Arrivano richieste di aiuto dal centro di detenzione libico di Triq al Sikka, nella zona di Tripoli.
Nella giornata di oggi sarebbero ancora 22 i migranti rinchiusi, dal 26 febbraio, nella cella sotterranea in cui viene praticata la privazione della luce, una pratica tortura e sottomissione ormai istituzionalizzata in Libia.
Il carcere di Triq al Sikka è un luogo strettamente connesso agli interessi italiani.
La maggior parte degli attuali detenuti vengono deportati qui dalla guardia costiera libica (finanziata e addestrata dall’Italia) dopo aver tentato di attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere l’Europa.
Il Governo italiano ha un piede dentro Triq al Sikka. Ha infatti finanziato numerosi progetti all’interno di questo carcere e dispone di un sistema di videosorveglianza attualmente acceso su questo centro di detenzione.
Il 26 febbraio scorso i 400 richiedenti asilo di Triq al-Sikka hanno protestato per le condizioni inumane in cui sono rinchiusi e hanno chiesto l’intervento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Da numerose testimonianze e dal successivo rapporto ufficiale dell’UNHCR, sappiamo le guardie hanno represso la protesta con spranghe e bastoni, che alcuni richiedenti asilo sono stati feriti gravemente e che i libici hanno rinchiuso una parte dei migranti in una cella sotterranea completamente priva di luce.
La privazione della luce è una costante dei racconti che arrivano da tutti i centri di detenzione libici, sia quelli in mano alle milizie che quelli gestiti dai governi libici. Non fanno eccezione neanche le carceri finanziate da progetti di cooperazione italiani, come Triq al Sikka.
Questo tipo di deprivazione sensoriale viene praticato abitualmente in Libia, anche sui minori (ricordate il caso del ragazzino sulla nave Diciotti?). Ci sono stati migranti tenuti nel buio completo per oltre 1 ANNO
Il Governo italiano è a conoscenza di questi fatti e di queste pratiche di tortura che avvengono a Triq al Sikka, un carcere da lui stesso finanziato?
Qui potete scaricare il rapporto UNHCR sulla rivolta di Triq al Sikka, che contiene anche il racconto della repressione e delle torture inflitte ai prigionieri.
Tutti gli articoli della mia inchiesta sui Centri di Detenzione Libici:
- La Libia è luogo talmente insicuro che l’Italia ne vieta l’accesso persino ai cooperanti che finanzia.
- Cosa accade davvero nei centri di detenzione libici finanziati dal Governo italiano?
- Ci sono 22 persone al buio in una cella sotterranea di Triq al Sikka. L’Italia lo sa?
- Il bagno più costoso della storia.
- Ci nascondono i morti nei campi di concentramento in Libia. Li conto io.
- #AdessoDormite. Lettera aperta all’equipaggio di una nave.
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E’ ormai acclarata la gigantesca epidemia di Tubercolosi tra i detenuti di Triq Al Sikka.
La gente, qui, vive accampata in terra in stanze sovraffollate e prive di aria e luce.
Portare una persona in questo posto, equivale a farla ammalare di TBC.
Ricordiamo che Triq al Sikka è il carcere dove la cosiddetta guardia costiera libica deporta i migranti che trova in mare.
Oggi, per fortuna, 49 persone sono state salvate dalla nave italiana Mare Ionio, che ha rifiutato di consegnarle ai libici. Oltre che dal mare, questi 49 richiedenti asilo sono stati salvati anche dal contagio sicuro, e probabilmente dalla morte.