Sono dei Lussemburgo gli ignobili aerei spia che individuano gommoni in fuga dalla Libia e ne comunicano la posizione alla cosiddetta guardia costiera libica.
Apparentemente, è tutto legale. Ignobile, ma legale.
I cittadini lussemburghesi lo sanno? La missione che questa settimana sta impagnando me e tutto il JLProject, assieme ai tanti altri attivisti che ci stanno aiutando, è quella di informare e raccontare questa triste e vergognosa storia.
Ne avevo già scritto alcuni giorni fa
Ma adesso ho importanti aggiornamenti.
Sono dei Lussemburgo gli aerei che praticano la caccia all’uomo nel Mediterraneo
Per la precisione della CAE Aviation, una compagnia lussemburghese specializzata in sorveglianza aerea e ricognizione. Grazie ad una partnership tra pubblico e privato, questa compagnia gestisce aerei da pattugliamento marittimo e lavora per EUNAVFOR MED, ovvero la missione Sophia.
La fonte è lo stesso sito dell’operazione Sophia.
Sul sito della CAE Aviation possiamo vedere foto e caratteristiche degli aerei maggiormente impegnati nella caccia all’uomo che stiamo denunciando.
C’è il SW3 Merlin III e soprattutto il SW4 o Merlin IV, l’aereo più attivo nelle cacce all’uomo, quello che ha sorvolato i gommoni di cui vi ho raccontato, quelli dei rifugiati che sono stati catturati dai libici il 17 febbraio. Decolla in genere in mattinata e percorre le rotte più battute dalle barche in fuga dalla Libia.
Sergio Scandura raccoglie giornalmente i report delle incursioni degli aerei della Missione Sophia. Potete trovarli tutti sul suo account twitter.
Ho anche un aggiornamento sulla sorte delle persone, tra cui donne e bambini, catturate il 17 febbraio in acque internazionali.
Come vi ho raccontato, sono state deportate in un carcere segreto, sconosciuto a tutte le organizzazioni internazionali.
Da lì alcuni sono stati poi spostati a Zawiya, lager libico al centro di pesanti denunce della Corte Penale Internazionale dell’Aja per violazione dei diritti umani. La Corte ha anche chiesto e ottenuto l’arresto a Messina di 3 dei torturatori libici di Zawiya, arrivati in Italia Per la prima volta, in Italia è stato contestato il reato di tortura.
Nonostente l’impegno della Corte Penale Internazionale, Zawiya è attualmente aperto e le torture continuano. Abbiamo saputo che le persone deportate il 17 febbraio vengono torturate barbaramente. L’avvocatessa Giulia Tranchina ha pubblicato ieri un audio terrificante che lo testimonia.
Altri deportati del 17 febbraio sono invece stati chiusi nella cella delle torture di Triq al Sikka, lager libico finanziato dal Governo italiano (anche dal Governo attuale!).
Infine i dispersi, i desaparecidos. Sappiamo che sono stati catturati dalla cosiddetta guardia costiera libica grazie alle foto pubblicate dagli stessi libici, come questa:
e sappiamo che sono stati rinchiusi nel carcere segreto di cui ha scritto anche Nello Scavo su Avvenire
ma non abbiamo più loro notizie, ormai da dieci giorni. I loro parenti a amici temono che siano stati uccisi dai libici.
I libici sono stati informati dagli aerei spia del Lussemburgo?
Sì.
Per la precisione: gli aerei hanno informato la missione Sophia, per la quale lavorano, la missione Sophia ha informato la cosiddetta Guardia Costiera Libica.
Qualche giorno fa alcuni giornalisti e attivisti hanno contattato l’operazione Sophia e la Difesa italiana per chiedere loro a chi fossero state comunicate le coordinate dei gommoni in fuga dalla Libia.
L’ufficio stampa dell’operazione Sophia pare che abbia candidamente spiegato che, quando un aereo di sorveglianza della missione Sophia intercetta “una barca sovraffollata con persone in difficoltà”, invia le informazioni sulla loro posizione contemporaneamente ai competenti centri di coordinamento per il salvataggio marittimo, ovvero:
- MRCC italiano
- MRCC MALTA
- Libyan MRCC.
“La missione Sophia” scrive Leonardo Filippi in questo ottimo articolo su Left “è servita in più casi solo a segnalare alla marina libica le imbarcazioni di migranti, impedendo di fatto la loro fuga e determinando il loro ritorno nei lager libici “.
“Barca sovraffollata con persone in difficoltà”
Il motore del gommone di Khalil (nome di fantasia di un rifugiato che ci stava sopra) funzionava. Andava piano, ma andava. Avevano benzina. Stavano a galla. Avevano già percorso 50 miglia nella notte. Erano pronti ad affrontare altre 24 ore di viaggio per raggiungere Malta, come ha fatto il nostro amico Ato Solomon (38 ore di viaggio ed è arrivato a Malta). L’aereo del Lussemburgo SW4 Merlin iV li ha sorvolati e ha registrato le loro coordinate. Lo hanno visto sopra le loro teste e hanno capito che era arrivata la fine.
Tutti i gommoni di gente che fugge dalla Libia sono “barche sovraffollate con persone in difficoltà”. Certo che le persone sono in difficoltà! Ma la loro principale difficoltà è quella di fuggire dalla Libia, dagli stupri, dalle torture e dagli omicidi in cui gli aerei del Lussemburgo li hanno gettati nuovamente.
Chi ha denunciato Anna Frank non ha detto ai nazisti: “Vi informo che c’è un rifugio segreto sovraffollato con persone in difficoltà, ecco l’indirizzo“.
La missione Sophia invece lo fa. Riesce ad avere anche questa ipocrisia.
Il Lussemburgo è un piccolo Stato che ultimamente è divenuto famoso per la bella iniziativa di aver reso gratuiti i trasporti pubblici. Mi piacerebbe che rimanesse famoso per questo, non per la sua collaborazione alle deportazioni in Libia.
Ditelo agli abitanti del Lussemburgo! Scrivetelo sui social, chiedete a gran voce lo stop degli ignobili aerei spia che fanno la caccia all’uomo e la liberazione ed evacuazione delle persone innocenti che sono state deportate!
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