Gli schiavi soldato venivano catturati in mare su segnalazione della missione Sophia, poi EUNAVFOR MED. Poi venivano ceduti ad Almasri.

Ieri Lam Magok Biel Ruei, vittima di Osama Almasri, ha denunciato il Governo italiano per favoreggiamento nella fuga in Libia del pluriassassino pedofilo.

Lam Magok, che adesso vive regolarmente in Italia con protezione internazionale, evacuato dall’ONU nel 2022, è stato mesi nelle mani del torturatore Almasri. Un inferno. Molti suoi compagni sono stati uccisi e Lam era obbligato a pulire il sangue e portare via i loro cadaveri dopo il passaggio di Almasri.

C’è da chiedersi PERCHE’. Perché nel terzo decennio dell’anno duemila ci sono ancora deportazioni di schiavi e perché non sono state fermate? Il mandato della CPI contro 8 criminali libici pare poca cosa considerato che il sistema di catture in mare e deportazione in Libia di schiavi è qualcosa di molto più grande e i responsabili principali non sono libici.

In un mondo normale, sotto processo alla Corte Penale ci sarebbe anche e soprattutto chi è a capo di questo sistema.

Vi rivelo una cosa:

A cedere Lam Magok come schiavo soldato ad Almasri nel 2020 è stata l’Italia.

Il 17 febbraio 2020 Lam Magok cercava di fuggire dalla Libia via mare per la sesta volta. La missione Sophia del governo italiano, un mese dopo divenuta EUNAVFOR MED Irini, individuò la sua barca con SW4, un suo aereo spia (la ricostruzione fotografica è di Sergio Scandura) quando era in acque internazionali.

La missione Sophia passò le coordinate della barca di Lam ai libici e lo ammise candidamente rispondendo via email ai giornalisti che lo chiedevano.

Di fatto, l’Italia collaborò ad un respingimento collettivo. Un respingimento collettivo è illegale quando a compierlo è uno Stato europeo. L’Italia è uno Stato europeo e quindi il respngimento subito da Lam era illegale.

Dal mare, Lam venne deportato in una serie di lager libici, tra cui Triq al Sikka, finanziato dal governo italiano. A Triq al Sikka lo vendettero a Almasri. Fu trasferito prima nella prigione di El Jadida, dove Almasri gli strappò con violenza dal collo la croce di legno che portava e lo torturò per giorni. Poi fu trasferito a Mitiga per fare lavoro forzato edile (per ricostruire l’areoporto) e anche militare. Il tutto, ovviamente, senza poter contattare parenti, amici o un avvocato. A Mitiga Lam venne ancora torturato e fu costretto a lavori orribili, tra cui pulire la stanza dove Almasri uccideva le persone: portar via cadaveri, pulire feci e sangue.

Come Lam, migliaia di altre persone hanno subito la stessa sorte: cedute dall’Italia alla Libia come schiave e schiavi-soldato. Il JLProject sta raccogliendo le prove di tutti i casi.

La Corte Penale intende indagare sui responsabili italiani di questa tratta di schiavi?

La trattativa Italia-Libia negli ultimi 10 anni ha consegnato oltre 200 mila persone alla Libia come schiave. Centinaia di loro sono state anche impiegate come schiavi soldato. Ciò è avvenuto durante TUTTI i governi. Questa gigantesca massa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità ha degli esecutori noti, i libici, ma ha anche dei mandanti noti, che non sono libici.

Almasri è ora in Libia, un paese che non riconosce la Corte Penale internazionale. Quindi niente processo per lui. Mi chiedo però: non sarebbe il caso di processare i mandanti di questa tratta? Sono in Italia, paese che riconosce la CPI.

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