Colleferro, 9 luglio 2018. Una ONG finta (seppur ispirata da alti principi) si allea con attivisti veri per digerire assieme le ingiustizie e cacare rivolta.
Solidarancia, lo sanno tutti (ops, meno i sovranisti…) è una ONG finta, fintissima, sia nella realtà, sia nel romanzo da cui esce.
Eppure è una ONG che ha prodotto qualcosa di reale, come il JLProject e come il Cacate Rivolta Tour.
E’ anche, in qualche modo, una ONG profetica. Nel romanzo “Solidarancia”, ad esempio, descrivo nei minimi particolari l’entrata in un porto siciliano di una nave salvamigranti, con le motovedette italiane costrette a spostarsi e la comandante donna che decide di attraccare in banchina nonostante il parere avverso del Governo italiano. Il tutto per sbarcare al sicuro il suo carico di naufraghi feriti e traumatizzati provenienti dalla Libia. Vi ricorda la Sea Watch di Carola Rackete? Sì, anche a me. Ma il libro è stato pubblicato prima.
Qualche mese fa si è avverata un’altra delle profezie di Solidarancia.

Buffo vedere delle arance sulla Sea Watch. Da dove arrivavano? Dall’idea di molte persone, alcune delle quali sono a Colleferro. Così le ho conosciute e mi hanno invitato da loro appena finito il lockdown.
Cosa ho raccontato a Colleferro
Ho parlato del mio percorso dell’ultimo anno, partito da una ONG finta raccontata in un romanzo e sfociato in vero attivismo.
Amalia, dell’ANPI di Colleferro, ha amato molto il personaggio di Ato Solomon, sindacalista eritreo che lavora nei campi, personaggio di carta, finto. Eppure ho raccontato che questo nome, Ato Solomon, l’ho dato a Mussà, vero profugo eritreo che ho ritrovato in un vero lager libico e la cui vita ho seguito per un anno, fino alla sua fuga dalla Libia (ho raccontato tutta la storia qui). Dovevo trovare un nome di fantasia per non mettere in pericolo il ragazzo mentre era in Libia, ho scelto quello di un personaggio del mio libro, sperando portasse fortuna. Ha portato fortuna.

Don Massimo, pastore valdese di Mediterranean Hope, ha gradito la risposta che ho datto alla domanda “Cosa si può fare per arginare la cattiveria che impera in Italia?”: raccontare storie, dare nomi alle persone, smettere di vederle come numeri. Il “cannone a storie” è sicuramente la mia arma, alimentata dalla mia frequente logorrea. E se pure il vecchio (finto) Tonio Genna nel romanzo si spazientisce e picchia selvaggiamente il fascistello che gli dà del “buonista” io, davvero, credo che il cannone a storie sia più efficace. Cercherò di convincere la chiesa valdese a fare l’impossibile (il possibile già lo fa) per creare nuovi corridoi umanitari.
Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, mi ha ascoltata raccontare di come le persone catturate in mare dalla cosiddetta guardia costiera libica vengano fatte sparire e utilizzate come schiavi soldato a persdere. Dopo ha fatto un magnifico intervento in cui ha ricordato come nella battaglia di Lepanto le navi fossero piene di rematori schiavi appena catturati e di come il mondo non abbia sostanzialmente imparato nulla dal 1571 ad oggi.
Poi c’erano Alberto e Monica di Emergency che mi hanno ospitata a casa loro e presentata a tutti i loro meravigliosi amici.
C’erano le simpatiche (e bellissime!) libraie della Libreria C&C Catena, posto che vi consiglio assolutamente. A Colleferro si legge moltissimo, pare molto più della media nazionale a giudicare dal mio polso dolorante alla fine della firma delle copie.
La domanda più bella della giornata mi ha fatto venire i brividi per quanto era la domanda giusta: “Sarita, ma quando ti chiamano chiedendo aiuto e non puoi fare nulla, come fai a convivere con tutto quel senso di impotenza?”. Non ho risposto con la voce, ma in qualche modo ho risposto con l’anima. E la risposta ha emozionato me e la persona che mi ha fatto la domanda, che ha solo 13 anni e dimostra che sì, il mondo non ha imparato niente dal 1571 ad oggi, ma non tutto il mondo e che può esserci una ragazzina che in seconda media ha capito qual è il senso e il dramma e il motore dell’attivismo.
Grazie, cari nuovi amici di Colleferro.

Maggiori info sulle prossime tappe del Cacate Rivolta Tour 2020.
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Sei strepitosa. Ti sosterrò sempre. Effettivamente il “cannone a storie” è la chiave
Il cannone a storie ha già disarmato e affondato parecchi fascisti. Del resto, non l’ho inventato io.