Quasi 6 mesi fa, il 2 maggio 2018, la barca a vela Bright è sparita nell’Oceano Atlantico, tra le isole Azzorre e il Portogallo. A bordo gli skipper Aldo Revello e Antonio Voinea.

Nessuno in questi mesi è riuscito a dare una risposta alla domanda che si sono fatti tutti: cosa è successo?

Oggi la moglie di Aldo, Rosa Cilano, assieme a tutta la famiglia e agli amici, rivela di essere in contatto da oltre un mese con una fonte, un uomo, straniero, che finalmente ha deciso di parlare.

Cosa ha raccontato quest’uomo?

Secondo la fonte, il 2 maggio 2018, verso l’ora di pranzo, il Bright sarebbe stato speronato da una nave cargo, uno di quei giganteschi portacontainer che solcano gli oceani, grandi come due isolati.

La nave non si sarebbe volutamente fermata a soccorrerli.

Tutti gli altri particolari, tanti e inquietanti, sono agli atti della denuncia alla Procura di Roma che la famiglia di Aldo Revello ha già presentato.

 

La fonte è affidabile?

“All’inizio ho pensato ad un millantatore o a un estorsore” ha raccontato Rosa “Ma i dettagli che ha fornito sono troppo particolareggiati per poter dire che non siano veri”.

Dettagli precisissimi, che coincidono tutti con la terribile ricostruzione che possiamo fare di questa tragedia.

Perché la fonte ha deciso di parlare solo dopo mesi?

Tanti possono essere i motivi. Ma se le cose sono andate come lui racconta, si può facilmente ipotizzare che sia stato inizialmente bloccato dalla paura e successivamente spronato dal senso di colpa.

Un brav’uomo quindi, che decide di rompere un muro di silenzio durato mesi.

Rosa si augura che ora altri seguano il suo esempio.

Alcune domande e risposte

Dalle carte e dalle indagini delle autorità, è possibele controllare parte della storia raccontata dalla fonte e rispondere ad alcune domande, come:

  • 1. Il 2 maggio c’era una nave cargo in quella zona e a quell’ora?
    Sì, ce ne erano diverse, pare ben 6. Questo fatto è assodato.
  • 2. Le 6 navi sono tornate tutte nella zona dell’SOS?
    Questo potranno appurarlo le autorità.
  • 3. Sono state controllate le scatole nere delle navi cargo presenti in zona? Interrogati gli equipaggi?
    A questo non so rispondere. Spero lo farà chi di dovere.

Ed altre che ce ne verranno sicuramente.

 

La possibile ricostruzione

Attenzione: questa è solo una possibile ricostruzione, un testo di pura fiction scritto da me, basato sui dati che ho ma senza alcuna attinenza con la realtà. Prendetela con le pinze, come una delle storie possibili. Magari non è quella giusta!

Il 2 maggio 2018 la barca a vela Bright sta navigando nell’Atlantico verso il Portogallo.

Dietro di lei arriva una gigantesca nave cargo.

In questi casi, la barca a vela ha diritto di precedenza nautica. Il cargo, poi, dovrebbe avere un radar che lo avvisi della presenza di altre imbarcazioni.

Eppure la nave si avvicina troppo. Troppo! Ha una velocità molto più elevata di quella della barca a vela, quindi è praticamente impossibile sfuggirle.

Lo schianto.

Sul cargo si accorgono di tutto, ma il capitano fa proseguire.

Rottami galleggiano da tutte le parti. Lo scafo del Bright si inabissa. Si attiva l’EPIRB.

Il centro EPIRB riceve il messaggio di soccorso dal Bright e sappiamo che allerta tutte le navi presenti in zona (quindi, per forza, anche il cargo), chiedendo di dirigersi sul luogo del disastro.

L’EPIRB funziona fino a 25-50 metri sotto il livello del mare. Poi il Bright si inabissa e il segnale si perde.

Anche la nave responsabile del disastro risponde all’SOS?

Questa è una bella domanda. Decido di trattarla con entrambe le ipotesi.

  • A: No, la nave continua a fuggire.
    Ma in questo caso le altre navi avrebbero trovato i rottami del Bright. Sappiamo invece che non li hanno trovati.
  • B: Si, la nave cargo torna indietro e arriva per prima sulla scena.
    Cosa ne fa dei rottami?

La storia (quella vera) ci racconta che del Bright sono stati ritrovati solo 3 giubbotti salvagenti e una tanica. Da mesi ci si chiede dove siano i rottami e tutte le cose che galleggiavano.

Ma torniamo alla nostra “nave fantasma”.

A bordo tutti sanno tutto e alcuni hanno visto con i loro occhi.

Cosa rischierebbero il capitano (e l’armatore?) se le cose fossero andate così?

Una condanna per omicidio colposo, risarcimenti economici, forse il sequesto della nave per lo svolgimento delle idagini, con conseguente blocco del gigantesco carico che stanno trasportando.

E’ plausibile che abbiano taciuto per questo?

Come convincono l’equipaggio a tenere la bocca chiusa?

 

Cosa non galleggia in questa storia

Ve l’ho scritto tante volte, io sono una scrittrice, non una giornalista, e uso l’immaginazione. Quindi, magari, non è andata così.

Ho seguito il caso del Bright fin dall’inizio, studiando carte e dati.

Fin da subito abbiamo ipotizzato una collisione con qualcosa (nave, container semisommerso, balena) ma c’era un particolare che non tornava, la mancanza di rottami in mare. Questo particolare ci ha fatto inizialmente sperare che il Bright non fosse affondato o che fosse affondato lentamente, non a causa di uno schianto, dando il tempo ad Aldo e Antonio di salire sulla zattera di salvataggio.

Quando scrivo una storia di fiction, il mio primo pensiero è far andare a posto tutti i pezzi. Se dovessi scrivere la storia del Bright, ci sarebbe un pezzo da incastrare: i rottami.

Se questa storia fosse finta, una cosa che invento io, ci sarebbe la nave pirata che si rende conto che la barca a vela aveva un sistema di segnalazione e che le autorità hanno ricevuto l’SOS. Allora torna indietro, arriva per prima, fa recuperare dai marinai i pezzi della barca distrutta e lascia in mare solo 3 giubbotti salvagente e una tanica.

Oppure c’è un’altra soluzione narrativa: la nave pirata in realtà è piena di alieni che hanno un raggio laser capace di colpire una barca a vela e trasportarla, intera e con tutto l’equipaggio, nel loro mondo, un pianeta a 1 milione di anni luce dalla Terra. Un bel pianeta, ricco d’acqua pulita, dove regnano giustizia e verità. Lasciano i giubbotti salvagente perché nel nuovo mondo non servono, nel nuovo mondo non si affoga e non si muore, mai.

Sceglietene una!

 

E non rimenticate di diffondere gli appelli di Rosa: chi sa, parli!

 

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Questo articolo ha 2 commenti

  1. sarita

    Ci sono due tipi di narrazioni, quelle possibili (realistiche) e quelle impossibili (fantastiche).
    Oggi, almeno, possiamo inserire l’ipotesi della nave cargo tra le storie possibili e realistiche.
    Reale no, realistica e possibile mi sembra proprio di sì.

  2. sarita

    Su Facebook mi fanno notare che in una collisione con una nave cargo potrebbero anche non staccarsi rottami.
    In questo caso, ho risposto io, la teoria della collisione rimarrebbe in piedi, L’assenza di rottami, per come l’abbiamo considerata in questi mesi, era un dato a sfavore, non a favore della teoria della collisione.

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