Unwanted – Ostaggi del mare è una nuova serie di Sky. Ho visto la puntata pilota e ve ne parlo a partire dalla mia esperienza sulla rotta libica.

Il plot di Unwanted (come l’ho inteso io)

Una gigantesca nave da crociera salva nel mar Mediterraneo 28 migranti . Le persone sono sopravvissute ad un lungo viaggio, all’orrore della Libia e al naufragio della loro barca, durante il quale molti loro compagni sono affogati. Traumatizzati da ciò che hanno vissuto e frastornati dalla permanenza sulla lussuosa nave, scoprono che la compagnia di navigazione vuole sbarcarli in Tunisia. Il comandante, l’equipaggio e i passeggeri in vacanza si troveranno, tutti, in preda al dilemma di cosa fare con queste poche persone africane che sembrano così ingombranti per il continente europeo.

Parlare di migranti (una premessa doverosa)

L’anno scorso assieme ad altri attivisti ho parlato in una manifestazione a piazza Venezia a Roma. Ho esordito salutando i presenti e facendo notare che avremmo potuto benissimo organizzare l’incontro a casa di uno di noi. Ad ogni presidio, manifestazione, conferenza, siamo sempre i soliti 100, al punto che se uno manca gli altrii si preoccupano (“Ma Edgardo sta male?”, “Non vedo Alice, forse è in ritardo”).

Sono abituata a parlare di rotta libica a persone che tutto sommato la pensano come me. Faccio incursioni in ambienti diversi – scuole, cene, file al supermercato – e riescono bene, ma sono sempre troppo poche. Sperimento registri nuovi (Solidarancia è un romanzo che fa anche ridere).

La verità è che la maggior parte degli italiani non ha voglia di ascoltare i problemi di chi considera “diverso” e preferisce rovesciare tutto imputando il problema alla stessa esistenza di gente “diversa”. In Italia si parla tanto del “problema dei migranti” ma mai dei problemi dei migranti: per l’italiano medio il “problema dei migranti” è soltanto il problema che hanno gli italiani con i migranti che arrivano.

Il film Io Capitano di Matteo Garrone è candidato agli Oscar e lo vedranno in tutto il mondo. Benissimo! Ma in Italia la destra filo Meloni & CasaPound ha attuato una campagna social sconsigliando la visione del film sostanzialmente perché considerato noioso.

Poi arriva Sky con Unwanted, una serie televisiva diretta al grande pubblico. Forse è proprio la cosa che serve a questo paese.

“Riportare” i migranti in Libia o in Tunisia è giusto? E’ legale.

Il tema di Unwanted è proprio questo.

All’indomani della sentenza di Cassazione sul caso Asso Ventotto, con condanna definitiva del comandante ad un anno di carcere per aver respinto 108 migranti in Libia, sappiamo che in Italia respingere migranti in un porto non sicuro (come la Libia) è un reato.

E in Tunisia? Fino all’anno scorso in Italia ci si chiedeva se fosse un posto sicuro ignorando che vi fossero leggi che violano i diritti umani (ad esempio quelle contro l’omosessualità). Oggi tre recentissime sentenze emesse in Italia considerano la Tunisia un posto NON sicuro dove non si possono neanche rimpatriare i cittadini tunisini. Pochi mesi fa si è scoperto che la Tunisia assassina in massa donne e bambini abbandonandoli nel deserto. Ergo non è più considerato un posto sicuro.

Nella serie Unwanted, il comandante della nave da crociera Orizzonte (inventata), sarà sottoposto alle pressioni della compagnia di navigazione (inventata) che preme per sbarcare i migranti a Tunisi allo stesso modo in cui il comandante della Asso Ventotto Giuseppe Sotgiu (vero) il 30 luglio 2018 fu sottoposto alle pressioni della compagnia di navigazione Augusta Offshore (vera). Nella realtà del caso Asso Ventotto venne condannato il capitano e assolto il responsabile della compagnia di navigazione. In Unwanted… vedremo.

Ribellarsi alla deportazione è giusto? E’ legale?

Nella serie Unwanted i migranti potrebbero ribellarsi al respingimento a Tunisi, come nella realtà fecero i migranti della Vos Thalassa. Sulla Vos Thalassa ci riuscirono, ma una volta sbarcati in Italia vennero arrestati e processati. Alla fine la Cassazione li assolse definitivamente. Ribellarsi ad un reato non è un reato.

Bella, brutta. Com’è Unwanted?

Ho visto soltanto il primo degli 8 episodi di cui è compsta la serie e quindi non sono in grado di dare un giudizio globale. La vedrò tutta e vi farò sapere.

Io sono una grande consumatrice di serie televisive straniere, poco di quelle italiane, che in genere non apprezzo (salvo pochi rari capolavori). In Italia gli sceneggiatori troppo spesso non hanno un’alta considerazione del proprio futuro pubblico e creano scene e dialoghi “spiegone”, soprattutto nella puntata pilota, con il risultato di renderla un po’ fiacca; l’esatto contrario di ciò che fanno in America, dove gli sceneggiatori sparano molte delle le loro cartucce nel pilot creando prime puntate mozzafiato memorabili (pensiamo al pilot di Lost). Il risultato è che in Italia le serie sono necessariamente un crescendo: vanno superati i primi momenti di spiegazione dei personaggi, i dialoghi in cui spiattellano tutti i loro drammi, per poter entrare finalmente nell’azione.

Il trailer di Unwanted ci preannuncia molta azione:

Nella prima puntata invece tutto appare un po’ più calmo. L’azione pure è rimandata. Abbiate pazienza.

Tutti devono capire tutto. I personaggi europei (equipaggio e passeggeri in vacanza) si raccontano nei dialoghi con il linguaggio tipico della televisione italiana che non amo. Sia mai che lo spettatore non capisca immediatamente che il comandante è al primo comando ed è agitato e che il passeggero è un carabiniere! Però ci sta, Unwanted vuole parlare a tutti, vuole raggiungere quel pubblico che non ha intenzione di vedere Io Capitano. Così può farlo.

Il registro di Unwanted cambia, invece, nel raccontare i personaggi migranti. Usa i flashback del loro passato. E qui, evocando Lost, dove rivedere il passato getta una luce impensata sul presente, sta la forza della serie. Questo mi è molto piaciuto.

La realtà della rotta libica è descritta bene?

Nelle prima puntata è descritta quasi perfettamente. Non ci sono errori. Non per niente questa serie ha avuto come consulente Fabrizio Gatti, che ha percorso personalmente la rotta libica spacciandosi per un migrante. Bilal, che ha ispirato Unwanted, è uno dei miei libri preferiti!

La partenza della barca dalle coste libiche è esattamente come me l’hanno raccontata tantissime persone: di notte, di corsa, con qualcuno che all’ultimo momento non vuole salire. Il naufragio, essere immersi nel mare, in mezzo al mare, miglia e miglia lontani dalla terra, guardare altri andare giù, cercando di resistere con zero speranza che resistere serva a qualcosa, è come me l’ha raccontato chi è sopravvissuto. I segni delle torture sono gli stessi segni che hanno sul corpo tanti miei amici.

Mi ha fatto impressione, comunque, appurare che so tutto di migranti, torture e naufragi e assolutamente nulla di navi da crociera (a parte, si intende, le utili nozioni fornitemi da David Foster Wallace nel suo Una cosa divertente che non farò mai più). Sono una persona strana, forse non pienamente in grado di recensire questa serie televisiva.

Assieme al personaggio di Ousmane ho ammirato l’interno di una scialuppa di salvataggio della nave; abituata a foto e video di barchette di legno e gommoni flosci ho pensato che con quella si potrebbe attraversare forse anche un oceano.

L’unica cosa non troppo realistica forse è sentir parlare inglese e/o francese e/o italiano da tutti i personaggi migranti e vederli interloquire facilmente con l’equipaggio. Esigenza di sceneggiatura, ok, ma irrealistico. La comunicazione, al contrario, non è quasi mai facile.

Autori, regia e cast di Unwanted

La serie è stata creata da Stefano Bises (Gomorra). E’ scritta da Stefano Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero. La serie è anche un libero adattamento di Bilal di Fabrizio Gatti.

La regina è di Oliver Hirschbiegel (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, DianaL’ombra della vendetta – Five Minutes of Heaven).

Girata in inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, la serie è interpretata da un numerosissimo cast multiculturale: Marco Bocci, Jessica Schwarz, Dada Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Asante Apeagyei, Reshny Massaka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo, Scot Williams.

Io ho apprezzato molto l’interpretazione di alcuni attori del gruppo dei migranti sopravvissuti, soprattutto il londinese Edward Asante Apeagyei, uno dei leader del gruppo, personaggio strano, che nasconde qualcosa. Ho apprezzato molto anche l’attore Samuel Kalambay Kunda, che impersona un migrante albino. Il suo è un bel personaggio, positivo, capace di far immedesimare lo spettatore. L’albinismo in Africa è anche una tematica molto interessante, vedremo come verrà sviluppata nelle future puntate.

In conclusione

Grazie ad autori e produzione per aver fatto Unwanted, la serie televisiva di cui l’Italia ha veramente bisogno.

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