Sono durissime le accuse contro UNHCR e IOM per il caso del respingimento segreto del 2 luglio 2018.

« UNHCR e IOM hanno tracciato e conosciuto la storia di queste persone – denuncia l’avvocata Giulia Crescini durante la conferenza stampa sul respingimento del 2 luglio – ma poi hanno coperto e affiancato l’attività delle autorità italiane».

«Perché UNHCR e IOM non hanno mai denunciato il fatto?», si chiede l’avvocato di ASGI Salvatore Fachile.

Ci sono alcuni fatti netti e provati:

UNHCR e IOM erano al porto durante lo sbarco dei deportati del 2 luglio.

Non solo hanno visto lo sbarco, lo hanno anche FOTOGRAFATO.

Ce lo confermano le stesse immagini pubblicate da UNHCR e IOM il 2 luglio 2018 sui loro account social.

Eccole qui:

Le persone nelle foto SONO i deportati del respingimento segreto. Li abbiamo riconosciuti tutti! Ci sono addirittura Josi e Seid, i ragazzi morti di fame e malattia nei  lager libici dove li hanno rinchiusi.

Le foto sono state scattate al porto di Tripoli durante lo sbarco e subito dopo. Ma le abbiamo trovate soltanto pochi giorni fa. Perché?

UNHCR e IOM non hanno mai rivelato di avere fotografie del respingimento segreto del 2 luglio 2018

Riassumiamo l’iter legale:

Con regolari accessi legali, nel 2020 gli avvocati delle vittime chiedono sia a UNHCR Libya che a IOM Libya di consegnare tutto il materiale relativo ai loro assistiti e al respingimento da loro subito.

Sono prove molto importanti per le vittime, fondamentali per dimostrare in tribunale che fossero sulla Asso Ventinove.

La prima richiesta non riceve risposta. Zero!  Così, tre mesi dopo, viene inoltrata un’altra richiesta.

Al secondo accesso agli atti… IOM non risponde, UNHCR sì. Ma, in merito allo sbarco, risponde che UNHCR does not hold records concerning the disembarkation.

UNHCR non tiene registrazione degli sbarchi? Davvero? Però, a quanto vediamo, li fotografa.

Le testimonianze delle vittime sulla presenza di UNHCR e IOM al porto di Tripoli.

Le vittime del respingimento segreto ci hanno raccontato la loro versione dei fatti. Al porto c’erano sia impiegati di IOM – raccontano – che di UNHCR. Li divisero in gruppi e segnarono  i loro nomi.

Segnarono i loro nomi???

Chiaro, è solo la testimonianza di 60 diverse persone, prendetela per quel che è.

Ma vediamo le foto. Questa soprattutto, pubblicata da UNHCR Libya.

UNHCR al porto durante il respingimento segreto del 2 luglio 2018

Le vittime ci confermano che questa foto è stata scattata al porto subito dopo lo sbarco. L’addetto UNHCR che vedete di spalle – secondo i testimoni che sono in questa foto – era quello che prendeva i nomi.

Il gruppo delle donne sopravvissute al respingimento invece ha sempre raccontato che i nomi li prese IOM. E in effetti le ritroviamo oggi in questa foto, scattata sempre al porto di Tripoli e pubblicata da IOM, proprio accanto ad un addetto di IOM.

IOM al porto durante il respingimento segreto del 2 luglio 2018

Come abbiamo trovato queste foto.

Per caso, per rabbia. UNHCR e IOM hanno sempre negato di conoscere il respingimento segreto, quindi non avevamo pensato a frugare nei loro account social. Spesso pubblicano foto di repertorio, che in passato ci hanno sviati e ci hanno fatto solo perdere tempo.

Poi, qualche giorno fa, il capo missione di IOM Libya Federico Soda ha pubblicato un tweet che mi ha fatta arrabbiare. Questo:

Federico Soda e Flavio di Giacomo di IOM sui respingimenti segreti

“Quando e dove hanno denunciato il respingimento segreto operato  dalla Asso Ventinove? E altri?” mi sono chiesta. E siccome quando mi arrabbio scrivo, ho deciso di preparare un articolo sul silenzio di UNHCR e IOM. Facendo le ricerche, ho scaricato tutto ciò che avevano postato sui social nel luglio 2018. Niente denunce sulla Asso Ventinove che, guidata dai militari italiani, operava un respingimento segreto. Anzi! (IOM scrive che è stata la Guardia Costiera Libica!) Però c’erano i due tweet.

Di fronte alle fotografie il  mio cuore si è fermato per un istante, perché in una delle foto… c’era il mio amico Cris!

C’era Cris!!! Non erano foto di repertorio allora, erano proprio la immagini originali!

Quando parli con gli umani, e non solo degli umani, sai come sono fatti gli umani. E li riconosci. Tutti.

Il caso su cui lavoro assiduamente da due anni, bruscamente, improvvisamente, da parola scritta diviene immagine. Ed è identica a quella avevo ricostruito nel mio cervello.

Il momento dello sbarco, immortalato da UNHCR

Dello sbarco a Tripoli conosciamo l’esatta dinamica attraverso le testimonianze delle vittime, i  tracciati della Asso Ventinove e il diario di bordo.

Sappiamo che alle ore 8:32 UTC la Asso Ventinove entra nel porto di Tripoli con il suo segreto carico di deportati. Si ferma. Sono sempre i militari italiani di stanza sulla navemilitare italiana Caprera,  ormeggiata nel porto di Tripoli, a dare gli ordini, come hanno fatto fin dall’inizio di questo respingimento. Mandano la motovedetta 648 Ras al Jadir (che è una di quelle regalate dall’Italia alla Libia) e trasbordano le persone per portarle in banchina. Finito lo sbarco, alle 9:41 UTC, la Asso Ventinove va via.

Il tracciato della Asso Ventinove è questo

Linee e puntini che ho visto mille volte. Ma oggi abbiamo anche la fotografia di UNHCR (la didascalia è mia).

Oltre le vittime sulla motovedetta 648 Ras al Jadir che attracca, si vede anche, sullo sfondo, la nave militare Caprera (si legge bene la sigla A5349), da cui partivano gli ordini.

Mi chiedo: dal molo in cui è stata scattata la foto si è potuto assistere anche al trasbordo dei respinti tra la Asso Ventinove e la Ras al Jadir?

Sorge un’altra domanda: chi ha avvisato UNHCR e IOM di andare al porto?

UNHCR e IOM si recano al porto di Tripoli quando vengono avvisati.

Dal diario di bordo della Asso Ventinove sappiamo che per il respingimento segreto gli ordini li davano i militari italiani dalla nave Duilio e soprattutto dalla nave Caprera (che si vede nella foto di UNHCR).

Sarebbe importante capire se siano stati gli italiani o i libici a chiedere a UNHCR e IOM di recarsi al porto.

Ma la domanda principale rimane una:

E’ vero, come sostiene ASGI, che gli staff libici di UNHCR e IOM sapevano del respingimento segreto e non lo hanno voluto denunciare?

Io non so (ancora) dare una risposta certa.

Le vittime asseriscono di aver parlato più volte alle organizzazioni dell’ONU.  Riferiscono di aver protestato al porto per il respingimento illegale subito e di aver poi, di nuovo, dopo chi uno, chi due mesi, raccontato ad UNHCR tutta la storia durante l’intervista per accedere all’ambito codice UNHCR.

Le vittime ci hanno anche mostrato i messaggi recuperati dai loro parenti e amici, con cui avvisavano di essere vivi e di essere stati “deportati dagli italiani”. Così scrivevano.

Io stessa, del resto, quando ho cercato “persone deportate dagli italiani” chiedendo ai reduci del lager di Tarek al Mattar, trovai al primo colpo chi conosceva la storia.  I sopravvissuti lo raccontavano a tutti.

Il respingimento segreto era segreto in Italia, ma notissimo in Libia.

La risposta di UNHCR e IOM

Ultimamente mi sono trasformata in una stalker per avere risposte dalle organizzazioni dell’ONU.

L’ufficio stampa di IOM Italia non risponde al telefono, ai messaggi in segreteria e alle email. Ho provato a telefonare e anche a mandare messaggi whatsapp a Flavio di Giacomo, li ha letti ma non mi ha risposto.

Vi ricordo che ASGI ha raccontato che sul molo, al momento dello sbarco a Tripoli, il personale di Oim era presente e identificò i respinti. Tuttora, ci fa sapere ASGI, IOM non risponde alle richieste di accesso agli atti presentate a nome delle vittime del respingimento segreto.

Ho avuto più fortuna con UNHCR Italia, che mi ha aiutata ad avere una risposta alle mail che avevo spedito allo staff libico. Lo staff italiano di UNHCR non è, ovviamente, responsabile di ciò che accade in Libia e il suo aiuto mi ha fatto davvero piacere.

Le prime risposte di UNHCR Libia sono state un po’ vaghe. Alla mia domanda “E’ vero che UNHCR sapeva del respingimento segreto del 2 luglio 2018 e non lo ha denunciato?” mi hanno spedito questo:

Bellissime parole, comunque. Ma generiche. Così ho ringraziato per la risposta generale e insistito con le domande sul caso particolare del 2 luglio 2018 (ovvero quello per cui avevo scritto). Stavo per desistere, quando…

AGGIORNAMENTO: Stanotte, dopo la stesura di questo articolo, ma prima della sua pubblicazione, la portavoce di UNHCR Libya Caroline Gluck mi ha scritto ammettendo che UNHCR era presente al porto.

I can confirm that UNHCR and a partner team were present at the disembarkation point in Tripoli Port on 2 July. They provided lifesaving assistance including providing blankets and drinks, and hygiene kits for the women; medical checks were also carried out.

Our teams at disembarkation points do not record peoples’ personal details (eg names etc), or personal testimonies at disembarkation, as the conditions, at a time when people are still clearly in distress and in a state of shock, are not conducive to the exchange of this type of information and in an environment where the Libyan authorities are present and there is no privacy available.

Non ha fatto cenno alle fotografie. Ma Caroline Gluck non c’era nel 2018 (è portavoce di UNHCR Libia solo dal 2019) e forse non sa che esistono. L’ho appena avvisata io. E le ho anche chiesto:
1) se hanno altre foto dell’evento.
2) se possono spedire subito tutte le prove agli avvocati delle vittime.

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Questo articolo ha un commento

  1. Emmanuel

    Cercheremo di combattere contro il razzismo

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