MSF Sea denuncia in modo netto e preciso le gravissime carenze di UNHCR nell’assistenza dei rifugiati in Libia.

La lotta quotidiana dei rifugiati arbitrariamente detenuti nel centro di in Dhar-el-Jebel – scrive Medici Senza Frontiere – è duplice: lottano contro la TBC e “against neglect from international agencies”.

Contro l’abbandono, la negligenza, delle organizzazioni internazionali.

A questo duro tweet risponde Vincent Cochetel di UNHCR concludendo con una frase che è diventata, ultimamente, quasi il motto dello staff libico di UNHCR: “Facciamo quel che possiamo”.

La replica di MSF è durissima:

“Se le agenzie stavano facendo quello che potevano, come mai almeno 22 persone (oltre 900 in detenzione) sono morte per malattie / tubercolosi a Jebel Nafusa? Ci è stato detto che non c’erano abbastanza fondi ONU per i ricoveri ospedalieri. È il meglio che UNHCR può fare con più di 60 milioni di budget per aiutare i rifugiati in Libya ? “

E’ una bella domanda. Uguale uguale a quella che, nel mio piccolo, avevo fatto io ad aprile alla onlus Emergenza Sorrisi, che aveva preso dal governo italiano centinaia di migliaia di euro per l’assistenza sanitaria nei lager di triq al Sikka, Tarek al Mattar e Tajoura (bando Minniti): perché, nonostante tutti questi soldi, si lasciano morire le persone sul pavimento dei lager, senza assistenza medica, senza medicine?

… e senza ricevere risposta.

UNHCR risponderà mai a MSF?

La protezione dei rifugiati – ricorda MSF con un altro tweet – “è una responsabilità primaria di UNHCR”.

Come UNHCR considera tutte queste morti per malattia nei lager libici? Adesso non so, ma ad aprile 2019 non le considerava proprio. Per tutto il 2018 e inizio 2019 UNHCR e IOM hanno regolarmente pubblicato dei report da vari lager libici in cui tutto veniva contato: uomini, donne, bambini, mamme in allattamento, donne incinte, bambini nati nell’ultimo mese. Ma… ops, si sono sempre dimenticati di contare I MORTI. Lo denunciai, se ricordate, in questo articolo. Ben prima di scoprire che nei lager non si moriva solo di malattia ma anche assassinati dalle guardie.

Anche The Guardian attacca UNHCR

E’ di pochi giorni fa un articolo netto e potente dello scrittore kenan Malik.

Il sottotitolo è ” The EU’s dirty work is being carried out by the UN’s scandalous policy on migrants “.

Il “piano europeo sta funzionando”, scrive Malik. Quale? “Far morire di fame i rifugiati”.

Un “piano europeo” che Malik descrive magistralmente, in tutti i suoi passaggi, dal finanziamento europeo alle deportazioni in Libia all’UNHCR che ” sta cercando di far morire di fame le persone per costringerle a sloggiare dal GDF di Tripoli”.

L’Europa, continua Malik, non si preoccupa di chi siano i suoi partner, purché fermino i migranti. Ammessi, quindi, dittatori, assassini, torturatori, stupratori ecc. ecc.

Leggete questo articolo perché è una delle (poche) cose vere sul sistema Libia che trovate sui giornali.

Charlie Yaxsley di UNHCR ha risposto a Malik su Twitter contestando l’articolo.

Scrive: “Questo articolo non riflette le realtà sul campo. Ai rifugiati non viene negato il cibo senza altra opzione. L’assistenza in contanti è disponibile per tutti i rifugiati nelle aree urbane per l’acquisto di cibo e alloggio”.

Cioè UNHCR ammette il ricatto??? Ammette che li stanno cacciando dal GDF negando loro del cibo???

Dimentica, inoltre, di spiegare che ai rifugiati che sloggiano dal GDF vengono dati solo 450 dinari (bastano a comprare un vecchio cellulare con cui dire addio ai parenti) e che una volta fuori, con il codice esterno, i rifugiati sono abbandonati a loro stessi e la loro unica via d’uscita dalla Libia rimane solo il mare.

Nota a posteriori (scritta il 25 giugno 2020): Nei mesi passati ci sono stati moltissimi casi di soldi promessi da UNHCR ai rifugiati per lasciare il GDF e MAI ARRIVATI LORO. In un caso, addirittura, UNHCR ha utilizzato per farsi pubblicità la foto di un rifugiato a cui non aveva versato quanto pattuito. Ci sono volute le proteste pubbliche degli attivisti per risolvere la situazione.

Nei mesi passati ho lanciato tanti appelli e segnalato tanti casi a UNHCR Libia, sperando che tenesse fede alla sua missione di protezione dei rifugiati. Li ho fatti anche contattare da avvocati, politici, gente comune. MA LE PERSONE PER CUI CHIEDEVO AIUTO NON SONO MAI STATE AIUTATE.

Oggi ho spiegato perché criticare chi occulta la verità e chi non fa ciò che dovrebbe (e magari è anche pagato 60 milioni di euro per fare) non può essere considerato FUOCO AMICO.

UNHCR Libia non è un amico!

Qualche giorno fa, a Propaganda Live, Francesca Mannocchi ha portato il suo ultimo reportage girato a Tripoli. Un lavoro ottimo. Si vedono tantissime donne e bambini (anche neonati) completamente abbandonati da UNHCR.

“Avete chiesto aiuto a UNHCR?” chiede Francesca alle donne.

“Sì, tutti i giorni. Ma hanno risposto che non possono far nulla per noi“.

Quante volte l’ho sentita questa frase di UNHCR? Dovrebbero farci un cartellone pubblicitario: “Siamo l’UNHCR. Non possiamo fare niente per voi” o metterlo almeno come segreteria telefonica “Avete chiamato UNHCR. Non possiamo rispondervi e non possiamo far nulla per voi“.

Nel reportage di Francesca Mannocchi c’è un (vero) cooperante che davanti ad una massa di donne e neonati abbandonati in strada dice: “Parlano sempre di diritti umani… Questi sono gli umani. Ma dove sono i diritti?

MSF, Kenan Malik e Francesca Mannocchi hanno descritto una situazione reale. Spero che altri li seguiranno.

Qui sotto trovate tutti gli articoli che ho scritto su UNHCR. Se ne avete perso qualcuno, leggetelo (cliccate su ALTRI, si aprirà una lista molto lunga).

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