La storia di Oniriko Fest, a raccontarla, pare  il delirio di un gruppo di onironauti. Sembra una favola, una leggenda metropolitana come quella del coccodrillo nelle fogne, epica, un viaggio psichedelico del tutto artificiale, un sogno.

Ma va bene così, è un buon segno, vuol dire che in questo mondo ancora non ci hanno impedito di sognare. Certo, ci hanno impedito di credere, questo si.

Credere a cosa?

Che una storia troppo bella possa essere vera.

Perché, vedete, la storia di Oniriko Fest è vera. Anche se sembra un sogno, anche se inizia da un incubo.

Un incubo vero però.

L’incubo è il panorama culturale e sociale romano degli ultimi anni. Molto semplice da descrivere, ve lo illustro con una foto:

Ecco, la storia (vera) di Oniriko Fest inizia proprio in questo ambiente inospitale, in questo deserto che a Roma ha provato a liofilizzare anche i sogni, ma non ci è riuscito.

Torniamo alla foto. Vedete quelle orme sulla sinistra?

Sono il segno del passaggio di una carovana. Perché in ogni deserto c’è gente che resiste e si unisce, viaggia compatta, affronta le tempeste di sabbia, incontra chi in quel deserto si è perduto e lo salva.

La carovana resistente di Oniriko Fest è partita dal Collatino Underground qualche anno fa. Ha già fatto molta strada ed è ancora in viaggio.

Non si muove a dorso di dromedario ma il suo è un viaggio comunque lento, in cui ci si ferma e si assapora la realtà della tappa.

Come si muove?

Così:

Oniriko Fest

Con il tendone di un circo???

Esattamente.

Un collettivo resistente che viaggia attraverso un deserto ospitando musica, arte e teatro sotto il tendone di un circo e si chiama Oniriko?

Forse stiamo raccontando un sogno, un sogno lucido. Oniriconautica si chiama, ed è la capacità di muoversi coscientemente all’interno di un sogno, anche all’interno di un incubo, come quello del deserto culturale e sociale romano.

Quattro ragazzi fanno lo stesso identico incubo – il deserto – e assieme reagiscono e hanno un’idea: comprarsi il tendone di un circo.

E se lo comprano.

L’incubo allora si trasforma in uno di quei sogni comici. Li avete mai fatti? Quelli in cui girate come una trottola per la vostra vita ordinaria e vi impantanate in conversazioni assurde. La casa dei nonni è una delle location in cui finite sempre.

– E come va il lavoro?
– Bene Nonna. Sai, ci siamo comprati il tendone di un circo.
– Che??????
– Un circo Nonna.
– Come i Togni?
– No, senza tigri. Ci facciamo un Festival. Si chiama Oniriko Fest: musica, teatro…
– Ti trovo sciupato. Ma mangi?

Poi il sogno si trasforma ancora.

E’ un sogno di gloria. Arriva un sacco di gente che si unisce alla carovana, tutti vogliono suonare, recitare, ballare, bere, mangiare, innamorarsi sotto il tendone del circo. Tutti cercano e trovano riparo sotto il tendone, colorati e felici, e il deserto, fuori, se la piglia in quel posto e rimane quello che è, un deserto.

 

Oniriconautica, abbiamo detto, la capacità di esplorare e modificare a piacere il prorio sogno. Di migliorarlo.

E la realtà? Si può cambiare la realtà? Si può migliorare?

Vi rispondo vomitandovi addosso una botta di realtà: Google Maps.

Vedete il pallocchietto rosso?

E’ il tendone di Oniriko Fest che mentre parliamo è già montato in via del Frantoio 9 e apre le sue porte venerdì 27 aprile con il concerto dei Veeblefetzer.

E’ reale.

La prima tappa di Oniriko è il Tiburtino III, all’interno del Circolo Arci Concetto Marchesi, uno spazio costruito negli anni ’70 dai geniali manovali che ancora lo popolano e sempre resistono.

Rimarremo qui fino al 15 giugno e poi continueremo il nostro viaggio.

Perché ho scritto rimarreMO ? Perché su questa carovana sono salita anche io.


Per il programma di Oniriko Fest guardate il sito del festival.

 

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