“Cosa è vero in Io Capitano, secondo la tua esperienza con la Libia?” è la domanda che mi stanno facendo tutti. Ecco un elenco.
E’ un po’ di tempo che la gente mi telefona e mi ferma per strada per chiedere la mia opinione sul film Io Capitano di Matteo Garrone. Vogliono un’opinione non cinematografica ma esperenziale, vogliono sapere se i fatti raccontati nel film sono veri o inventati. Chiedono a me perché sono da 5 anni in contatto con i migranti che si trovano nei lager libici o appena fuori. Il film li ha sconvolti. Pensano e quasi sperano che ciò che hanno visto nel film non corrisponda alla situazione reale dei migranti sulla rotta libica, che sia “esagerato cinematograficamente”.
La mia risposta è netta e brutale: TUTTO ciò che avete visto corrisponde al vero e, anzi, la realtà è ancora peggiore.
Io Capitano è un capolavoro, anche di onestà
Vi dico subito che considero questo film un capolavoro cinematografico e anche un capolavoro di onestà.
Per la mia esperienza di centinaia di interviste ai migranti sulla rotta libica, il viaggio che Garrone racconta nel suo film è un viaggio facile. Le peripezie, i drammi e l’orrore affrontato dai protagonisti sono di molto inferiori alla media delle sofferenze patite dai migranti che fanno lo stesso percorso. Questo forse perché Io Capitano è ispirato alla storia di Kouassi Pli Adama Mamadou, che dalla Costa D’Avorio è arrivato in Italia nel 2008, parecchi anni fa, quando la rotta libica era meno infernale di ora e le imbarcazioni che solcavano il Mediterraneo avevano un sottocoperta e una plancia. Ma forse più perché il regista Matteo Garrone ha avuto l’onestà intellettuale di raccontarci non la storia peggiore mai ascoltata, di non scegliere personaggi fuggiti dalla guerra ma due ragazzini che stupidamente lasciano una casa povera ma accogliente per inseguire i loro sogni.
Se riuscite ad immedesimarvi in questi due ragazzini, riuscirete a immedesimarvi in TUTTI i migranti.
Questa è la grande forza del film e questo è il motivo per cui tanta gentaccia di destra non ha voluto vederlo e ne parla soltanto citando a pappagallo la formula “Non fuggono dalla guerra!”.
Io Capitano racconta la storia di due personaggi simili a noi. Noi persone normali, che non fuggiamo da una guerra e che abbiamo dei sogni.
L’ELENCO
Ma ecco il mio elenco, diviso in COSA E’ VERO e COSA MANCA.
Cosa è vero nel film Io Capitano
- I pedaggi alle frontiere, la vendita di passaporti falsi – VERO. Durante il viaggio è tutto un susseguirsi di estorsioni e ricatti e ogni tanto compare anche qualche trafficante non crudele. Leggete Bilal di Fabrizio Gatti, se non lo avete ancora fatto.
- Le morti nel deserto – VERO. Un gran numero di migranti muore nel deserto. Tant’è che è stato creato anche Alarm Phone Sahara, un gruppo di attivisti che tenta di salvare persone nel deserto.
- Il rapimento di migranti nel sud della Libia a scopo estorsivo – VERO. Ci sono moltissime testimonianze video perché i rapitori mandano terrificanti video ai parenti dei rapiti per chiedere soldi.
- Le torture. VERO. Verissimo purtroppo.
- La solidarietà tra migranti. VERO. In questi anni ho assistito a tantissimi esempi di persone che in mezzo all’inferno sono riuscite a mantenere la propria umanità e ad aiutare gli altri.
- Il sistema economico libico basato sulla schiavitù – VERO. Anzi verissimo. La legge libica 19/2010 prevede il carcere con lavori forzati per i migranti irregolari ma il governo libico non ha lavoro da far fare a tutti, così, più o meno ufficialmente, vende i lavoratori ai privati. Un libico che deve rifare il tetto di casa non assume una ditta edile ma si reca in un lager e compra un migrante. Un libico che ha bisogno di una donna delle pulizie idem. Nel film è raccontato perfettamente. I migranti venduti sono schiavi, hanno un padrone che fornisce loro del cibo appena sufficiente a sopravvivere.
- Il padrone libera gli schiavi – VERO. Una volta finito il lavoro, il padrone può decidere di liberare lo schiavo, se non ne ha più bisogno. Generalmente lo fa per non dovergli dar più da mangiare. Diversi miei amici sono stati liberati così, facevano gli operai edili, uno faceva il cuoco. Ma più frequentemente si riacquista la libertà scappando, perché i normali cittadini libici a volte non sono in grado di rinchiudere bene le persone. Le donne vendute come schiave sessuali invece non vengono mai liberate e hanno la fuga come unica possibilità (l’ho raccontato in questa inchiesta realizzata per Il Manifesto).
- Chi guida la barca non paga il viaggio – VERO. Sulle barche – non mi stancherò mai di ripeterlo – NON ci sono scafisti. Gli scafisti restano in Libia a gestire il loro fruttuoso business, non salgono su barche fatiscenti. Fanno guidare i migranti, ma nessuno vuole farlo e così propongono il viaggio “alla pari”.
Cosa era vero e non è più così
- Le comunicazioni tra i migranti. Il protagonista di Io Capitano per ritrovare il cugino si reca in tutte le comunità senegalesi di Tripoli. Oggi non lo farebbe, tenterebbe prima di scrivere un messaggio su Facebook facendosi prestare un telefono. All’inizio del film si vedono i due ragazzini usare un cellulare. Questa è forse l’unica imprecisione della sceneggiatura.
- Il tempo di permanenza nel porto di partenza. Non so come fosse prima, ma oggi in genere non si parte nel giro di una giornata, si aspettano anche mesi.
- Il barcone. Quello di Io Capitano è il più bel barcone che io abbia mai visto partire dalla Libia. E ne ho visti tantissimi, in foto, per tutte le indagini che faccio nel JLPoject. Il 99% delle imbarcazioni in partenza dalla Libia oggi non ha un tetto, sono gommoni o barche di legno. Diversa è la rotta dell’Egeo, che usa barche a vela e caicchi come quello della strage di Cutro.
La maggior parte delle imbarcazioni che partono dalla Libia sono oggi come questa sotto:
Cosa manca nel film
- Le donne. E si sente la mancanza. Garrone sceglie di non raccontare l’orrore subito dalle donne migranti in Libia. Le vediamo di sfondo, in vendita come tutti gli altri, ma non ne viene raccontata la sorte. Penso ad Amela, stuprata e uccisa da un libico, a Maryam, venduta come schiava sessuale e domestica, a tutte le ragazze che ho conosciuto, e mi viene da rileggere ciò che ho scritto in passato su di loro.
- Chi fugge dalla guerra, dalla tratta, da matrimoni forzati... Mi è impossibile scrivere questo articolo senza citare tutti i profughi e le profughe che sono in Libia, orfani di madre e di patria a cui guerre lancinanti hanno strappato via tutto e che non hanno altra possibilità che fuggire. Anche loro hanno un sogno: vivere finalmente in un luogo sicuro. C’erano nel 2008, ci sono oggi e probabilmente, purtroppo, ci saranno anche domani.
- I lager libici finanziati dall’Italia. Nel 2008 non c’erano. Ma adesso sì. Quei capannoni dove torturano le persone ieri erano di gruppi terroristici autodidatti, oggi sono del governo libico e sono finanziati dal Governo italiano. Sapevatelo.
- La cosiddetta guardia costiera libica finaziata dall’Italia. Totalmente assente nel film perché nel 2008 non c’era, oggi è un’accozzaglia di milizie di trafficanti che viene finanziata e armata dall’Italia. I guardiacoste libici vengono addestrati in Italia. Tra i miei amici migranti moltissimi hanno tentato il viaggio 5 o 6 volte (il record è 7) e sono sempre stati catturati e deportati nei lager. Già, il viaggio di Io Capitano è molto più facile della realtà…
Spero di aver aggiunto tutto, ma probabilmente qualcosa mi sarà sfuggito. In questo caso, scrivete un messaggio qua sotto e chiedete “E’ vero che…”.
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Per altri motivi ho studiato questo argomento. E ho dovuto lasciare perché non ho retto a tanto orrore.