L’India ha smesso di concedere visti agli italiani e HA FATTO BENE, dopo quello che è successo.

Come riporta La Repubblica, un gruppo di turisti italiani era partito dall’Italia a fine febbraio e girava il Rajastan con un pulmino. Erano 21 persone, tutte lombarde. Il viaggio di gruppo era organizzato da un’agenzia turistica di Sant’Angelo Lodigiano

Il primo ad ammalarsi è stato un medico 60enne di Codogno, poi sua moglie. A Jaipur sono stati ricoverati in ospedale per problemi respiratori. Il test del COVINd-19 è risultato positivo.

Ma il resto della comitiva ha continuato il tour, come se nulla fosse. Li hanno fermati solo a Delhi. Sono risultati quasi tutti positivi al coronavirus (solo 4 persone erano negative). Anche l’autista indiano aveva contratto il virus. Era prevedibile, dopo tanti giorni a condividere la stessa aria del pulmino.

Le autorità indiane hanno messo in quarantena i turisti italiani e ora stanno cercando di ricostruire il percorso dei turisti italiani, i ristoranti dove hanno mangiato, i negozi dove hanno fatto shopping. Il tutto in un paese sovraffollato e poverissimo.

AGGIORNAMENTO DEL 6 MARZO: oggi l’India ha reso noto che sono state individuate 215 persone tra coloro entrati in contatto con la comitiva italiana.

AGGIORNAMENTO 20 MARZO: purtroppo il medico di Codogno è deceduto in India.

Questa storia mi ha choccata.

La situazione in India

In India vivono 1,339 miliardi di persone (1.339.000.000), moltissime delle quali in condizioni che neanche immaginate.

Nelle grandi città la gente vive ammassata, spesso vive e dorme in strada. L’ho raccontato qui. A Nuova Delhi, per esempio, ci sono quasi 22 milioni di persone. Di notte, i marciapiedi sono gramiti di persone che dormono all’adiaccio, bambini compresi.

Imporrre una quarantena in India sarebbe impossibile. Perché la gente non ha una casa.

Le strutture sanitarie indiane sono assolutamente inadeguate a gestire un’epidemia. Non inadeguate come possono essere quelle italiane, alle quali manca solo qualche posto in terapia intensiva. Sono inadeguate davvero!

In India già si muore di patologie che qui da noi sono curabilissime.

Fa riflettere la storia dell’uomo indiano che pensava di avere il Coronavirus e si è impiccato per non trasmetterlo alla propria famiglia. A noi sembra solo la triste vicenda di un disabile psichico, invece c’è molto di più. In India ci sono moltissime persone che, quando si ammalano, non possono far altro che pregare e, se si ammalano di qualcosa di contagioso, non possono far altro che suicidarsi.

Sappiamo che il 10% circa dei malati di coronavirus ha bisogno della terapia intensiva. Queste persone in India morirebbero. Avete presente quanto è il 10% di un miliardo e trecentotrentanovemilioni di persone? Stiamo parlando di più di CENTO MILIONI di persone a rischio di morte.

Il coronavirus in India significa questo = 100 milioni di morti.

Siete davvero sicuri di voler causare 100 milioni di morti soltanto perché volete andare in vacanza in India?

Viaggiare è bellissimo perché consente uno scambio, fa capire le cose.

Ma adesso, per gli italiani, viaggiare è soltanto una cosa:

Turismo irresponsabile

La settimana scorsa avevo raccontato, con toni ironici, la vicenda dei turisti italiani bloccati all’isola di Mauritius che hanno definito “un incubo” le tre ore passate in aeroporto.

Oggi guardo gruppi Facebook di viaggiatori. Si scambiano informazioni sulla situazione dei visti per l’India, che sono stati SAGGIAMENTE sospesi (anche quelli già emessi).

Si lamentano tutti di dover rimandare le loro vacanze. Nessuno spende una parola per il possibile focolaio indiano provocato dal gruppo di turisti italiani, nessuno è preoccupato per la vita degli abitanti di Jaipur (3 milioni) o di Nuove Delhi (quasi 22 milioni). Tutti si sentono depauperati delle loro fottutissime vacanze. E basta.

Pochi giorni prima questo signore qui sotto (che sul suo profilo Twitter ha usato le parole “viaggiatore” e “diritti”) faceva una lista dei paesi che rifiutano l’ingresso agli italiani, senza minimamente capire perché e proponendo un boicottaggio a vita.

Non va meglio nei gruppi degli agenti di viaggio. Parole dure contro il Governo indiano che non rimborsa il costo dei visti emessi, ed è una giusta critica, ma nessuno sembra porsi il dilemma della responsabilità di inviare il Coronavirus in Paesi che ne verrebbero dilaniati.

Va bene, i tour operator stanno perdendo dei soldi, è questo è terribile, ma cento milioni di morti sono qualcosa di molto più terribile!

Chi vende viaggi in posti lontani senza capire i posti lontani e senza alcuna connessione umana con chi ci abita, forse è bene che fallisca.

I tour operator continuano ad organizzare viaggi in Paesi poveri, senza scrupolo alcuno.

Addirittura hanno il coraggio di fare pubblicità come questa sotto (ho cancellato il nome del tour operator perché non merita che gli si faccia pubblicità).

Forse dovrebbero aggiornare il “cosa è incluso nella quota” e aggiungere anche “genocidio in bidonville brasiliana” o “sterminio del 10% degli indonesiani”.

Per fortuna tanti paesi poveri si stanno proteggendo negando l’ingresso ai turisti italiani o istutuendo quarantene obbligatorie.

Mi rivolgo a te, turista:

Tu che potresti partire con una settimana di ferie e tutte le buone intenzioni del mondo,

tu che potresti ritrovarti 14 giorni chiuso in quarantena nella stanza 3 metri per 2 di in un anonimo albergo,

tu che potresti arrivare all’aeroporto dopo 12 ore di volo e venir rispedito a casa e farti altre 12 ore di volo,

tu che potresti magari essere fortunato e passare e viaggiare in un pulmino in mezzo a bellissime montagne e deserti e beccarti il coronavirus dal vicino di sedile che abita a 42 km da casa tua,

ti prego

SMETTI DI VIAGGIARE

Fai questo sacrificio, rimanda le tue vacanze, resta a casa, vai allo specchio, guardati e scopriti una persona che non ha fatto del male, che è davvero un turista responsabile.

Questo mio punto di vista è diverso da quello di tutti coloro che si occupano di viaggi. Me ne accorgo. Io sono una viaggiatrice esperta, scrivo di viaggi, ma soprattutto di persone. In India sono stata 3 volte ed è un paese che amo molto. Per questo adesso rimango a casa.

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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Alessandra

    “Va bene, i tour operator stanno perdendo dei soldi, è questo è terribile, ma cento milioni di morti sono qualcosa di molto più terribile!
    Chi vende viaggi in posti lontani senza capire i posti lontani e senza alcuna connessione umana con chi ci abita, forse è bene che fallisca.
    I tour operator continuano ad organizzare viaggi in Paesi poveri, senza scrupolo alcuno.”

    Ciao Sarita! D’accordo con tutto.
    Per fortuna non tutti i tour operator sono irresponsabili.
    Ci sono tour operator che cancellano di loro volontà i viaggi per contenere il contagio, sobbarcandosi decine di migliaia di perdite (perchè rimborsano TUTTO), rischiando poi in un futuro di non pagare i dipendenti, rischiando di fallire e non poter portare a casa il pane per i propri figli.
    Detto questo… condividerò il tuo articolo perchè lo ritengo giusto! 🙂

    Alessandra

    1. sarita

      Purtroppo la maggior parte dei tour operator NON ha cancellato viaggi in paesi poveri.
      Ho fatto un giro oggi sui siti web dei maggiori e vendono ancora i loro viaggi in Paesi poveri e sovrappopolati, senza proprio porsi il problema.
      Per fortuna i loro viaggi sono vuoti. I turisti non li prenotano perché – giustamente – temono di finire respinti negli aeroporti d’arrivo o in quarantena.

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