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando. Una
possibilità che – prosegue Lam – era diventata concreta grazie al mandato d’arresto della
Corte penale internazionale e che l’Italia mi ha sottratto”.
“Faccio questo – conclude Lam – nella convinzione che l’Italia si possa ancora definire
uno Stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, senza subire sospensioni o eccezioni,
e dove le persone definite pericolose a causa dei crimini commessi vengano consegnate alla giustizia e non ricondotte comodamente nel luogo dove hanno commesso e
continueranno a commettere atrocità”.

Noi del JLProject siamo testimoni nella denuncia contro Giorgia Meloni, come lo eravamo nella denuncia alla CPI contro Almasri e come lo siamo nelle tante cause contro l’Italia che fornisce schiavi alla Libia.

Noi del JLProject stiamo da anni contrastando il sistema di catture in mare e deportazione in Libia di schiavi e schiavi soldato. Sistema capitanato dai governi italiani (usiamo il plurale).

In questi anni abbiamo presentato denunce alla CPI, interrogazioni al Parlamento italiano ed europeo e abbiamo aiutato le vittime a fare causa al governo italiano.

Seguiamo Lam Magok dal 2019. Nel 2020 l’Italia lo consegnò nelle mani del criminale Almasri. Sparì. Dopo 3 mesi lo ritrovammo e denunciammo alla CPI e al governo italiano cosa avveniva a Mitiga. Solo la CPI ci diede ascolto.

Siamo quindi persone (molto) informate sui fatti. La fuga di Almasri ha messo in pericolo anche noi. Ed è per questo che siamo stati indicati come testimoni in questa azione legale e che offriamo la nostra testimonianza per le azioni legali che verranno.

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