L’Ambasciata italiana NON sta rispettando la sentenza del giudice che le ha ordinato l’immediato ingresso in Italia di Harry, vittima del respingimento illegale Asso Ventinove.

Lo scorso 10 giugno Harry, rifugiato sudanese vittima del respingimento illegale Asso Ventinove del 1-2 luglio 2018, ha vinto la causa intentata contro parte del Governo italiano (Consiglio dei Ministri, Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ambasciata d’Italia a Tripoli) al Tribunale Ordinario di Roma, sezione Diritti della Persona e Immigrazione.

La causa trae origine da un respingimento illegittimo ai danni 276 migranti, tra i quali il ricorrente, materialmente operato dalla nave mercantile battente bandiera italiana Asso Ventinove il giorno 2 luglio 2018. Il ricorrente ha chiesto l’emissione di un provvedimento urgente finalizzato al rilascio di un visto d’ingresso in suo favore quale rimedio alla violazione subita.

“Il giudice”, dice la sentenza esecutiva, “accoglie il ricorso e, per l’effetto, dichiara il diritto del sig. HARRY (nome di fantasia) di presentare domanda di protezione internazionale in Italia e ordina alle amministrazioni competenti di emanare tutti gli atti ritenuti necessari a consentire il suo immediato ingresso nel territorio dello Stato italiano”.

Ambasciata Italiana persìde la causa

Una bella vittoria per Harry, per il suo team legale (composto dalle avvocate Cristina Laura Cecchini, Loredana Leo, Giulia Crescini e Ginevra Maccarrone nell’ambito del progetto Sciabaca & Oruka dell’ASGI) e per il JLProject, progetto di Mediterranea Saving Humans che segue da anni il ragazzo e che ha effettuato le indagini forensi per il suo caso.

“Harry è in Libia da troppi anni” vi raccontiamo dal JLProject “ha visto morire amiche e amici, in mare, nei lager libici e anche a casa sua in Sudan. Ha sofferto la fame, la sete, non ce la fa più. E’ stato illegalmente deportato in Libia da una nave italiana, la Asso Ventinove, su ordine del governo italiano. E’ stato rinchiuso nel lager di Tariq Al Matar per tre mesi, dove ha subito maltrattamenti ed abusi, e poi è stato sottoposto a lavori forzati.

Quello del 2 luglio 2018 è stato un gigantesco respingimento (276 tra uomini, donne e bambini) avvenuto in segreto, per nascondere l’illecito agli occhi del mondo. Noi del JLProject abbiamo scoperto il caso nel 2019, abbiamo trovato le prove della sua illegalità, abbiamo pianto i morti che si sono susseguiti negli anni (Josi e Seid, morti di fame e malattia nei lager libici, Amela, stuprata e uccisa da un libico…), ci siamo ancora più legati ai sopravvissuti e abbiamo cercato di aiutarli legalmente.

E poi abbiamo vinto la prima causa.

Harry oggi potrebbe festeggiare la straordinaria vittoria legale, tanto agognata, contro la terribile ingiustizia del respingimento illegale che ha subito cinque anni fa. Ma sta invece soffrendo per una nuova atroce ingiustizia: l’ambasciata italiana a Tripoli non risponde alle richieste dei suoi legali, ignorando, così, la sentenza di un giudice italiano”.

Le avvocate di Harry ci fanno sapere che l’ambasciata italiana a Tripoli, retta dall’ambasciatore Gianluca Alberini, non ha risposto alle due diverse PEC inviate.

La sentenza è esecutiva e Harry ha il diritto di prendere un aereo di linea da Tripoli per Roma. Ma purtroppo non ha il passaporto, condizione comune alla maggioranza dei rifugiati (le guardie dei lager libici rubano soldi e documenti ai detenuti). Ha solo il documento UNHCR (status di rifugiato), che però non è un titolo di viaggio.  L’Ambasciata italiana a Tripoli ha perso la causa e per effetto della sentenza deve emettere immediatamente un documento sostitutivo che consenta ad Harry di poter salire sull’aereo. Eppure non lo ha ancora fatto.

“Temiamo che l’Ambasciata, in modo platealmente scorretto, stia cercando di perdere tempo” denuncia JLProject “tante, troppe cose potrebbero capitare ad Harry in Libia: potrebbe essere ucciso, morire di fame. Forse l’Ambasciata spera in una futura causa d’appello che ribalti il primo grado, non sappiamo. Quel che è certo è che Harry oggi ha il diritto di prendere subito quell’aereo e lasciare per sempre l’inferno della Libia”.

Le avvocate di ASGI ricordano che “Le politiche di esternalizzazione svuotano il diritto d’asilo respingendo e bloccando illegittimamente le persone in Libia e in altri paesi non sicuri. Questa decisione finalmente riporta al centro il diritto a cercare protezione attraverso l’ingresso sul territorio italiano. Le autorità del paese di bandiera della nave e le autorità che coordinano le operazioni hanno il preciso compito di pretendere il rispetto del principio di non refoulrment e di agire in questo senso”.

Aiutate Harry a far valere i suoi diritti con l’Ambasciata italiana!

Il JLProject fa appello a tutti per chiedere al Governo italiano e all’Ambasciata italiana a Tripoli l’immediato rilascio dei documenti di Harry e si augura che le ingiustizie continue subite da questo e da tanti altri uomini, donne e bambini in Libia cessino una volta per tutte.

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