La storica sentenza Asso Ventotto condanna un comandante italiano per aver deportato migranti in Libia. Eppure manca qualcosa…
Perchè la sentenza Asso Ventotto è così mite? Cosa manca?
Nella sentenza Asso Ventotto – storico processo sui diritti umani – mancano gli UMANI, le VITTIME.
La nave Asso Ventotto respinse illegalmente e in segreto in Libia 101 persone (tra cui 5 donne incinte e 5 bambini). Era il 30 luglio 2018. La deportazione venne scoperta dalla nave di salvataggio della Open Arms, che ascoltò una conversazione radio. Un gruppo di giuristi e attivisti fece una denuncia alla Procura di Napoli, città sede della Augusta Offshore, la compagnia armatrice della nave Asso Ventotto.
Vennero rinviati a giudizio il comandante della nave, Giuseppe Sotgiu, e l’ufficiale Pollice, in quanto persona designata dalla Augusta Offshore come responsabile delle operazioni.
Il primo è stato condannato ad un anno di reclusione, il secondo assolto.
I 3 capi di imputazione nel processo Asso Ventotto
Entrambi gli imputati sono stati processati per 3 capi di imputazione, in concorso di reato (art. 110 c.p.):
Primo capo di imputazione: Abuso d’ufficio.
Articolo 323 del codice penale italiano:
Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.
L’abuso d’ufficio contestato sarebbe stato compiuto in violazione di queste norme:
Inoltre veniva dagli imputati omesso di:
- comunicare il salvataggio nell’immediatezza ai centri di coordinamento e soccorso
- identificare i naufraghi salvati (accertando la loro nazionalità e la loro intenzione di chiedere asilo alla nave battente bandiera italiana)
Secondo capo di imputazione: Abbandono di persone minori o incapaci.
Articolo 591 del codice penale:
Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Alla stessa pena soggiace chi abbandona all’estero un cittadino italiano minore degli anni diciotto, a lui affidato nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro.
La pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte.
Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio, dal tutore o dal coniuge, ovvero dall’adottante o dall’adottato.
Terzo capo di imputazione: Sbarco e abbandono arbitrario di persone.
Articolo 1155 del Codice Navigazione:
Il comandante della nave o dell’aeromobile, che, fuori del territorio nazionale, arbitrariamente sbarca un componente dell’equipaggio o un passeggero, ovvero li abbandona impedendone il ritorno a bordo o anticipando la partenza della nave o dell’aeromobile, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire duecentomila a seicentomila. La pena non può essere inferiore a un anno se la persona sbarcata o abbandonata è priva di mezzi necessari alla sussistenza o al ritorno in patria. La pena è della reclusione da uno a sei anni, se dal fatto deriva una lesione personale; da tre a otto anni, se ne deriva la morte. Multa, da ultimo, così aumentata dall’art. 113, l. 24 novembre 1981, n. 689.
La sentenza Asso Ventotto
Eccola:
Come vedete, il funzionario è stato assolto per tutti i capi e il comandante condannato per i capi 2 e 3 (Abbandono di persone minori o incapaci e Sbarco e abbandono arbitrario di persone).
La pena – 1 anno e 6 mesi di reclusione – è stata ridotta di un terzo per la scelta del processo con rito abbreviato e così si è giunti a 1 anno.
Unica parte civile nel processo è stata l’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).
Perchè la sentenza Asso Ventotto è così mite? Cosa manca?
Per capirlo bisogna addentrarsi nello svolgimento del processo. Ma una idea ce la eravamo già fatta:
Nella sentenza Asso Ventotto – storico processo sui diritti umani – mancano gli umani.
Rileggete gli articoli di legge per cui il comandante è stato condannato. Rileggete le aggravanti!
- Articolo 591 del codice penale: La pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte.
- Articolo 1155 del Codice Navigazione: La pena è della reclusione da uno a sei anni, se dal fatto deriva una lesione personale; da tre a otto anni, se ne deriva la morte.
Le 101 persone respinte e abbandonate in Libia sono state rinchiuse nel lager di Ain Zara. Io ne ho ritrovate parecchie e mi hanno raccontato tante cose.
Queste persone hanno subito lesioni personali? Sì.
Queste persone sono state torturate, violentate, si sono ammalate…
Purtroppo però non erano nel processo.
Abbiamo tentato di inserirne almeno una, una ragazza, ma non siamo riusciti a trovare prove che la collocassero sulla nave. Eppure, secondo le vittime, gli staff libici di UNHCR e IOM erano al porto al momento del loro sbarco e hanno raccolto i loro nomi. Perché UNHCR e IOM non vogliono consegnare queste informazioni?
Vi riporto alla lettura dell’articolo qui sotto:
In tutta la sentenza Asso Ventotto si riporta il fatto che gli imputati MAI identificarono i respinti. Gli stessi imputati, che erano tenuti a farlo, ci tengono molto a confermare la circostanza.
La sentenza Asso Ventotto indica chiaramente che le vittime umane non sono state identificate.
Ma si è fatto qualcosa per identificarle?
Io so che esistono, le conosco, loro sostengono che UNHCR e IOM li hanno identificati e anche fotografati.
UNHCR e IOM hanno identificato le persone sbarcate e hanno seguito il loro trasferimento nel lager libico di Ain Zara.
IOM era al porto e ha anche ripreso lo sbarco postandolo sul suo account Twitter. Ma ha scelto immagini scure, dove non si riconoscono i volti. Questo è il particolare di un fotogramma. Probabilmente hanno inquadrato anche la Asso Ventotto.
Alle vittime viene anche negato il diritto al risarcimento del danno subito.
Dopo la sentenza Asso Ventotto, sarebbe possibile intentare giudizi civili per risarcire le vittime di questi reati. C’è tempo fino al 30 luglio 2023.
101 giudizi civili.
101 più 5, se i bambini che erano nelle pance delle loro mamme sono riusciti a nascere.
Ci vogliamo impegnare tutti per convincere UNHCR e IOM a consegnare i documenti cartacei e fotografici agli avvocati delle vittime?
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