Secondo il Sunday Times of Malta, ci sarebbe una trattativa segreta tra Malta e la cosiddetta guardia costiera libica per deportare profughi nei lager libici. Il caso che ho raccontato, quello del 26 giugno 2019, potrebbe essere collegato a questa trattativa.

Il Sunday Times rivela che “il Governo di Malta avrebbe negoziato segretamente un accordo con la Libia per coordinare le forze armate di Malta con la guardia costiera libica allo scopo di intercettare i migranti diretti verso l’isola e deportarli nel paese del Nord Africa devastato dalla guerra”.

La violenta deportazione su cui sto indagando è uno dei casi collegati a questa trattativa? Potrebbe. Ecco perché.

La violenta deportazione del 26 giugno 2019.

Fin dall’inizio, conoscendo una delle vittime, ho indagato su questo caso misterioso e inquietante.

Ho passato il caso agli avvocati Crescini e Fachile, dell’ASGI.

La versione di una delle vittime

La sera del 26 giugno 2019 un gommone partito dalla Libia era in viaggio da 27 ore. A bordo 97 persone, quasi tutti di nazionalità sudanese.

Ad un certo punto, nel buio del mare, hanno visto delle luci. Un’isola? Credevano di trovarsi in acque territoriali italiane. Hanno chiamato i soccorsi.

Circa 20 minuti dopo è arrivata un’imbarcazione militare e si è accostata al gommone in navigazione. I militari hanno sparato alcuni colpi di mitragliatore sul tubolare del gommone. Con la gente ancora a bordo.

Armi in pugno, hanno intimato a tutti di salire sulla motovedetta. A bordo, i militari avevano della maschere antigas. Hanno spruzzato sui rifugiati un gas che odorava di aglio.

Poi lo stordimento. Sono stati tutti narcotizzati.

LEGGI LA VERSIONE DELLA VITTIMA.

La versione del Governo italiano. (Suggerisce il coinvolgimento di Malta)

L’avvocatessa Giulia Crescini ha subito fatto un accesso agli atti presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti italiano chiedendo copia di tutte le comunicazioni in mare.

Come ho spesso denunciato, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti italiano (detto adesso dalla ministra PD Paola De Micheli) rifiuta sempre ogni accesso alle comunicazioni in mare.

Questa volta, però, nella lettera di rifiuto, qualcosa la scrivono:

l’eventuale accesso alle comunicazioni/documentazioni relative agli eventi SAR di cui trattasi, comporterebbe un pregiudizio concreto ai rapporti che intercorrono tra Stati ed alle relazioni tra soggetti internazionali, in particolare con il Governo libico e maltese.

Che c’entra Malta?

Nessuno di noi aveva chiamato in causa Malta.

Il Governo italiano invece cita le relazioni internazionali con Malta e specifica anche, come a chiamarsi fuori dalla vicenda, che la misteriosa motovedetta era la Ubari (NB regalata dall’Italia alla cosiddetta guardia costiera libica).

A tal riguardo, si specifica che l’evento di interesse della S.V. si è verificato all’interno dell’area di responsabilità SAR (SRR) della Libia e le competenti Autorità libiche (JRCC Libia) ne hanno assunto il coordinamento (come da fonte aperta riportata nella nota 1 dell’istanza della S.V., a mezzo impiego dell’unità navale libica “Obari” che ha tratto in salvo i migranti per poi sbarcarli nel porto di Al Khums).

Qui potete leggere tutta la risposta (negativa) del Governo italiano all’accesso agli atti per il caso del 26 giugno

Quelle che vedevano erano le luci di Malta o di Lampedusa?

Sul gommone pensavano di essere vicino Lampedusa, ma forse non lo erano. Forse quelle luci in lontananza potevano essere quelle di Malta.

Oppure erano le luci di Lampedusa ma il gommone era o stava per entrare in acque maltesi. Perché, se ricordate bene, tra la SAR libica e le acque territoriali italiane, appena sotto Lampedusa, c’è una striscia sottile di acque di competenza maltese.

Quindi una nuova possibile ricostruzione della violenta deportazione del 26 giugno potrebbe essere:

  • Il gommone chiama i soccorsi
  • La competenza passa a Malta
  • Malta chiama la motovedetta Ubari

Come conoscere la verità?

La telefonata di richiesta soccorso è stata effettuata da un telefono Turaya, che ha il GPS. Le coordinate sono quindi in possesso di chi ha risposto alla chiamata di soccorso.

Il Governo italiano NON ha voluto comunicarle agli avvocati delle vittime.

Il Governo maltese lo farà?

Vedremo…

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