Chi lotta contro un’ingiustizia vuole due cose: VERITA’ e GIUSTIZIA. Dopo due anni di indagini difficili e faticose sul respingimento segreto del 2 luglio 2018, ostacolati in tutti i modi dal Governo italiano, con caparbietà siamo riusciti ad ottenere la prima. Ve la voglio quindi raccontare.
La verità sulla deportazione segreta del 2 luglio 2018 è la seguente:
questo gigantesco respingimento llegale e segreto è stato compiuto dalla nave privata italiana Asso Ventinove su ordine della Marina Militare italiana.
La ricostruzione degli eventi del 2 luglio 2018 è possibile a partire dalle seguenti fonti:
- i tracciati della rotta della Asso Ventinove scaricati da Vessel Finder
- Il diario di bordo della Asso Ventinove
- Le testimonianze dei sopravvissuti
- Le fotografie scattate da UNHCR e IOM
- Il report della Marina libica.
Ciò che manca è la versione dello Stato italiano, che al momento non mi è ancora pervenuta. Mancano, poi, le comunicazioni tra la Marina libica e la Marina Italiana e tra la Marina Italiana e il MRCC (Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma. Su quelle lo Stato italiano ha apposto il “segreto militare” e i cittadini italiani, malgrado reiterate formali richieste, non ne hanno ancora accesso.
La ricostruzione degli eventi ora per ora
NB gli orari in alcune fonti sono UTC, in altre sono locali (UTC +2). Segnalerò via via queste discrepanze mantenendo come base del racconto gli orari locali.
– 1 LUGLIO 2018 – MATTINA: dopo circa 20 ore di navigazione, 3 gommoni in fuga dalla Libia sono in difficoltà nel mar Mediterraneo. “Abbiamo telefonato ai soccorsi italiani” ci raccontano i passeggeri sopravvissuti, che erano su una delle imbarcazioni partita il giorno precedente da Khoms.
Dove sono quando chiamano i soccorsi? In SAR libica o in SAR maltese? Le vittime sostengono di aver chiamato i soccorsi italiani soltanto dopo che il loro GPS ha segnato l’uscita dalla SAR libica. Ma, certo, il GPS poteva essere rotto. Per avere maggiori informazioni bisognerebbe ascoltare la chiamata di soccorso. Gli avvocati delle vittime l’hanno richiesta nell’accesso agli atti che in questi anni hanno presentato 2 volte (una al ministero retto da Toninelli e una al ministero retto dalla De Micheli) e che è stato sempre rifiutato con la motivazione del “segreto militare”. Scoprire che il gommone era fuori dalla SAR libica sarebbe una ulteriore aggravante agli illeciti compiuti dal Governo italiano nella gestione di questo evento SAR.
– TARDA MATTINATA/PRIMO POMERIGGIO: I gommoni vengono sorvolati due volte da aerei di ricognizione e elicotteri: uno era sicuramente italiano.
In quel periodo sulla rotta Malta-Khums e Lampedusa-Zwara già volavano quotidianamente gli aerei spia europei con la segreta e atroce missione di scovare migranti in mare e denunciarli alle autorità libiche. Per conoscere la provenienza degli aerei spia che il 1 luglio individuarono i gommoni c’è bisogno di sciogliere il “segreto militare” sull’evento SAR.
E’ importante capire quale aereo sia stato a stabilire il primo contatto visivo con i gommoni. Ricordo che per aprire un evento SAR non basta una chiamata di soccorso da parte dei naufraghi ma ci vuole un contatto visivo. Una volta stabilito, l’evento SAR può essere aperto.
Sappiamo che l’elicottero era italiano: Eliduilio, l’elicottero della Caio Duilio.
Nel primo pomeriggio – raccontano i sopravvissuti – il mare si alza. Il motore di uno dei gommoni si rompe. Mentre provano a riavviarlo, arriva un elicottero: EliDuilio. Viene da nord, indugia su di loro con cabrate continue. È un mezzo militare e li punta dall’alto, come se non voglia perderli di vista. «Lo abbiamo avuto sulla testa per almeno un’ora», raccontano oggi i naufraghi.
Dalle carte, risulta che l’evento SAR viene aperto con il contatto visivo stabilito da EliDuilio, l’elicottero della Caio Duilio.
Quando l’elicottero finisce il carburante ritorna dove è partito (ovvero sulla Caio Duilio). Pochi minuti più tardi, sulla scena compare la motovedetta libica Zwara. Abborda i migranti e li cattura.
– ORE 19 circa: arriva la motovedetta libica Zwara.
Arriva sul posto la motovedetta libica Zwara – numero 644. Uno dei tre gommoni è già affondato, la metà dei passeggeri affogata. I libici recuperano i sopravvissuti di questo e delle altre due imbarcazioni: “276 migranti in tutto”, scrivono sul loro account Facebook.
Con troppe persone a bordo e il mare grosso, la Zwara si mette in moto e procede a rilento verso sud.
– ORE 20 (18:00 UTC) la nave privata italiana Asso Ventinove, della Augusta Offshore di Napoli, si trova nel porto di Tripoli, ancorata alla banchina Abu Sitta, proprio di fronte alla nave militare italiana Caprera.
– ORE 20:13 (= 18:13 UTC): come si vede dai tracciati, la Asso Ventinove lascia il porto di Tripoli diretta a nord.
– ORE 21:12 (19.12 UTC) la nave inserisce nel transponder la sua destinazione: piattaforma della Melitah (Bouri Field). Procede dritta verso di essa, arrivando alla velocità di circa 7 nodi.
– ORE 21:41 (19:41 UTC) la nave Asso, che viaggia verso la piattaforma alla velocità di quasi 8 nodi, spegne il transponder o ha qualche problema con esso. Il transponder imarrà spento per 34 minuti, ovvero fino alle 20:15.
– ore 22:15 (20;15 UTC): il transponder viene riacceso: la nave sta virando verso est.
– Cinque minuti prima… alle ORE 22:10: secondo il diario di bordo della Asso, la base della Marina Militare Italiana a Tripoli (nave Caprera, ormeggiata alla banchina di Abu Sitta) chiama la nave privata italiana Asso Ventinove, in servizio alla piattaforma della Melitah Oil and Gas (una partecipata dell’ENI), e le dà istruzioni per una operazione SAR: il soccorso alla motovedetta Zwara. La chiamata è registrata sul Diario di Bordo della Asso Ventinove. Vengono fornite le coordinate raggiunte al momento della motovedetta Zwara, che nonostante i problemi continua la navigazione verso sud. Sono 33°37′ N 013°50′ E.
La Marina Militare italiana, quindi, ordina alla Asso Ventinove di dirigersi verso determinate coordinate per intervenire in una operazione SAR. La Asso Ventinove cambia rotta ed esegue l’ordine ricevuto.
– dalle 22:15 alle 1:21 (20:15-23:21 UTC): la Asso Ventinove punta dritta verso la motovedetta Zwara, a velocità massima 9.8 nodi. In quel lasso di tempo riceve dalla Marina italiana almeno 4 aggiornamenti sulle coordinate della motovedetta Zwara, la quale cambia in continuazione la sua posizione, dato che sta navigando verso sud.
– ORE 01;12: la Marina italiana comunica alla Asso Ventinove la presenza, sul posto, dell’incrociatore lanciamissili Caio Duilio. Poco dopo, arrivata sul posto, la Asso Ventinove avvista la nave militare italiana, ferma al largo non si sa da quanto tempo.
Il cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare italiana Caio Duilio è un enorme (150 metri di lunghezza) pattugliatore già impiegato nell’operazione “Mare Sicuro”.
Da ora in poi sono anche i militari italiani sulla Duilio a dare istruzioni alla Asso Ventinove.
– ORE 01:30 (23:30 UTC): la Asso Ventinove affianca la motovedetta Zwara. Coordinate 33°32′ N 013°31’E.
– ORE 2:12: inizia il trasbordo dei 262 (secondo la Asso Ventinove) o 276 (secondo i libici) naufraghi dalla motovedetta Zwara alla Asso Ventinove. Tra di loro, secondo i libici, ci sono 54 minorenni e 29 donne, almeno una incinta. Secono le testimonianze che ho raccolto, sono proprio le donne, tra cui Dahia, incinta all’ottavo mese, a parlare con l’equipaggio italiano: dichiarano di essere eritree e di voler chiedere asilo all’Italia. L’equipaggio risponde: “Vi portiamo in Italia. Adesso Dormite”.
Tra le 00:20 e le 00:58 e tra le 00:58 e le 01:21 (orari UTC – aggiungete 2 ore!) il transponder viene spento o smette di funzionare per 2 volte, con buchi rispettivamente di 28 e 23 minuti. Non è quindi possibile, dai tracciati, visualizzare le operazioni di trasbordo.
– ORE 3:20: secondo il diario di bordo il trasbordo è completato e la nave riparte. Ciò viene confermato dai tracciati: da quest’orario in poi si vede una rotta dritta e decisa verso Tripoli, con velocità costante di circa 5.5 nodi.
I naufraghi quindi, in acque internazionali, sono saliti su una nave battente italiana. Secondo il codice internazionale di navigazione, dalle ore 2:12 del 2 luglio 2018 essi si trovano su TERRITORIO ITALIANO, soggetto alle leggi dello Stato italiano. Leggi che prevedono il diritto di asilo e che vietano respingimenti collettivi di stranieri alle frontiere.
– AL MATTINO, invece dell’Italia, compare il porto di Tripoli. Sulla nave, i rifugiati se ne accorgono. Le donne raccontano di aver chiesto spiegazioni all’equipaggio e di aver ricevuto questa risposta: “Stanotte abbiamo contattato le autorità italiane e ci hanno detto di portarvi in Libia. L’Italia non vi vuole”.
– ORE 10.37 DEL MATTINO (8:37 UTC): la Asso Ventinove entra nel porto di Tripoli e si ferma a circa 200 metri dalla nave militare Caprera. Sbarca i naufraghi mediante una (o più) motovedette libiche. Siamo sicuri che una di queste sia la 648, la Ras Al Jadir (una di quelle regalate dall’Italia alla Libia), perché abbiamo una fotografia scattata da UNHCR. Questa:
Lo sbarco avviene sulla banchina Abu Sitta, proprio sotto gli occhi della nave militare italiana Caprera e proprio sotto gli occhi dello staff di UNHCR, che paga un fotografo (Sufian Arara, alias Sufian Said) per scattare delle foto.
– RESTO DELLA MATTINATA del 2 luglio 2018: gli staff di UNHCR e IOM assistono i naufraghi e, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, segnano i loro nomi e altri dati su alcuni fogli. Abbiamo twtt con foto che raccontano questi momenti.
POMERIGGIO del 2 luglio 2018: I sopravvissuti al naufragio vengono rinchiusi nei lager libici di Tarek al Mattar e Triq al Sikka. Ad agosto, nel terribile lager di Triq al Sikka, nasce il piccolo Loni, il figlio di Dahia. Ad settembre, chi è finito a Tarek al Mattar viene spostato a Zintan. Josi muore lì dopo qualche mese, di fame e malattia, senza alcun aiuto o assistenza medica, sul pavimento.
Né la Marina Italiana, né UNHCR, né IOM denuncerà o rivelerà questo respingimento illegale segreto.
Nella primavera del 2019, indagando sul caso gemello, Asso Ventotto, ho trovato le vittime di questo gigantesco respingimento illegale e scoperto ciò che era avvenuto. Il resto… lo sapete.
Oggi c’è una causa civile aperta: cinque delle vittime hanno fatto causa allo Stato italiano (nella persone di Conte, Salvini, Trenta, Toninelli), al comandante della Asso Ventinove, Corrado Pagani, e alla compagnia Augusta Offshore di Napoli. Ma questa è GIUSTIZIA. Non dipende più da me.
La VERITA’, quella sì, ve l’avevo promessa. E l’avete avuta.
In questo Mondo non è affatto poco.
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