Durante il caso Nivin un anonimo scriveva da un account Gmail. Chi era? Da dove scriveva? Era italiano o libico?
Il caso Nivin è un cold case. Iniziato il 7 novembre 2018, all’epoca tenne sulle spine l’opinione pubblica per due settimane. Vi sembrerà poco, ma è un vero record quando si parla di respingimenti in Libia.
Oggi il JLProject riapre il cold case Nivin e blocca la prescrizione per le vittime
Il JLProject ha trascorso gli ultimi mesi lavorando sul caso Nivin dopo essere stato contattato da alcune vittime, rifugiati che dopo 5 anni si trovano ancora in Libia. Il 7 novembre 2023 c’è stata la scadenza dei 5 anni, termine di prescrizione civile. Grazie alle avvocate di ASGI che partecipano al progetto, abbiamo bloccato la prescrizione per le vittime che si sono rivolte a noi. Ciò è stato possibile inviando regolari missive a chi riteniamo responsabile del loro respingimento illegale in Libia: il governo italiano.
Le vittime del respingimento illegale faranno causa all’Italia.
Perché l’Italia? Beh, continuate a leggere e lo saprete.
La parte della storia del respingimento Nivin che ricordano tutti
93 persone vennero prese in mare dalla nave cargo Nivin (battente bandiera panamense) e respinte in Libia. Tentarono di opporsi alla deportazione nei lager libici, come nel caso Vos Thalassa, ma non ci riuscirono: riuscirono a rimanere sulla nave per 10 giorni, ancorati nel porto di Misurata, ma alla fine le milizie libiche fecero una violenta irruzione.
La parte del respingimento Nivin che più interessa al JLProject: la Guardia Costiera italiana responsabile della deportazione Nivin.
La parte del caso che più ci interessa non è l’inizio del respingimento. Ricostruendo le prime ore del caso Nivin si arriva ad una verità: la Guardia Costiera italiana è responsabile della deportazione Nivin.
Il caso Nivin è un respingimento collettivo illegale dal mare (acque internazionali, coordinate 33°58’N 014°40’E) alla Libia operato dalla nave cargo Nivin (paese di bandiera Panama) il 7 novembre 2018 con la direzione della Guardia Costiera italiana (MRCC di Roma) e la collaborazione di assetti aerei EUNAVFORMED (missione Sophia).
La Guardia Costiera italiana (MRCC di Roma) ha gestito direttamente la prima parte del respingimento chiedendo l’intervento della nave Nivin e passando tutte le informazioni ai libici (o a sedicenti libici). Successivamente ha fatto in modo di non dare ordini diretti per la deportazione in Libia e ha fatto di tutto per coinvolgere i libici e usarli come facciata. Gli ordini sono stati dati alla Nivin da un misterioso e anonimo personaggio – allertato dal MRCC di Roma – che scrivendo da un account Gmail (e non da uno dei tanti account governativi ufficiali libici) si presentava come “I am the Libyan Coast Guard” senza firmarsi.
E’ un “respingimento per procura”.
Possiamo provare che MRCC Roma:
– mandò la Nivin sul target (ci sono i messaggi INMARSAT alla Nivin)
– passò ai libici (o a sedicenti libici) le coordinate del gommone e del numero di telefono Thuraya dei passeggeri
Il caso inoltre pare essere sul database pubblico di Frontex, schedato come “Operazione Themis 2018 n 269966”. Ricordiamo che l’operazione Themis è un’operazione EUROPEA di controllo delle frontiere. Se il respingimento Nivin è l’operazione Themis numero 269966, allora è un respingimento europeo ed è quindi illegale. Per saperne di più.
La ricostruzione del caso Nivin
Il caso Nivin a suo tempo è stato ricostruito ottimamente dal team di Forensic Architecture. Leggete la loro ricostruzione qui. Partendo dal fantastico lavoro di F, anche il JLProject ha effettuato una ricostruzione, che vi presentiamo qui.
6 novembre 2018
22-24 UTC: una barca – gommone grigio – con 93 persone in fuga dalla Libia salpa da Zlitan. I passeggeri hanno un telefono satellitare e un compasso. Sono di differenti nazionalità: 3 persone del Sud Sudan South, circa 2 dell’Etiopia, circa 8 dell’Eritrea, 31 del Bangladesh, 6 del Pakistan e poi persone del Sudan e della Somalia. (Fonte: testimonianza dei respinti)
7 novembre 2018
Tra le 15 e le 17 UTC i migranti sulla barca vedono un aereo che li sorvola. E’ grigio-bianco e ha la parola SAR scritta sul fianco. L’aereo va e viene. Li sorvola per 30 minuti e ad un certo punto apre la porta. “Alla vista di tale aereo molti hanno iniziato ad alzarsi e a muoversi, il gommone ha iniziato ad imbarcare acqua ed hanno perso il cibo” (Fonte: testimonianza dei respinti)
15:25 UTC: Il Cotos – CN-235 VIGMA-D4 con codice ICAO 353541, aereo spagnolo di EUNAVFORMED missione Sophia, individua la barca. L’aereo comunica per primo l’avvistamento dell’imbarcazione al Comando Forza ENFM a bordo dell’ammiraglia, che era la nave italiana San Marco (Fonte FA)
17:18 UTC: la barca contatta Alarm Phone ma non riesce a fornire la propria posizione. (Fonte FA)
18:10 UTC: un assetto EUNAVFORMED avvista nuovamente la barca alle coordinate 33 39 N 014 39 (acque internazionali). (Fonte: Posizione inviata dalla guardia costiera italiana alla Nivin alle 19:39 UTC).
Nel frattempo (in un lasso di tempo tra le 15:25 e le 19:39) i libici non spediscono motovedette. Perché? L Non le hanno oppure non sono stati avvisati dagli italiani???
19:36 UTC: la Guardia Costiera Italiana (IMRCC Roma maricogecap@distress) spedisce un messaggio INMARSAT sibillino alla Nivin:
“For safety of human life at sea contact urgently this IMRCC at following numbers”
La Guardia Costiera italiana vuole essere contattata per telefono riguardo ad una non ben specificata “safety for human life at sea”. Fornisce i propri numeri di telefono (0039 06 5924145 è il numero del comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Roma – Italia), non quelli dei libici.
Ci chiediamo: La Nivin telefona alla Guardia Costiera italiana?
Probabilmente no, non ne ha il tempo, perché dopo soli 3 minuti arriva un nuovo messaggio:
19:39 UTC: la guardia costiera italiana spedisce alla Nivin un secondo messaggio INMARSAT di distress che inizia con
“on behalf of libyan costal guard…” (“a nome della guardia costiera libica…”)
e ordina di procedere alle coordinate 33 39N, 014 39E (sono le coordinate che aveva la barca in distress alle 18:10 UTC). Di nuovo forniscono soltanto numeri di telefoni della guardia costiera italiana e non dei libici.
La Nivin procede verso le coordinate indicate.
Intermezzo: può uno Stato (l’Italia) scrivere a nome di un altro (la Libia)?
Al lettore, a questo punto, verranno in mente decine di situazioni paradossali in cui un’arma straniera potrebbe scrivere a qualcuno in nome della nostra guardia costiera o del nostro esercito ed ordinare qualcosa.
Ricordiamo – perché è importante – che per la legge libica 19/2010 è legale catturare immigrati irregolari e condannarli alla galera a vita con lavori forzati. In Italia e in Europa non lo è: il comandante della nave Asso Ventotto è stato condannato in via definitiva ad un anno di reclusione per aver sbarcato 108 migranti in Libia e i due casi in cui navi militari italiane hanno operato deportazioni in Libia (casi Hirsi e caso Orione) sono finiti in tribunale con la vittoria dei migranti illegalmente deportati.
La realtà, qui, è che è stato direttamente IMRCC Roma a chiamare la Nivin, sostenendo di scrivere per conto dei libici. Nulla prova che i libici siano mai stati coinvolti nel caso Nivin fino a questo momento.
Se davvero IMRCC avesse scritto a nome dei libici, avrebbe fornito il numero di telefono dei libici nei messaggi inmarsat alla Nivin.
Nel 2018 l’MRCC libico aveva già da tempo un numero di telefono attivoh24 per gli eventi SAR più altri numeri operativi. Ma non sono stati forniti.
Nel manuale operativo RADIOSERVIZI PER LA NAVIGAZIONE – Parte I (ed. 2017 sicuramente in vigore fino al 2022) della Marina Militare Italiana sono indicati i contatti email e telefonici per la SAR libica.
Riprendiamo la ricostruzione del caso Nivin
Nota: fonte primaria FA
Prima della 19:50 UTC: I naufraghi riescono ad inviare la propria posizione ad Alarm Phone.
19:50 UTC: Alarm Phone informa telefonicamente MRCC Roma della barca in difficoltà.
20:05 UTC: Alarm Phone telefonicamente informa MRCC Malta della barca in difficoltà.
20:15 UTC: Alarm Phone scrive una mail a MRCC Roma e Malta fornendo le coordinate della barca in difficoltà.
20:34 UTC (21:34 CAT/CES): il capitano della Nivin riceve una strana email. La persona che scrive lo fa in prima persona singolare: “I am the Libyan Cost Guard”.Comunica alla Nivin di aver assunto il coordinamento dell’evento SAR per una barca alle coordinate 33 40N 014 38E. Ordina al comandante della Nivin di soccorrere la barca. Sostiene di essere stato contattato da MRCC Roma.
Perchè questa email è “strana”?
Innanzitutto l’indirizzo email ha un dominio GMAIL (libyan.naval.comms.centre@gmail.com), non un regolare dominio governativo libico, come dovrebbe.
Le email ufficiali dei libici hanno estensione @caa.gov.ly o caa.gov.ly2. L’email ufficiale per la SAR libica già nell’agosto 2018 era SAR@ans.caa.gov.ly. Nel manuale operativo RADIOSERVIZI PER LA NAVIGAZIONE – Parte I (ed. 2017 sicuramente in vigore fino al 2022) della Marina Militare Italiana sono indicati i contatti mail e telefonici per la SAR libica e non vi è indicato alcun account Google ma solo account ufficiali con dominio gov.ly.
Nel testo dell’email si notano diversi errori grammaticali, soprattutto la parola “disembarcation” scritta con la C e non correttamente con la K. E’ un errore spesso compiuto da persone italiane.
Secondo Forensic Architecture l’email è stata spedita dalla plancia di una nave militare italiana ormeggiata nel porto di Tripoli perché dall’agosto 2017 la LNCC è “situata a bordo Nave da guerra italiana ormeggiata a Tripoli”. (Fonte. FA) Il 7 novembre 2018 ad Abu Sittah era ormeggiata la nave militare Gorgona.
Continua la ricostruzione…
21:23 UTC: MRCC Roma manda una mail ad Alarm Phone comunicando che la guardia costiera libica ha assunto il coordinamento dell’operazione.
Prima delle 21:50 UTC: un elicottero NATO comunica le coordinate della barca alla Nivin.
21:50 UTC: la Nivin risponde all’email dei sedicenti libici: ha ricevuto la posizione della barca da un elicottero NATO. La posizione è 33 47N 014 39E (acque internazionali).
21:56 UTC: Alarm Phone scrive a MRCC Roma lamentando che la guardia costiera libica non è raggiungibile al telefono. Alarm Phone ha chiamato per tutto il giorno tutti i numeri disponibili, ma nessuno ha risposto.
21:58 UTC: i sedicenti libici, dall’indirizzo gmail, scrivono alla Nivin chiedendo le loro coordinate.
23:00 UTC circa: un elicottero NATO contatta la Nivin by VHF aggiornando le coordinate della barca in distress. (Fonte: diario di bordo del comandante della Nivin).
22:13 UTC: MRCC Roma risponde ad Alarm Phone che non comprende l’obiezione che i libici siano irreperibili e irresponsabili. Sostiene di averci parlato. Ribadisce che i libici hanno assunto il coordinamento.
8 novembre 2018
00:22 UTC: il gommone chiama ancora Alarm Phone chiedendo aiuto.
00:42 UTC: i sedicenti libici scrivono ancora alla Nivin dall’account Gmail lamentando di non avere motovedette disponibili.
Verso le 01:00 UTC i naufraghi del gommone vedono le luci di due grandi navi. (Fonte: testimonianza dei respinti)
01:08 UTC: Alarm Phone scrive a MRCC Roma, Malta e mette in copia UNHCR. Chiede agli italiani di salvare i naufraghi perché i libici non lo hanno fatto.
02:00: la Nivin arriva alle coordinate fornite dall’elicottero NATO ma non trova la barca in distress. Informa i libici, che informano Malta. Malta manda un elicottero. (Fonte: diario di bordo del comandante della Nivin).
02:30 UTC : un elicottero maltese fornisce nuove coordinate alla Nivin.
03:06 UTC: i migranti mandano la loro posizione ad Alarm Phone. E’ 33°58’N 014°40’E (acque internazionali) e corrisponde al luogo della seguente cattura. (fonte FA)
Tra le 3 e le 4 UTC: la Nivin raggiunge la barca in distress e prende a bordo tutti. “Vi portiamo in Italia” dice il comandante.
NOTA: Da adesso in poi non ricostruiamo tutto ma solo ciò che ci interessa a livello di comunicazioni.
04:01 UTC: I sedicenti libici dall’account Gmail scrivono un’email alla Nivin. Dice: “Good morning Master, I know you are close to the rubber boat. Please inform me when you start take the people and when you finish. After rescue people proceed to Misratah, you next port of call. Please acknowledge. Regards”.
Ore 06:00 la Nivin riceve dai sedicenti libici istruzioni di recarsi a 20 miglia a nord della città di khoms.
Ore 09:29 UTC: i sedicenti libici, sempre via email con account Gmail, forniscono alla Nivin coordinate di un appuntamento in mare con la motovedetta Zuwara 644.
9 novembre
01:00 UTC: la Nivin arriva all’appuntamento con la LCG.
I libici provano a sbarcare i migranti, ma essi si rifiutano di scendere dalla Nivin.
Il resto, con l’attracco della Nivin a Misurata, la resistenza dei 93 rifugiati per 10 giorni e il violentissimo arresto praticato dalle milizie libiche, è una storia che tutti purtroppo conosciamo.
IL JLProject sta aiutando le vittime del caso Nivin a fare una causa per risarcimento da reato contro il Governo italiano.
Dopo aver analizzato il caso, noi del JLP pensiamo che la Guardia Costiera italiana abbia coordinato un respingimento illegale di stranieri alla frontiera verso un paese non sicuro in cui le vittime sono state sottoposte a trattamenti inumani e degradanti come tortura e lavoro forzato.
Ammettendo anche che i libici fossero informati davvero del caso e che il sedicente libico che scriveva da un qualunque account Gmail fosse davvero libico, il respingimento Nivin ha comunque un elemento di illegalità: la Guardia Costiera italiana, che partecipava agli scambi di messaggi radio tra le navi e che sapeva, quindi, dell’intenzione della guardia costiera libica di riportare i migranti a Tripoli, avrebbe potuto e dovuto avvalersi di propria iniziativa dei poteri di polizia della navigazione intimando alla Nivin di condurre i migranti in un porto sicuro, e non in Libia.
Ricordiamo inoltre che Frontex sembra aver assunto la paternità del respingimento Nivin schedandolo come “Operazione Themis 2018 n 269966”. Ricordiamo che l’operazione Themis è un’operazione EUROPEA di controllo delle frontiere. Se il respingimento Nivin è l’operazione Themis numero 269966, allora è un respingimento europeo ed è quindi illegale
Abbiamo fornito la nostra ricostruzione del caso e altre prove reperite agli avvocati delle vittime.
Noi del JLP abbiamo anche realizzato delle perizie sul materiale video e fotografico disponibile e riconosciuto i respinti nelle immagini.
Il caso Nivin è un punto importante del JLProject e della battaglia che stiamo facendo in tribunale contro i respingimenti in Libia.
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