Il ministro Piantedosi, ascoltato come teste nel processo contro Salvini, ha detto falsità sul ruolo dell’Italia nei respingimenti di migranti in Libia
Il ministro Piantedosi è stato ascoltato il 16 febbraio 2024 come teste nel processo contro Salvini per il presunto sequestro delle persone che erano sulla Open Arms dal 2 al 20 agosto 2019.
Tutta la deposizione è ascoltabile su Radio Radicale qui.
Ad un certo punto Piantedosi viene interrogato dall’avvocato Gaetano Fabio Lanfranca. Leggiamo il testo esatto:
AVVOCATO LANFRANCA: Allora io le chiedo in maniera diretta e vorrei una risposta chiara da lei che il ministro degli interni: la Libia è un porto sicuro?
MINISTRO PIANTEDOSI (balbettando): Ma infatti nessuno ha mai stabilito che la Libia… cioè… da parte nostra non abbiamo mai dato ehm… come dire, non abbiamo mai consegnato ai libici delle persone dicendo di riportarle…
AVVOCATO LANFRANCA: Quindi i migranti non devono essere o non dovrebbero essere riportati in Libia?
MINISTRO PIANTEDOSI: Ma non lo facciamo mai noi. La Libia lo fa con le sue istituzioni ufficiali che sono approvate dall’ordinamento internazionale, finanziate dagli organismi internazionali tra cui anche l’Europa.
Ascoltiamolo:
Anche ai microfoni dell’ANSA il ministro Pientedosi ha ripetuto la stessa cosa.
PIANTEDOSI: No, no, mai mai! L’ITalia non ha mai coordinato e non ha mai consegnato in Libia migranti raccolti in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate da assetti italiani.
Questa affermazione del ministro Piantedosi NON corrisponde alla verità. E’ un’enorme BUGIA.
L’Italia HA PIU’ VOLTE RESPINTO MIGRANTI IN LIBIA. E’ anche verità processuale.
Citiamo i casi che hanno già avuto sentenze di tribunale:
- Caso HIRSI: “Il caso Hirsi Jamaa e altri contro Italia è stato condannato dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti umani il 23 febbraio 2012 con una unanime condanna dello stato italiano per il modo in cui ha operato il respingimento di un considerevole numero di profughi africani provenienti dalla Libia tra il 6 e il 7 maggio 2009. La sentenza è definitiva“. Approfondisci.
- Caso ORIONE: Il Governo italiano (Ministero della Difesa) viene condannato a risarcire e riammettere in Italia i rifugiati respinti in Libia dalla Nave Orione, della Marina italiana. Approfondisci. Leggi la sentenza, che è del 14 novembre 2019, quando Matteo Piantedosi era Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno.
- Caso Asso Ventinove – qualche mese fa ci sono state 2 diverse sentenze di primo grado emesse da 2 giudici diversi. L’Italia aveva ordinato alla nave Asso Ventinove di compiere il respingimento in Libia di 276 uomini, donne e bambini. I 2 ricorrenti che hanno fatto causa e VINTO hanno citato in Tribunale anche il ministero dell’Interno e tutto ciò (citazione in giudizio, processo e sentenza) è avvenuto mentre Matteo Piantedosi era ministro. Il respingimento è invece avvenuto mentre Matteo Piantedosi era Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno retto da Salvini. Le sentenze sono state appellate dal governo italiano, ma gli avvocati dei rifugiati sono fiduciosi di vincere i gradi successivi e renderle difinitive. Approfondisci.
Poi ci sono tutti quei respingimenti in Libia coordinati dal governo italiano che sono in attesa di sentenza o che finiranno in tribunale in futuro.
- Citiamo come esempio il caso del 24 maggio 2023 (quando Piantedosi era ministro): il comandante del mercantile P. Long Beach sostiene di aver ricevuto l’ordine di respingere 27 persone in Libia dal MRCC Roma, cioè dal comando della Guardia Costiera italiana. Approfondisci.
Ma possiamo far di meglio: è lo stesso governo italiano, nelle sue carte, a confermare la direzione di migliaia di respingimenti in Libia. Ad esempio solo in 3 anni – periodo dal 1 luglio 2018 al 1 luglio 2021 – la Joint Operation Themis (cioè Italia & Frontex) ha schedato 588 respingimenti in Libia come sue… operazioni Themis. Approfondisci.
Cosa sarebbe successo se il ministro Piantedosi avesse detto il vero?
Dichiarando la verità – ovvero che l’Italia ha operato e/o coordinato respingimenti illegali in Libia e continua a farlo anche oggi – avrebbe corso il rischio di autoincriminarsi per i respingimenti avvenuti nel periodo in cui era Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno e nel periodo attuale, in cui è Ministro dell’Interno?
SCHEDA. Come funziona la testimonianza in un processo penale?
Il testimone ha il dovere di dire la verità – altrimenti rischia una denuncia per falsa testimonianza, reato punito da 3 a 6 anni.
Nel caso il testimone si ritrovi nella condizione di non poter dire la verità per non autoincriminarsi, egli ha il diritto di bloccare la deposizione e non rispondere.
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