Quando ho saputo che a sparare sui pescatori italiani è stata la motovedetta Ubari 660, non ho fatto un salto sulla sedia. Sapevo benissimo che, prima o poi, sarebbe accaduto. Ciò che ho provato è, nell’ordine, un blando sollievo per il fatto che non ci fossero morti ma solo feriti e poi un’immensa e profonda amarezza che mi ha ammutolita per diversi giorni.

Il motivo della mia amarezza è il suguente:

Sono almeno due anni che il Governo italiano conosce la pericolosità della motovedetta Ubari.

Sono almeno due anni che il Governo italiano ne copre i crimini.

“Il Governo italiano sta coprendo una motovedetta criminale che si aggira per il Mediterraneo?” è il titolo di un articolo che scrissi il 22 ottobre 2019, dopo che il Governo italiano Conte II (precisamente il ministero dei Trasporti retto dalla ministra Paola De Micheli del PD) rigettò l’accesso agli atti su un’operazione SAR in cui la motovedetta Ubari aveva sparato contro un gommone di migranti, affondandolo con la gente ancora a bordo.

Il caso del 26 giugno 2019

Le vittime (2 diversi rifugiati) mi raccontarono che la notte tra il 26 e il 27 giugno 2019 erano da 27 ore su un gommone partito dalla Libia. Erano in tutto 97 persone. Pensavano di essere arrivati nei pressi di Lampedusa e avevano chiamato i soccorsi italiani. Dopo circa 20 minuti era giunse un’imbarcazione militare chiara. Un militare in divisa grigia urlò in arabo: “Spegnete il motore, siamo italiani“. Poi i militari spararono colpi di mitragliatore sul tubolare del gommone, con la gente ancora a bordo. Abbordarono il gommone e facero salire tutti a bordo. Li narcotizzarono con un gas. Li deportarono in Libia.

Assieme allo scrittore Amr Adem, raccontai la vicenda su questo blog. Chiamammo anche il giornalista Andrea Palladino, che arrivò subito con la sua telecamera e realizzò un video con intervista ad uno dei nostri testimoni. Lo potete vedere qui. Su La Stampa, poi, Andrea Palladino scrisse anche un articolo dal titolo “Fermati dalla motovedetta libica, ci hanno narcotizzati e riportati a Tripoli“.

Io e Amr indagammo ancora sulla vicenda. Contattammo gli avvocati di ASGI, che fecero un accesso agli atti per avere la registrazione della chiamata che le vittime sostenevano di aver fatto ai soccorsi italiani. L’accesso venne rifiutato.

Scoprimmo, però, che quella motovedetta era la Ubari.

Cos’è la motovedetta 660 Ubari?

La motovedetta Obari o Ubari, numero 660, nome in arabo أوباري, è un’imbarcazione della cosiddetta guardia costiera libica.

La motovedetta 660 Ubari è stata regalata dall’Italia alla Libia nel novembre 2018.

Tripoli, Libia, 26 novembre 2018 – Comandanti e membri della guardia costiera libica della base navale di Tripoli hanno ricevuto sabato la nuova motovedetta “Ubari” dal porto di Messina in Italia.
I membri della Guardia costiera, fa sapere la stampa libica, si erano diretti in Italia per un programma di allenamento di 4 settimane per sottoporsi a un
addestramento tecnico e operativo sull’ imbarcazione.
Durante l’ultimo periodo, la marina libica ha anche ricevuto la nave “Fezzan” come parte del sostegno e della cooperazione della Guardia Costiera italiana nella lotta alla migrazione illegale.

comunicato

I militari a bordo, che si spacciavano per italiani, erano stati effettivamente addestrati in Italia.

Oggi (maggio 2021) la Ubari spara sui pescatori italiani e ne ferisce uno

Conoscete bene il caso, che da una settimana è su tutti i giornali: la motovedetta Ubari ha avvicinato tre pescherecci e ha aperto il fuoco con le mitragliatrici. Il comandante de peschereccio italiano Aliseo, Giuseppe Giacalone. è stato ferito ad un braccio.

Ciò che voglio dire ai pescatori italiani e alle loro famiglie è che i Governi italiani che abbiamo avuto negli ultimi anni hanno esternalizzato le morti sul lavoro, oltre che le frontiere. L’Italia arma, addestra e paga criminali che scorrazzano indisturbati e impuniti per il Mediterraneo. Draghi addirittura li loda e li ringrazia!

La motovedetta 660 Ubari è solo una delle tante armi mortalli che i Governi italiani hanno sguinzagliato. A fare accordi con i criminali questo succede.

Il sindaco di Mazara del Vallo ha commentato: “Prima o poi ci scapperà il morto”. Ed ha ragione.

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