E’ esistita davvero la polpetta d’oro?

Era grande la casa dei miei nonni. Un dedalo di corridoi e stanze inutilizzate dove il tempo non era riuscito a scalfire un bel niente: la camera di mio padre da piccolo con i suoi giochi di legno disposti in fila su un baule e una penna pronta sulla scrivania, le camere dei miei zii con i poster della cocacola alle pareti, i letti fatti come se potessero tornare a dormirci tra un’ora e neanche un granello di polvere.



Anche Assunta, la tata di famiglia, era immune al tempo. Appariva e scompariva nelle stanze, senza mai far rumore, piccolina nel suo grembiule con le tasche. Quando parlava noi bambine la capivamo poco a causa del suo accento campano molto stretto. Le volevamo un gran bene nonostante o forse proprio perché per noi era un grande mistero: quanti anni avesse non sapevamo,  quali segreti celasse non immaginavamo.

Non volevamo mai mangiare. Era troppo bello giocare in quella casa, esplorare. Quando ci chiamavano per il pranzo ci nascondevamo sotto un letto o dietro una porta. Ma un giorno che in tavola c’erano polpette ci raccontarono una storia che cambiò per sempre il nostro rapporto con Assunta… e con le sue polpette.

La storia era:

Care bambine,

dovete sapere che queste non sono polpette normali. Sono speciali.

Per queste polpette Assunta ha vinto il primo premio in un importantissimo concorso di cucina chiamato “La Polpetta D’Oro”.

Partirono le domande, a raffica: quando? Dove? Perché? Ma soprattutto quale era il premio?

Nonna ce lo rivelò mentre Assunta arrossiva: il primo premio era proprio una polpetta d’oro.

Ma dov’era? Volevamo assolutamente vederla.

Assunta sorrise imbarazzata ed evitò di rispondere.

Mangiammo tutte le polpette, che erano buonissime, e poi fingemmo di andare a giocare mentre i grandi rimanevano a tavola. Da dietro un mobile li spiammo e sentimmo che parlavano della polpetta d’oro. “E ora cosa gli diciamo?” dissero. Non capivamo tutto ma era ovvio che non volevano farci vedere la polpetta d’oro.

Le prime indagini

Così io, mia sorella e mia cugina decidemmo che dovevamo trovarla da sole e passammo le settimane successive ad ascoltare di nascosto le conversazioni dei grandi per carpire qualche indizio. Stavamo per ore sotto i divani con l’orecchio appizzato. E nel frattempo perquisivamo minuziosamente la grande casa, giorno per giorno, aprivamo armadi, frugavamo nei cassetti, cercavamo doppi fondi o passaggi segreti.

Ma non trovammo nulla. C’era rimasto un solo posto in cui guardare: la stanza di Assunta, dove a noi era vietato entrare.

Era certamente lì, pensammo.

Una sera che tutti erano in salotto a prendere il caffè prendemmo coraggio e aprimmo la porta di Assunta. Era buio e non conoscevamo il posto. Non accendemmo la luce per paura di farci scoprire. Avevamo una piccola torcia. Illuminammo il comodino ma c’erano solo delle fotografie. Pensammo che una cosa così preziosa dovesse stare nascosta nel caso di arrivo dei ladri e quindi guardammo sotto al letto: c’era una scatola. Stavamo per aprirla quando Assunta entrò nella stanza e accese la luce. Fuggimmo via spaventate.

I genitori e i nonni non ci sgridarono e anzi sorrisero quando confessammo ciò che stavamo cercando. Nonna ci rivelò un’altra parte della sua verità: Assunta teneva in banca la polpetta d’oro, in una cassetta di sicurezza. Una cosa così preziosa non è bene tenerla in casa, meglio custodirla al sicuro, nella camera blindata di una banca.

Deluse non ci perdemmo d’animo. Chiedemmo di andare in banca.

Ma non si poteva, ci spiegò nonna: facevano entrare solo bambini di 10 anni, e noi ne avevamo molti meno.

Gli anni successivi

Così passarono gli anni, mangiammo molte polpette e crescemmo. Io, che ero la maggiore, il giorno del mio decimo compleanno annunciai che sarei andata in banca a vedere la polpetta d’oro. Ma mia sorella e mia cugina mi chiesero di aspettarle. Dovevamo andare tutte assieme.

Le attesi e tre anni dopo, quando anche mia cugina festeggiò i dieci anni, puntuali come un orologio tornammo a chiedere ai grandi di andare in banca a vedere la polpetta d’oro.

A quel punto tutta la famiglia si guardò, confusa. Prese la parola mia madre e ci spiegò che la polpetta d’oro non esisteva, era solo una storia per farci mangiare.

I grandi erano stupiti: come avevamo potuto crederci per tutti questi anni?

Noi eravamo arrabbiate: come avevano potuto ingannarci per tutti questi anni?

Ma Assunta, la guardammo, tentava e non riusciva a nascondere un sorrisetto strano.

E allora capimmo che una tata senza età che vince una polpetta d’oro ad un concorso di cucina e la tiene rinchiusa nei sotterranei blindati di una banca è una storia assurda,
ma molto meno assurda di quella di un gruppo di adulti che per un decennio inventano scuse senza senso per mantenere reale una storia assurda
e decidemmo, davvero decidemmo, che avremmo per sempre creduto alla prima versione della storia,
che era quella meno assurda.

Assunta ce l’aveva veramente la polpetta d’oro, nascosta da qualche parte, in qualche posto introvabile, non nella banca ma probabilmente murata in qualche passaggio segreto della grande casa dei nonni, in barba ai nonni e a tutti gli adulti che ritenevano assurdo poter vincere una polpetta d’oro ad un concorso di polpette ma non avevano considerato che Assunta faceva le migliori polpette del mondo.

Non la cercammo più perché l’avevamo trovata. La verità.

Oggi

Assunta non c’è più, è morta diversi anni fa, ma le sue polpette d’oro vivranno per sempre.

Abbiamo la ricetta.

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La polpetta d'oro

Porzioni 10 persone

Ingredienti

Per le polpette:

  • 600 gr di Carne macinata di manzo
  • 250 gr. Di Pane messo a mollo nel latte e strizzato
  • 1 uovo
  • 100 gr di parmigiano grattugiato
  • 1/2 spicchio di aglio
  • Prezzemolo
  • Sale
  • Olio di oliva
  • Qualche cucchiaio di farina
  • 70 gr. Di mortadella opzionale
  • Mezzo bicchiere di Vino opzionale

Per il sugo:

  • 1 l Salsa di pomodoro
  • 1 cipolla
  • 1 carota
  • 1 pezzetto di sedano
  • sale

Istruzioni

  1. Mettete il pane in ammollo nel latte e lasciatelo almeno un’ora. Poi strizzatelo.
  2. Tritate l’aglio, il prezzemolo, la mortadella (opzionale). Mettete tutto in una ciotola capiente assieme al macinato e al pane. Unite parmigiano, sale e uovo. Mescolate bene – l’ideale è con le mani.
  3. Prendete un po’ di impasto usando un cucchiaio. Con le mani infarinate fate delle palline della dimensione che preferite. Passatele poi nella farina.
  4. In una pentola larga mettete dell’olio di oliva e quando è caldo adagiatevi le polpette e fatele rosolare.
  5. Una volta rosolate sfumate con il vino (opzionale) e fatelo asciugare.

  6. Poi aggiungete un trito di cipolla, carota e sedano.

  7. Cotti anche quelli è il momento di aggiungere la passata di pomodoro, ancora un pizzico di sale e abbassare la fiamma.

  8. Fate cuocere almeno un’ora.

Note

Portatene una ad un concorso di cucina, magari vincerete anche voi una polpetta d’oro.

Questa storia è stata raccontata da Sarita al Celio Azzurro, una scuola fantastica dove i genitori vanno a raccontare le loro storie e a cucinare assieme ai bambini.
I bambini di Celio Azzurro conoscono la verità sulla polpetta d’oro, perché l’hanno cucinata e anche mangiata.

Celio Azzurro è un centro interculturale che cerca di resistere a Roma, leggete la sua storia cliccando qui e dategli un sostegno!

 

 

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Questo articolo ha 2 commenti

  1. Fatinha

    Spettacolare! !ho letto per Giulia dormire..provaremo a fare l’polpette d’oro

  2. Mariagrazia

    Sarita..ho letto chi sei e per cosa stai lottando…ma sono talmente tante le informazioni che hai raccolto, descritto con studio e vera caparbietà, che spaventata…ho sentito il bisogno di rallentare e approfondire comunque la tua conoscenza.Il racconto di vita della “polpetta d’oro” mi ha molto aiutata.In questo mondo di messaggi duri e crudeli a cui nn possiamo girare la testa indietro, mi hai trasportata in un mondo semplice e di verità.Dovremmo tutti leggere molti di più di questi racconti…per restare UMANI.

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