NienteAccordiConLaLibia è una campagna di opposizione al rifinanziamento della missione in Libia.

Come nasce NienteAccordiConLaLibia

Due mesi fa, noi attivisti del Josi and Loni Project abbiamo saputo che il Parlamento italiano avrebbe votato per il rifinanziamento alla cosiddetta guardia costiera libica e ad altri pezzi del sistema creato per fermare in mare le persone che fuggono dalla Libia e deportarle nei lager.

La data del voto è sempre stata misteriosa. Come immaginavamo, il Parlamento italiano ha tutta l’intenzione di votare in sordina, per evitare scandali e opposizioni. Per fortuna le nostre leggi impongono la calendarizzazione dei lavori parlamentari. Così, alla fine, abbiamo saputo la data, che è il 15 luglio 2021.

Eravamo già pronti da mesi. Il JLProject in genere è un’armata Brancaleone, ma quando avviene qualcosa di importante riesce ad organizzarsi nei minimi dettagli e a funzionare come un orologio svizzero. Così è stato questa volta – per fortuna.

Il 5 luglio è iniziata la campagna NienteAccordiConLaLibia. Ecco le tappe.

Il primo atto della campagna NienteAccordiConLaLibia è stato farla conoscere. Abbiamo usato Twitter e organizzato un tweet storm ad un dato orario, con l’idea che il tutto sarebbe durato, che so, una mezzoretta. Invece l’hashtag è stato in tendenza per oltre 6 ore e a distanza di 24 ore la campagna social non accenna ad esaurirsi.

I social network sono importanti perché raggiungono tutti ovunque, ma una campagna efficace deve arrivare fisicamente nelle piazze, deve parlare in faccia alla gente.

Quindi… usciamo dai social!

Sabato 10 luglio io sarò a Casetta Rossa, a Roma, e porterò le testimonianze di tanti rifugiati che in questo momento si trovano in Libia.

Il 14 e 15 luglio aderiamo al presidio davanti al Parlamento. Ci trasferiremo proprio lì, a fare rumore a chiedere a gran voce NienteAccordiConLaLibia.

I materiali della campagna NienteAccordiConLaLibia

Sono usciti materiali importanti. Li pubblico qui.

Innanzitutto il primo tweet con il video realizzato da noi attivisti. Eccolo:

Poi una serie di contenuti importanti che abbiamo creato e pubblicato. Dire che “il Governo italiano fornisce schiavi alla Libia” può sembrare un’accusa vaga. Così abbiamo fornito le prove di questa nostra affermazione.

Questo mio tweet con video è stato uno dei più visti di tutta la campagna (65 mila persone hanno letto il tweet, 13 mila hanno visto anche il video).

Ciò che racconta è molto semplice: il Governo di Accordo Nazionale Libico ha una legge, la 19/2010, la applica e nei suoi tribunali condanna tutte le persone catturate in mare alla pena della detenzione a tempo indeterminato con lavori forzati.

Niente di più chiaro: il Governo italiano fa accordi con un Governo straniero che ha questa legge nel suo codice. Qui non si tratta più di reati coommessi da singole guardie, si tratta di una legge di Stato.

I parlamentari italiani possono far finta di non sapere cosa facciano le singole guardie ai rifugiati, ma NON POSSONO far finta di non conoscere la legge sull’immigrazione di uno Stato estero con cui fanno accordi per gestire l’immigrazione!

La legge è questa:

legge libica lavori forzati

Gli effetti delle deportazioni sulle persone sono questi:

La partecipazione dei politici italiani è questa:

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