Un mese fa ho tentato di fare delle educate domande a una delle ONG che vincitrice dei bandi dell’AICS per progetti da realizzare dentro i lager libici di Triq al Sikka, Tarek al Mattar e Tajoura. Si tratta di Helpcode/ex CCS, che ha rilasciato una discutibile intervista ad un blog di estrema destra. Purtroppo Helpcode non ha voluto rispondere alle mie domande. E dire che le ho poste in modo corretto, spedendole per iscritto, come mi hanno chiesto.
Così, ieri sera, mi sono munita di boccia di vodka e mi sono seduta speranzosa davanti al pc per godermi il servizio de Le Iene che si intitola “Che fine fanno i nostri soldi dati alle ONG per il lager libici?”.
Le mie aspettative non sono state deluse. Il reportage de Le Iene, firmato dai grandiosi Luigi Grimaldi e Gaetano Pecoraro, è bellissimo, coraggioso e soprattutto VERO.
Guardatelo !!!!!!!
Gaetano è volato a Tunisi con la troupe de Le Iene, per conoscere alcuni miei amici, un gruppo di 9 ragazzi eritrei sopravvissuti all’inferno di ben due dei campi di concentramento finanziati dai progetti italiani. In particolare, i ragazzi erano a Tarek al Mattar da maggio a luglio 2018, proprio nel periodo in cui erano attivi i progetti di Helpcode, Emergenza Sorrisi e Cesvi.
I ragazzi a Le Iene hanno raccontato la verità: la mancanza di cibo, il buio, la vita in un capannone dove non c’è neanche il posto per stare seduti, figurarsi dormire sdraiati. Tutta un’altra storia rispetto al vergognoso video fatto circolare da Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook, in cui mostrava un carcere in costruzione, pulito, con camerette doppie e lettini a castello.
Nei lager libici non ci sono letti! C’è il pavimento, quando va bene. Ci sono 2 latrine per 1400 persone, dicono i ragazzi sopravvissuti (in realtà nel periodo in cui erano a Tarek al Mattar, l’UNHCR ha contato da 1770 persone a 1900) e per usarle ci sono almeno 3 ore di fila.
Ma non solo.
Ci sono le torture. A Tarek al Mattar i miei amici sono stati: picchiati in continuazione, a mani nude o con dei bastoni o con catene di ferro, percossi sulle piante dei piedi, seviziati con scariche di corrente. Le guardie gli bucavano le mani con un trapano…
Devo continuare?
Oggi Helpcode, Emergenza Sorrisi, CESVI e anche la Fondazione Albero della Vita (che non è stata nominata nel servizio de Le Iene, ma forse si sente chiamata in causa) scrivono lettere a destra e a manca per “dare le loro versione dei fatti” contestando il servizio de Le Iene.
Benissimo. Sono contenta che abbiano smesso di trincerarsi dietro un no-comment e un “non rispondiamo per non essere strumentalizzati” (cit. Helpcode).
Ma, mi chiedo: perché queste ONG non hanno detto una parola sulle torture subite dai miei amici?
Me lo chiedo davvero.
Loro consegnavano “formalmente” (cit. CESVI nell’intervista a Le Iene) della merce. Erano “formalmente” lì. Il che vuol dire che non c’erano ma sostenevano di esserci e di tenere tutto sotto controllo.
Faccio una considerazione: io mi trovo a migliaia di chilometri di distanza dalla Libia e tutte queste cose le so, perché le ho chieste a chi le ha subite, perché ho visto i loro video, le foto dei terribili segni che hanno sul corpo. E non parlo solo dei 9 miei amici ora in Tunisia, parlo di decine e decine di testimonianze che io, che non sono nessuno, che non ho vinto nessun bando di nessun governo, sto raccogliendo.
A queste ONG sarebbe bastato parlare con un solo profugo, per sapere queste cose.
Come hanno fatto a non accorgersi delle torture subite dai profughi di Tarek al Mattar e Triq al Sikka?
Ma va bene, diamogli il beneficio del dubbio, non tutti sono come me, non tutti parlano con le persone.
Ma oggi, oggi che lo sanno, perché non scrivono una parola, UNA SOLA PAROLA, di condanna per ciò che stanno subendo i detenuti di questi lager?
Cosa scrivono, invece, le ONG a loro discolpa?
– CESVI ci tiene a precisare che i miei amici non hanno mai visto emissari della loro associazione perché CESVI si occupava solo della sezione femminile. Mi va benissimo come risposta. Cercherò qualche donna a cui chiedere se li conosce.
– EMERGENZA SORRISI scrive:
Se è tutto documentato, potrebbero farci sapere se è vero, come denunciano i miei amici a Le Iene, che:
Melake
Teweldebrhan, 22 anni
Solomun Fsahasion, 34 anni.
Samuel Fisaha Beyene 20 anni.
sono stati lasciati senza medicine a Tarek al Mattar e sono morti di TBC nel periodo in cui Emergenza Sorrisi gestiva l’assistenza medica.
E magari anche se è vero che, come denunciano altri testimoni:
Breket Tesfay,
Hanibal Haile,
Mukubrhan Brhane
Wedi Ayfeletukywon
sono stati lasciati senza medicine a Triq al Sikka e sono morti di TBC nel periodo in cui Emergenza Sorrisi gestiva l’assistenza medica.
Se non è vero sarà facile, per Emergenza Sorrisi, dare una risposta, visto che è tutto documentato e ci sono le cartelle mediche, con i nomi e i cognomi.
Nomi e cognomi che io non smetterò mai di ricordare. Questi, assieme ad altri che sto via via recuperando, di persone morte e di persone ancora vive, assieme alle loro storie.
Aggiornamento con la rassegna stampa
Il servizio de Le Iene non è piaciuto a La Repubblica
che scrive un (a mio parere insulso) articolo dal titolo “Cooperazione, il gioco della delegittimazione delle Ong prosegue” firmato da Carlo Ciavoni.
Non mi sorprende affatto che a La Repubblica non sia piaciuto il servizio, che tocca la “gestione Minniti”. Mi sorprende invece che Ciavoni abbia il coraggio di scrivere questa grossa bugia:
…tre Ong che in Libia cercano di portare aiuto e, di fatto, svelare le atrocità medievali nei confronti di migranti rinchiusi in veri e propri lager.
Eh sì, lo ha scritto Paolo Ciavoni su La Repubblica
Le 3 ONG in questione, caro Ciavoni, non hanno MAI denunciato alcunchè. Sono state zitte, zittissime. Da anni, sui loro siti, ci propinano foto di truccabimbi e partitelle di pallone, foto scattate all’esterno dei campi, foto che non mostrano MAI dove la gente viva e dorma davvero. Zittissime! Anzi! Valeria Fabbroni di Helpcode ha dichiarato ad un sito internet di estrema destra che “I migranti NON vengono torturati nei centri di detenzione”.
E stupisce anche che Ciavoni abbia il coraggio di parlare di “delegittimazione delle ONG” nonostante, nel servizio, ci sia l’intervista a Oxfam che spiega, senza mezzi termini, come e perché TUTTE le ONG abbiano scelto di DISERTARE questi bandi. TUTTE, meno le 7 che hanno partecipato e vinto.
Sono DUE ANNI che tutte le ONG italiane (scusate, tutte meno 7) ci spiegano perché non hanno partecipato e non parteciperanno MAI ai cosiddetti “bandi della vergogna”.
Sull’articolo comparso sul cartaceo di Avvenire, invece, cosa posso scrivere?
Vorrei rivolgermi direttamente a chi lo ha scritto ma… ops, non hanno avuto neanche il coraggio di firmarlo e non lo hanno neanche messo sulla versione online. Chissà perché…
I giornalisti di Avvenire sanno benissimo che tutto ciò che viene raccontato nel servizio delle Iene, è vero. Mi dispiace molto per loro, che non hanno la libertà per ammetterlo e devono pubblicare sul loro giornale il comunicato di tre ONG qualunque, ricopiato pari pari e corredato da un titolo che disonora il giornalismo intero.
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