La Libia è un paese sicuro?

Il governo italiano cade troppo spesso in contraddizione su questo punto. Da una parte finanzia e addestra la guardia costiera libica per intercettare i barconi nel Mediterraneo e deportarne i passeggeri nelle carceri libiche, dall’altra emana comunicati e bandi ufficiali in cui dichiara la Libia paese estremamente pericoloso per gli stranieri.

Il caso dei bandi di finanziamento ai centri di detenzione libici è emblematico.

Il Governo italiano, negli ultimi 2 anni (2017 e 2018), ha erogato milioni (almeno 8) ad associazioni italiane per finanziare progetti all’interno dei centri di detenzione libici.

Fin dal primo bando, nel 2017, viene chiaramente specificato che:

vista l’attuale situazione e le difficili condizioni di sicurezza, non è previsto il coinvolgimento e la presenza di personale italiano nelle aree di intervento.

Questa dicitura è presente in TUTTI i bandi. Sempre uguale.

Vi faccio la scansione:

Infatti le poche associazioni che partecipano e vincono i bandi del governo italiano, in Libia non vanno mai a lavorare. Prendono soldi a appaltano i lavori ai libici.

Notate anche un’altra cosa: nei suoi bandi, il Governo italiano indica la Libia luogo insicuro “soprattutto per i cittadini stranieri”.

Non scrive cittadini italiani, ma CITTADINI STRANIERI.

Anche i migranti, come gli italiani, sono stranieri in Libia (sono eritrei, somali ecc.).

Cosa ci vuole dire l’Italia? Che esistono stranieri di serie A (europei) e stranieri di serie B (africani)?

Ricordiamo che nell’estate 2018 l’Italia ha deportato 101 persone in Libia con la nave italiana Asso Ventotto. Un bello scandalo.

Poi ha ritenuto fosse meglio continuare a finanziare e addestrare (a Gaeta!) la guardia costiera libica per fare questo lavoro.

Dal 2017 soldi della cooperazione sono stati usati per pagare la guardia costiera libica (fonte La Repubblica). Quanti soldi? Non si sa bene con precisione, Openpolis ha iniziato a contarli.

Io invece ho contato i soldi erogati a quelle pochissime associazioni che hanno deciso di partecipare ai bandi di finanziamento per progetti nelle carceri libiche, di prendere soldi e di NON andare in Libia appaltando, invece, ad altre onlus libiche.

Una di queste associazioni, la Helpcode – CCS, ha anche rilasciato un’intervista ad un blog di estrema destra in cui nega di aver mai assistito a torture di migranti. Peccato che nell’intervista si sia dimenticata di specificare che non era in Libia a guardare! Per fortuna me ne sono accorta e l’ho scritto io.

Questa dichiarazione di Helpcode-CCS è del settembre 2018. Fonte Vita.it

PS Dopo la scrittura dei primi 4 articoli di questa mia mini inchiesta, facendo altre ricerche, ho realizzato una cosa che mi ha lasciato sgomenta e commossa, che mi ha squassato le budella, che mi ha dato l’energia di passare un’altra notte insonne a lavorare e la forza per andare avanti a raccontare.

Sapete qual è l’ultima cosa che ha scritto Alessandro Leogrande? Questa, pubblicata 2 giorni prima della sua morte.

Aveva ragione. Cazzo se aveva ragione!

Tutti gli articoli della mia inchiesta sui Centri di Detenzione Libici:

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