Il capitano ci ha detto: “Adesso dormite, domani vi sveglierete in Italia”.
Abbiamo pianto di gioia. Dopo anni di deserto, dopo la fame, la sete, dopo le torture e gli stupri in Libia, dopo le ore a pregare Dio su un gommone che si afflosciava verso l’abisso…
Abbiamo dormito.
Ma la mattina è apparso un porto della Libia.
Questo è successo sulla vostra nave. Ma lo sapete già.
Quello che non sapete e che vi voglio raccontare è invece ciò che è accaduto dopo. Cosa hanno patito gli uomini, le donne e i tanti bambini che avete illuso e poi scaricato in Libia.
Sono stati rinchiusi in posti orribili. L’Italia li chiama “centri di detenzione governativi”, ma il nome non rende l’idea. Lì dentro hanno subito e stanno subendo altre violenze, hanno sofferto e soffrono ancora la fame, la sete.
Sono stati gettati in magazzini bui, assieme ad altre centinaia di persone. In terra non c’è neanche il posto per dormire sdraiati.
C’era già un’epidemia di tubercolosi e uno dei vostri passeggeri, che era poco più che un ragazzino, sano, con tanti sogni da realizzare, si è ammalato. Non c’erano medicine.
E’ morto.
Io non so ancora i vostri nomi. Perciò vi scrivo qui.
Ecco, ora sapete.
Adesso Dormite.
#AdessoDormite
Per favore, fate girare questa lettera sul web e sui social network – soprattutto nei gruppi di lavoratori marittimi – usando l’hashtag #AdessoDormite.
Le foto sono puramente indicative.
Per chi me lo chiede: sì, ho già inviato tutte le prove e le testimonianze di questo caso ad un team di avvocati per i diritti umani.
Se avete delle informazioni potete contattarmi per email o via Twitter.
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Lavoro fantastico , bravissima
Emma ( Genova )
Io avrei intenzione di scrivere un libro intrecciando storie della mia vita con le loro storie di vita ! Posso prendere da te ( citandoti ovviamente ) , posso ? E se puoi mi interessano soprattutto storie di donne , quello che hanno passato , se si sono salvate , se sono morte …..storie dei loro figli …..se puoi sarei felicissima grazie emms
Grazie mille Emma.
Certo che puoi prendere queste storie e diffonderle.
Proprio oggi sto ricostruendo la storia di una delle donne che erano sulla nave.
Era incinta.
Poche ore ancora, e il suo bambino sarebbe nato in Italia, in un ospedale.
Suo figlio, invece, ha aperto gli occhi sul mondo buio e atroce di un lager libico.
Non ha visto luce, ma buio.
Sto cercando questa donna. Spero di trovarla e raccontare la sua storia.