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La prima regola di chi viaggia in Mexico è di concedere sempre spazio all’improvvisazione e all’avventura. Il cuore deve essere aperto, il programma che ci siamo fatti prima di partire sicuramente verrà sconvolto da deviazioni mentali o materiali.
La strada non è mai dritta, in Mexico.
Vi ho già raccontato di quando mi rapirono gli indios.
Oggi ripubblico il racconto di un altro “rapimento”, più dolce, che ho subito da parte di un piccolo paesino immerso nella jungla.
Quando arrivammo al Panchan, nell’agosto 2010, io e le mie amiche Eleonora e Manuela dovevamo stare solo una notte. Il programma era di visitare il vicino sito di Palenque e poi ripartire a razzo per lo Yucatan.
Avevamo sentito parlare sempre molto vagamente del Panchan: un villaggio nella jungla, gente giovane, sistemazioni spartane e tante feste. Un’alternativa molto più simpatica al finto paese di Palenque, costruito in fretta e male, che è pieno di hotelacci e grupponi turistici.
Già appena arrivate il Panchan ci apparve subito alla nostra portata: poche posadas ben integrate nella foresta, due ristorantini semplici ma dotati di palco e musica dal vivo.
Tempo cinque minuti trovai una stanza bellissima e super economica da con vista sulla jungla alla posada Margarita y Ed. Uscita dalla posada per andare a chiamare le mie amiche camminai per i vialetti nella foresta e incontrai un ragazzo con la chitarra. Mi invitò ad un concerto. Concerto? Che tipo di musica? Quello invece di spiegarmelo a parole me lo strimpellò alla chitarra. Bello! Pezzi loro, subito coinvolgenti.
Tempo per farsi degli amici al Panchan: circa dieci minuti. E non fu così solo per me ma anche per Manuela, Eleonora e per moltissime altre persone.
La sera il concerto. Il gruppo era il Colectivo Casa Verde, i cui membri sono davvero molto simpatici. Trascorremmo una bellissima serata, molto lunga. All’alba eravamo ancora tutti lì e le scimmie urlatrici uscirono dalla foresta per capire cos’era tutta quella musica che le aveva svegliate. Due mono congo scesero dall’albero curiosi e si avvicinarono al banjo di uno dei musicisti.
Alle due del pomeriggio, dopo un bel sonno, eravamo pronte per partire e raggiungere a razzo lo Yucatan come avevamo progettato, ma passarono a trovarci i Casa Verde. Volete venire con noi a fare il bagno alle cascate? Ci guardammo. Ma sì, lo Yucatan poteva aspettare. Ce ne andammo in giro con il loro furgone da concerto, un mezzo eccezionale, moquettato, graffitato e recante cassa di birre gelate. Ci portarono a fare in bagno in un torrente limpido dentro il parco di Palenque, un posto stupendo che non avremmo mai trovato da sole.
La sera un altro concerto, e stavolta anche noi eravamo al tavolo della band. Rum e tequila a fiumi.
La mattina dopo di partire non se ne parlò proprio.
Cosa stavamo facendo? Il tempo e la vita avevano rallentato fino a fermarsi al centro della jungla. Ormai al Panchan conoscevamo tutti e ci sentivamo a casa. Bighellonavamo in pantaloncini, maglietta e ciabatte, trascorrevamo ore al tavolino di uno dei due ristorantini che c’erano, ci inoltravamo in interminabili conversazioni su musica, cinema, letteratura, politica e soprattutto sul senso della vita in tutte le lingue del mondo, ci svegliavamo al pomeriggio e ci addormentavamo all’alba. Non avevamo bisogno di altro.
Uno stop fisico e mentale nella foresta dovrebbe essere prescritto a tutti come cura obbligatoria.
Sarebbe durato per sempre. Ma…
Un triste pomeriggio i Casa Verde ci vennero a salutare. Dovevano partire per tornare a Città del Mexico, dove vivevano. Il furgone si mise in moto con un rombo di tosse e partì a razzo sparendo nel folto della foresta.
L’incanto era spezzato, il tempo ricominciò a scorrere.
La corriera per lo Yucatan partiva alle nove di sera, facemmo le valigie.
Qualche informazione sul Colectivo Casa Verde
Questi ragazzi oggi stanno diventando famosi e fanno concerti in tutto l’America Latina. Ma tornano ogni anno al Panchan e girano in continuazione per il Mexico. A volte li trovate anche al mitico Revolution a San Cristobal de las Casas.
Per le date dei concerti:
Ascoltateli anche su SoundCloud.
Qui invece trovate un indirizzario per mangiare e dormire al Panchan.
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