“Il migrante ha lo smartphone in un lager???”
Questa è il commento fisso delle zucche vuote ad ogni articolo o post che racconti le torture e la morte di uomini, donne e bambini nei campi di concentramento della Libia.
Le zucche vuote, purtroppo, hanno invaso questo nostro paese. Prima si vergognavano della loro ignoranza, ma da quando possono usare i social network, imperversano ovunque. E’ una piaga sociale che io combatto da anni fornendo materiali per arginarla e sperando che i flussi migratori innalzino un po’ la media intellettiva degli italiani. Perché siamo messi proprio male.
Ma torniamo agli smartphone nei lager.
Ecco come funziona:
Nei lager libici le guardie hanno un grande magazzino. Lì accumulano tutto ciò che rubano ai rifugiati e, a quanto pare, tutto ciò che trafugano dai camion degli aiuti internazionali, come nel caso di Tajoura.
La prima volta che me lo hanno raccontato, ho pensato al “Canada” di Auschwitz.
Le guardie rivendono agli stessi rifugiati tutta la merce accumulata nel magazzino.
Se hai bisogno di una coperta, di un paio di scarpe, di qualsiasi cosa, basta chiedere alle guardie.
Decine e decine di rifugiati, che non si conoscono tra di loro, mi hanno raccontato questo.
Gli smartphone sono una merce preziosissima.
A cadenza più o meno mensile, le guardie entrano nelle hangar dove sono ammassati, per terra, i rifugiati e fanno razzia di telefonini.
Dopo qualche giorno li rimettono in vendita.
A Tajoura, per esempio, uno smartphone di seconda mano (o magari di terza o quarta, dipende quante volte è stato rubato e rivenduto) costa tra i 300 e i 400 dinari (191-255 euro).
Dopo circa un mesetto, le guardie fanno un nuovo blitz nelle hangar e rubano di nuovo tutti i telefoni.
Poi li rivendono.
Poi li rirubano.
Poi li rivendono.
Pare che per le guardie libiche questo sia un introito fisso, una specie di stipendio.
So che le zucche vuote a volte non amano leggere, così ho fatto anche un disegnetto esplicativo.
L’importanza di avere uno smartphone
Questo lo hanno spiegato un po’ tutti, compreso Roberto Saviano. Ma dato che con questo articolo mi rivolgo alle zucche vuote, è meglio ripeterlo.
Per i rifugiati avere un telefono è VITALE. E per vitale intendo proprio una questione di vita o di morte.
Molti di loro hanno parenti chiusi in altri lager: sorelle, fratelli, mogli, figli.
Come vi sentireste voi a non poter comunicare con vostra moglie e vostro figlio per un anno? A non sapere se sono vivi o morti?
Facciamo un esempio, che con le zucche vuote è sempre utile.
Siete chiusi nel lager X, mentre vostra moglie e la vostra bambina di 3 anni sono chiuse nel lager Y. La bimba ha preso la TBC e sta morendo. Le guardie non forniscono alcuna assistenza medica o medicina. Vostra moglie ha finito da tempo i soldi. Con il cellulare può chiamarvi e voi potete trovar modo di tirar fuori le centinaia di euro che vi serviranno a pagare le guardie per far avere alla vostra bambina un medicinale che ne costa meno di 4.
L’esempio precedente è di fantasia, ma tante persone sono morte davvero di malattia, sul pavimento dei lager, senza alcun medicinale, potete leggere alcune storie qui, con nomi e posti VERI.
E’ vera anche la storia di una coppia che conosciamo, moglie e marito, molto giovani entrambi, chiusi in un lager entrambi. Lo stesso lager, eppure non si vedono da quasi un anno. Lei è nell’hangar delle donne, alla mercé delle guardie. Lui è in quella degli uomini. Poche decine di metri li separano. Ma lo smartphone è per loro l’unico modo di stare vicini. Non è l’unica coppia in queste condizioni.
Ci sono inoltre molti papà che possono veder crescere i loro bambini solo attraverso le foto, perché si trovano in un’hangar differente.
E se avete finito i soldi? C’è l’ALTRA moneta!
Mi hanno raccontato diverse persone, ma non ho chiaramente modo di controllare che sia vero, che oltre il dinaro c’è un’altra moneta che circola nei lager libici: il LAVORO.
I rifugiati spesso non hanno più soldi. Le guardie li hanno già rubati tutti. Non possono quindi fare acquisti nello store delle guardie.
Molto male, per loro e anche per le guardie, che vedono minacciato il loro business: se nessuno ha più soldi per comprare, le vendite crollano. E allora…
Quanto costa una coperta?
One day.
One day di cosa??? Ho chiesto cadendo dalle nuvole.
Di lavoro.
Se un cittadino libico ha bisogno, che so, di costruire un muro nella sua casa, può andare dalle guardie di uno dei tanti lager presenti sul territorio nazionale e chiedere mano d’opera. Le guardie fanno uscire i rifugiati che servono, li mandano a costruire il muro e incassano il loro compenso. A fine giornata li riportano dentro e danno loro la coperta di cui hanno bisogno.
Questo articolo è rivolto alle zucche vuote, ma se per caso lo sta leggendo qualcuno con un cervello e una formazione economica, mi può scrivere un commento sul micro-sistema economico dei lager libici? Sarebbe molto interessante.
La cosa che costa di più, nei lager libici, è un posto sul gommone per l’Italia. 5000 dollari. Le guardia, a quanto so, vendono anche questo. La gente deve lavorare per anni.
Tutto questo è vero? Ripeto, non lo so. Lo hanno raccontato a me tante persone che sono passate per questi posti e ora io lo sto raccontando a voi.
Aggiungo anche un’alta cosa, su segnalazione di alcuni miei lettori che, come me, hanno a cuore il recupero delle zucche vuote.
Perché circolano i video delle torture?
Semplice: perchè sono le guardie a inviarli alle famiglie dei torturati, per farsi mandare soldi.
Quello che le zucche vuote (e anche qualche zucca mezza vuota) non hanno capito è che:
Le guardie libiche godono di una totale IMPUNITA’.
Le guardie non hanno alcun problema a filmare i loro crimini. Tanto nessuno li processerà mai.
AGGIORNAMENTO: dal “centro sovranista zucche vuote” emerge la triste realtà: non capiscono.
Provvedo subito con una versione semplificata per zucche vuotissime:
Qui trovi TUTTI GLI ALTRI TUTORIAL PER ZUCCHE VUOTE.
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Una zucca vuota mi scrive:
“Quindi gli rubano telefoni e sim. Poi ne comprano altri con nuovi numeri di telefono. Ma poi come fanno a conoscere il nuovo numero che hanno i familiari negli altri lager libici?”
La risposta è semplice e scontata, ma con le zucche vuote bisogna sempre spiegare anche l’ovvio.
RISPOSTA: grazie a Facebook.
Oggi, comunque, è uno di quei giorni in cui in uno dei lager libici le guardie hanno rubato tutti i telefoni.
Le mogli non possono sentire i mariti. I padri non sanno se i loro bimbi sono ancora vivi.
Tra 2 giorni, per saperlo, dovranno versare 200 euro alle guardie, oppure lavorare come schiavi.
Nei lager si compra anche il wifi?
Ovviamente. Vendono il cellulare assieme alla connessione dati. Altrimenti sarebbe inservibile.
Grazie per tutto quello che fai
Stai facendo un ottimo lavoro.
Grazie Sarita.