La notte tra il 26 e il 27 giugno scorso una misteriosa motovedetta militare avrebbe affondato un gommone a colpi di fucile, con la gente ancora a bordo. Poi avrebbe narcotizzato tutti e li avrebbe deportati in Libia. Il Governo italiano ne sta coprendo le responsabilità?
Ho raccontato io questa storia, raccogliendo la testimonianza di una delle vittime. Ma non ho fatto solo questo. Ho anche passato il caso all’avvocatessa Giulia Crescini, dell’ASGI, la stessa che si sta occupando del caso della deportazione segreta del 2 luglio 2018.
La versione della vittima
La vittima, un rifugiato sudanese, era da 27 ore su un gommone partito dalla Libia con 97 persone. Pensavano di essere arrivati nei pressi di Lampedusa e hanno chiamato i soccorsi italiani. Dopo circa 20 minuti è arrivata un’imbarcazione militare chiara. Un militare in divisa grigia ha urlato in arabo: “Spegnete il motore, siamo italiani“. Poi i militari hanno iniziato a sparare colpi di mitragliatore sul tubolare del gommone. Con la gente ancora a bordo. Hanno fatto salire tutti a bordo e li hanno narcotizzati. Infine, li hanno deportati in Libia.
Potete leggere qui la versione dettagliata.
La richiesta di chiarimenti sulla misteriosa motovedetta al Governo italiano
L’avvocatessa Crescini ha subito fatto un accesso agli atti presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti italiano chiedendo copia di:
- Informazioni o documenti amministrativi in merito alle richieste di soccorso nella notte tra il 26 ed il 27 giugno, quando una nave militare sembrerebbe abbia effettuato un soccorso nelle acque adiacenti a Lampedusa ed abbia succeessivamente riportato i migranti in Libia.
- Informazioni o documenti amministrativi emessi in merito alle azioni intraprese dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso in Mare conseguenti alle richieste di soccorso;
- segnalazioni NAVTEXT e messaggi INMARSAT inviate dal MRCC di Roma in seguito alle sopramenzionate richieste di soccorso;
- le chiamate al centro di coordinamento di soccorso in mare della Libia.
Tutti documenti necessari ad appurare la versione della vittima.
La risposta negativa del Governo italiano
Il Ministero delle infrastrutture e Trasporti italiano, quando era in carica Toninelli, ci aveva già abituati all’assoluta mancanza di trasparenza per le informazioni concernenti i soccorsi in mare. Dal 5 settembre il ministro è Paola De Micheli, del Partito Democratico. Ma la trasparenza continua a mancare.
Qui potete leggere la risposta negativa del Ministero PD:
l’eventuale accesso alle comunicazioni/documentazioni relative agli eventi SAR di cui trattasi, comporterebbe un pregiudizio concreto ai rapporti che intercorrono tra Stati ed alle relazioni tra soggetti internazionali, in particolare con il Governo libico e maltese.
(scrive il Ministero PD)
Ma scrive anche qualcos’altro:
A tal riguardo, si specifica che l’evento di interesse della S.V. si è verificato all’interno dell’area di responsabilità SAR (SRR) della Libia e le competenti Autorità libiche (JRCC Libia) ne hanno assunto il coordinamento (come da fonte aperta riportata nella nota 1 dell’istanza della S.V., a mezzo impiego dell’unità navale libica “Obari” che ha tratto in salvo i migranti per poi sbarcarli nel porto di Al Khums).
(precisa il Ministero PD)
Anche secondo l’account facebook della Marina Libica fu la motovedetta Ubari ad effettuare la deportazione.
Cos’è la motovedetta Obari?
La motovedetta Obari o Ubari, numero 660, nome in arabo أوباري, è un’imbarcazione della cosiddetta guardia costiera libica.
La motovedetta Ubari è stata regalata dall’Italia alla Libia nel novembre 2018.
Tripoli, Libia, 26 novembre 2018 – Comandanti e membri della guardia costiera libica della base navale di Tripoli hanno ricevuto sabato la nuova motovedetta “Ubari” dal porto di Messina in Italia.
comunicato
I membri della Guardia costiera, fa sapere la stampa libica, si erano diretti in Italia per un programma di allenamento di 4 settimane per sottoporsi a un addestramento tecnico e operativo sull’ imbarcazione.
Durante l’ultimo periodo, la marina libica ha anche ricevuto la nave “Fezzan” come parte del sostegno e della cooperazione della Guardia Costiera italiana nella lotta alla migrazione illegale.
Già ad agosto 2018, il Parlamento italiano aveva approvato la donazione di 12 motovedette alla Libia.
L’Italia pagò per la manutenzione delle 12 imbarcazioni e l’addestramento degli equipaggi libici. Il tutto costò ai cittadini italiani ben 2,5 milioni di euro.
Una di quelle motovedette è stata data al trafficante libico Bija. Sì, proprio quello che negli ultimi giorni ha minacciato i giornalisti Nancy Porsia e Nello Scavo.
Un’altra motovedetta, la Fezzan, numero 658, è stata implicata nel caso del migrante ucciso a colpi di pistola nel porto di Tripoli. Era il 19 settembre 2019.
A questo pacchetto di 12 motovedette seguì, a novembre 2018, la consegna ai libici di altre 17 motovedette. Tra le quali c’era proprio la Ubari.
La motovedetta 660 Ubari, donata dall’Italia alla Libia, affonda gommoni, narcotizza e deporta persone?
Secondo quanto ci scrive il Ministero dei Trasporti italiano, la notte tra il 26 e il 27 giugno 2019, sarebbe stata la motovedetta Ubari a prendere a bordo i 97 rifugiati sul gommone.
Secondo la testimonianza di una delle vittime, i militari avrebbero gridato “Siamo italiani”, prima di affondare il gommone a fucilate con la gente ancora a bordo.
Forse non erano davvero italiani. Ma ricordiamo che l’equipaggio della Ubari ha ricevuto un addestramento in Italia (a spese nostre) e se ne va in giro per il Mediterraneo su una motovedetta italiana. A spese nostre.
Forse un po’ italiani sono diventati…
Le risposte NON date dal Governo italiano sono comunque parecchie…
E incomprensibili.
Se fossimo in presenza di un abbordaggio gestito dai libici dall’inizio alla fine e avvenuto in zona SAR libica, perché il Governo italiano si rifiuterebbe di consegnarci la documentazione?
Rimangono aperte queste domande:
1. Quali soccorsi chiamarono gli occupanti del gommone?
A chi arrivò la telefonata di soccorso? Agli italiani, ai maltesi o ai libici?
2. Il gommone era davvero in zona SAR libica?
I libici, su Facebook, scrivono che il gommone fu intercettato 86 miglia a nord-ovest di Al-Khums. Quindi più o meno qui:
La SAR libica, ammesso che esista (e pare che non esista) è ampia un centinaio di miglia. Appena dentro, quindi.
Ma dopo 27 ore di navigazione verso nord, possibile che fosserò ancora così vicini alla Libia?
Attaccata alla SAR libica c’è la SAR maltese e poi, subito dopo, Lampedusa, come potete vedere in questa mappa:
L’unico modo certo per sapere dove fossero è avere accesso alle comunicazioni in mare. Il telefono satellitare che i rifugiati avevano a bordo è stato sequestrato da chi li ha catturati, ma le coordinate GPS sono state trasmesse a chi ha risposto alla chiamata di soccorso.
3. Perché il Governo italiano sta coprendo questo fatto?
Il Ministero di Paola De Micheli (del PD) ci ha negato l’accesso a questa e ad altre verità. Perchè?
L’avvocatessa Giulia Crescini, comunque, ha già pronto il ricorso. E’ una che non si arrende.
Neanche io mi arrendo.
In mare c’è probabilmente almeno una motovedetta criminale pagata dallo Stato in cui vivo e pago le tasse. L’equipaggio è stato addestrato dal Paese in cui vivo e in cui pago le tasse.
La motovedetta Ubari è pagata con i soldi tolti alle mie strade, alle mie scuole, ai miei ospedali. Se affonda gommoni, narcotizza e deporta persone, ho il diritto, almeno, di saperlo.
Questo blog ha bisogno di aiuto, scopri perchè. Qui sotto trovi il link alla donazione con PayPal o carta. Sappi che il blog farà fruttare parecchio ogni euro che arriverà e ti renderà fiero di averlo donato.