Ad Ardea, e nel resto d’Italia, tutti si chiedono perché un uomo con problemi psichici avesse una pistola. Ve lo spiegherò.
La storia, se fosse accaduta in un altro Paese, avrebbe dell’incredibile. In Italia è invece, purtroppo, ordinaria amministrazione.
La strage di Ardea
Andrea Pignani è uscito di casa con una pistola e l’ha puntata contro due bambini che giocavano, i fratelli David e Daniel Fusinato, di 10 e 5 anni. Presumibilmente un anziano coraggioso, il signor Salvatore Ranieri, ha tentato di difenderli. L’assassino gli ha sparato, uccidendolo. E poi ha sparato anche ai bimbi.
L’assassino si è poi barricato nella sua villetta a Colle Romito, consorzio residenziale di Ardea, vicno Roma. Dopo tre ore, l’assassino si è sparato con la stessa pistola.
Le testimonianze raccolte: ad Ardea si sapeva che Andrea Pignani era pericoloso e aveva una pistola
‘Era arrivato qui da pochi mesi” scrive RaiNews raccogliendo una testimonianza “e da subito aveva creato problemi. Alcune volte era già capitato che l’uomo uscisse di casa e sparasse in aria. Avevamo segnalato la cosa, ma non si era capito se avesse un’arma vera o una scacciacani”.
“Non era la prima volta che minacciava qualcuno con la pistola” scrive Leggo
“La famiglia dell’omicida – scrive La Repubblica – era conosciuta nel quartiere per episodi di molestie e degrado. Più volte sono stati segnalati alle forze dell’ordine. Basti pensare che una persona della nostra vigilanza interna ha il compito di tenere d’occhio quella villetta”.
Gli stessi vicini conoscevano quell’ingegnere violento tant’è vero che avevano ordinato alla loro vigilanza interna di tenere d’occhio la villetta dei Pignani. Molte segnalazioni alle forze dell’ordine ma nessuna denuncia (Tgcom24)
Dove ha preso la pistola?
L’attuale ipotesi che sta circolando è che l’arma fosse del padre dell’assassino, una ex guardia giurata morta due anni fa.
Alla mprte di un legale detentore di armi, la legge prescrive di “rottamare” le pistole. Ma i controlli non ci sono e, anzi, per gli eredi è difficilissimo restituirle. Soltanto la settimana scorsa una ragazza che conosco ha tentato di effettuare la procedura, con questi risultati:


La morte del padre di Pignani – scrive Fanpage – non era nota alla stazione dei carabinieri di Tor San Lorenzo: ai militari sarebbe dovuta arrivare una segnalazione sulla detenzione della pistola da parte della famiglia, cosa che invece non si è verificata.
In Italia – come ricorda Stefano Iaccaccone in questo ottimo articolo – in caso di mancata denuncia di un’arma ereditata è prevista una pena di due mesi di arresto OPPURE un’ammenda di 258 euro. Per prendere un permesso di detenzione invece, tra bolli e pratiche, si spendono circa 350 euro. Va da sé che la gente preferisce tenere le pistole di congiunti morti anziché rifare il permesso a suo nome.
Ebbene sì: in Italia un erede senza porto d’armi (non importa se pazzo, pregiudicato, terrorista, serial killer o semplicemente minorenne) si ritrova in mano fucili e pistole appartenute ad un legale detentore d’armi deceduto e nessuno controlla se le abbia correttamente restituite.
Il problema dell’Italia è che NON è in grado di garantire la sicurezza sulle armi da fuoco. Logica vorrebbe che una cosa non sicura venisse vietata. Invece NO. I politici che oggi postano messaggetti di cordoglio per i bambini uccisi hanno fatto di tutto per far entrare le armi nelle case degli italiani. Uno per tutti: Matteo Salvini.

E poi c’è sempre la stessa storia: tutti si girano dall’altra parte
Tutti sapevano che Pignani era pericoloso. Nessuno lo ha denunciato.
Quando sono stata a Disarmarte ho fatto un discorso strano intitolato

Le suocere possono salvarci dalle armi regolarmente detenute.
ma un senso ce l’aveva
Non so se il mio discorso ha ispirato qualcuno. Ma sicuramente mi ha auto-ispirata. Qualche mese dopo sono andata a chiedere ai carabinieri se era normale che un tizio si facesse i selfie mentre sparava dal balcone con un fucile e li pubblicasse su Facebook. “No” mi hanno risposto.
Il maresciallo mi ha dato retta e ha controllato. Ha anche fatto un discorso bellissimo sull’abuso di armi da fuoco nelle case degli italiani. Un discorso serio e sensato, che manco @beretta_g Non credevo alle mie orecchie.
Da successive indagini è venuto fuori che l’uomo conviveva con un pregiudicato e pluricondannato per reati violenti. Incredibilmente aveva ottenuto il porto d’armi. Hanno avviato la procedura per revocarlo.
Oggi mi torna in mente quel maresciallo, che facendo il suo lavoro magari ha salvato la vita a qualche vicino o parente di quei tizi. Grazie!
Opponiamoci sempre al proliferare delle armi da fuoco, denunciamo e facciamo valere il nostro diritto a vivere tranquilli e sicuri!
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