Tra i (tanti) argomenti per dire NO all’energia nucleare in Italia, l’unico che capiscono tutti è che… ci porta sfiga.
Voi credete alla sfiga?
Un atteggiamento scientifico e razionale suggerirebbe che chi manipola uranio e plutonio e si pone come obiettivo quello di scongiurare ogni giorno l’apocalittica fusione di un nocciolo, se la vada a cercare, la sfiga. Ma gli italiani no, gli italiani pensano che le centrali nucleari siano sicure e che gli incidenti siano solo casi isolati con una sola matrice: la sfortuna.
E allora, mettendo da parte scienza e razionalismo, vi dimostrerò che l’energia nucleare porta sfortuna, seccia, sfiga a chi la utilizza.
Le cause degli incidenti: incompetenza o sfortuna?
Tutti conoscono la tragedia di Chernobyl del 1986. Gli italiani a favore delle centrali nucleari sono prontissimi ad attribuire le cause di questa gigantesca strage all’incompetenza di chi gestiva la centrale: russi, ucraini = incompetenti. Facile, così.
Ma cosa si può dire della fusione parziale del nocciolo nella centrale nucleare di Three Mile Island (Pennsylvania, Stati Uniti) il 28 marzo del 1979? Anche gli statunitensi sono proverbialmente incompetenti? La causa è stata un malfunzionamento. Se una cosa costruita dall’uomo funziona male, possiamo dare la colpa alla sfortuna?
Ricapitoliamo: se l’incidente nucleare avviene ad est è incompetenza, ad ovest è sfortuna.
E i giapponesi? Ci vuol coraggio a dare dell’incompetente ad un giapponese. Eppure l’11 marzo 2011 c’è stato il secondo incidente nucleare più devastante della storia nell’impianto di Fukushima Dai-ichi, che è proprio in Giappone. La causa? Uno tsunami prodotto da un terremoto. Eccola qua: la sfortuna.
Del resto, quante possibilità ci sono che uno tsunami si abbatta su una centrale nucleare o che dei pazzi assassini salgano su un aereo, lo sequestrino e puntino su due grattacieli o che degli uomini bomba salgano sulla metro di Londra o sui treni di Madrid e si facciano esplodere?
Gli attivisti di Greenpeace, forse proprio per testare il rapporto tra sicurezza e sfiga nelle centrali nucleari, hanno lanciato una setrie di droni (innocui, ovvero senza bombe a seguito) sui reattori. Sono tutti atterrati tranquillamente.
La sicurezza c’è o non c’è, non può essere una questione di fortuna. Se è implicata la fortuna, vuol dire che non c’è.
E gli italiani? Incompetenti o sfortunati?
In Italia abbiamo una scarsa esperienza sulla gestione di centrali nucleari. Tra gli anni Sessanta e Settanta abbiamo costruito 5 centrali nucleari (tra cui quella di Sessa Aurunca, la Centrale nucleare del Garigliano, che nel 1963, quando entrò in funzione, era la più potente del mondo). Tutte e 5 producevano il dal 3 al 4 % dell’energia elettrica nazionale. Pochissimo, quindi.
Nel 1979, dopo l’incidente di Three Mile Island, l’Italia iniziò ad interrogarsi sul pericolo rappresentato dai suoi impianti nucleari. Nel 1982 ci fu un guasto alla centrale di Sessa Aurunca, che venne spenta. Ci furono diverse polemiche, che durarono decenni, su possibili fughe radioattive e sulla poco trasparente gestione delle scorie.
Nel 1987 il referendum mise comunque fine alla breve infruttuosa parentesi nucleare dell’Italia.
Oggi l’Italia sarabbe in grado di gestire e manutenere delle centrali nucleari?
I più polemici direbbero che non siamo riusciti a mantenere sicuri neanche dei viadotti (vedi il crollo del Ponte Morandi) e che nelle nostre città addirittura gli alberi cadono addosso alle auto in sosta e alle persone perché nessuno li ha mai potati. Questa sotto è una foto che ho scattato a Roma, nella mia strada, lunga circa 150 metri, in cui sotto la giunta Raggi sono caduti ben 9 alberi.

Chiaro, c’è anche chi pensa che siamo sfortunati: 9 alberi caduti in 150 metri! Eppure nel resto di Roma, la situazione è stata la stessa.
Oggi l’associazione di cittadini del mio quartiere ha piantato nuovi alberi, scegliendo quelli che non diventano troppo alti e che NON hanno bisogno di potature. Perché non crediamo nella sfortuna e non possiamo affidare la nostra sicurezza nelle mani di chi dovrebbe fare manutenzione e non la fa.
Senza scomodare le Mafie, senza pensare al dolo e – soprattutto – senza mettere in campo la sfiga, possiamo già avere enormi dubbi sulla manutenzione delle opere pubbliche e del territorio italiano.
Il costo del nucleare lo pagheranno i nostri figli
Io ero piccola nel 1986, ma ricordo il disastro di Chernobyl. Mesi senza poter bere latte, paura e angoscia. Costo in vite umane gigantesco. Costo per poter mettere una toppa al cratere della centrale che sparava radioattività nell’atmosfera? Miliardi e miliardi.
Oggi ci dicono: “La bolletta della luce è alle stelle perché non abbiamo centrali nucleari”. L’italiano medio ragiona in fretta: facciamo centrali nucleari e la bolletta della luce scenderà. Nessuno si chiede, però, quanti soldi serviranno per costruire delle centrali e quando rientreremo di queste spese. Se scegliamo di costruire impianti nucleari, la nostra bolletta aumenterà, non diminuirà! Quella dei nostri figli potrebbe diminuire… se saranno fortunati, se saranno vivi.
Affidiamo alla fortuna i nostri figli e nipoti. Affidiamo alla fortuna la gestione di un sistema pericolosissimo. Affidiamo alla fortuna lo smaltimento delle scorie nucleari in un paese in cui i rifiuti vengono smaltiti a cazzo di cane dalle Mafie.
Ma tutti questi argomenti non fanno presa. C’è sempre qualcuno che risponde “Abbiamo le centrali nucleari francesi a due passi da casa” e che quando spieghi la differenza, non la capisce. Anche cento metri, anche sessanta secondi, fanno la differenza tra la vita e la morte. In caso di incidenti, vivere al di qua o al di là delle Alpi, potrebbe fare la differenza tra vivere o morire*. Chiedetelo ai liquidatori di Chernobyl! Lo so, è difficile trovarne qualcuno in vita. Il tetto del reattore era pieno di blocchi di grafite radioattiva. Mandarono dei robot, ma si spensero. La radioattività era così alta che neanche i robot sopravvivevano! Ci mandarono allora degli umani, ognuno aveva due minuti di tempo, doveva sollevare a braccia i blocchi di grafite e gettarli nel cratere dell’esplosione. Due minuti erano troppi.
* e comunque, casomai aiutiamo i francesi a dire NO al nucleare.
Un solo argomento fa presa in Italia, ed è quello che userò adesso.
Il nucleare in Italia porta sfiga e l’universo ci ha avvisati più volte
- Anni Ottanta: in Italia ci si chiede se il nucleare sia pericoloso. L’universo risponde SI’ con il disastro di Chernobyl. Gli italiani capiscono il segno del cielo e il referendum contro il nucleare vince con circa l’80%.
- 2008-2011: si riparla di nucleare in Italia. L’allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola propone di costruire dieci nuovi reattori. Fanno nuove leggi. C’è chi si oppone. Viene indetto un referendum nel 2011. Diverse forze politiche raccomandano ai cittadini di non votare, di andare al mare. E allora si incazza qualche dio lassù: la terra trema, produce un gigantesco tsunami e lo scaglia sul reattore di Fukushima 3 mesi prima del referendum italiano. Gli italiani non vanno al mare, anche perché temono le correnti radioattive provenienti dal Giappone. Vanno a votare e con una maggioranza di oltre il 94% il programma nucleare italiani viene chiuso per la seconda volta.
- OGGI: cosa vogliamo fare oggi? Lo capiamo, finalmente, che voler fare centrali nucleari in Italia porta sfiga?
E’ pericoloso, antieconomico, creerà problemi ai nostri figli, ma soprattutto… porta sfiga!

Nota finale: i nostri figli non credono alla sfiga, capiscono che bisogna dire NO al nucleare, ma sono lacerati dalla nostra cecità. Riescono a vedere quel futuro che noi stiamo distruggendo. Gli adolescenti francesi del bellissimo film L’ultima ora (che vi consiglio di vedere) sono solo un esempio.
Aggiornamento del 4 marzo 2022: voler fare centrali nucleari in Italia porta VERAMENTE sfiga.
Ho scritto questo articolo due settimane fa. Qualche giorno dopo Putin ha invaso l’Ucraina e ha bombardato zone in cui ci sono centrali nucleari, mancando di poco i depositi di stoccaggio di scorie a Chernobyl. Ieri ha attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il Mondo ha paura. Gli italiani sono pentiti, soprattutto quelli che 15 giorni fa sostenevano “Cosa potrà mai succedere in Europa? Mica ci sono gli tsunami qui!”. Ora sanno di essere loro i menagramo di questo decennio.
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