“Il ritorno di Anicka” è una fresca e universale immersione in quell’identità sul confine di cui – sorpresa! – facciamo parte tutti.

Sono stata invitata alla prova aperta di uno spettacolo teatrale: “Il ritorno di Anicka”, della compagnia teatrale Focus_2. Era per me una settimana molto piena e non ho avuto tempo per leggere o informarmi su cosa sarei andata a vedere ma era a Spin Time Labs, dove, ecco, mai vengono proposti eventi brutti, quindi sono andata fiduciosa.

“Di cosa parla questo spettacolo?” è la domanda banale ma umana che ognuno di pone quando entra in un teatro.

Parla di Anicka “Ania Rizzi Bogdan, attrice e coautrice ucraina emigrata negli anni ‘90 in Italia, che per riavvicinarsi alle sue origini decide di mettere in scena la sua storia e quella della sua famiglia, a cavallo del crollo dell’Unione Sovietica, della Perestroika, dello scoppio della centrale di Chernobyl e dell’indipendenza Ucraina”.

La storia di un’altra, insomma. Invece no.

Ania vuole raccontare la sua storia attraverso il corpo di un’altra e cerca un attrice che la impersoni. “Deve essere bionda, lineamenti sovietici, esperta di ginnastica artistica e deve possedere negli occhi la decantata malinconia dell’est Europa“.

Ma il casting va male e l’unica a presentarsi è una ragazza italo-peruviana: Killa Emanuela Paz Alvarez, bruna, goffa, occhi a mandorla, custode della memoria dei nativi Chavin delle Ande.

La storia di un’altra ancora.

Ania e Killa sono arrivate a Roma da luoghi lontani, agli antipodi, eppure in qual che modo la loro storia è la stessa: i sogni di quando erano bambine, l’albero genealogico, i nomi dei nonni.

E’ questa identità sul confine ad accumunarle, una doppia lingua madre, un doppio cognome indice di una doppia nazionalità di cui sentono il peso più che la ricchezza, ma con un’elaborazione di un vissuto al confine diverso, l’uno più inclusivo dell’altro.

Esistono i confini dentro. Yo soi un confin – dice Killa nel tentativo di universalizzare e sentire più aderente a sé la storia“.

Foto familiari e rimembranze si intrecciano proiettate su uno schermo e tu, spettatore, ci entri dentro e ciò che alla fine vedi è la TUA storia, come se su quello schermo ci fossero le foto dei tuoi nonni.

E’ la storia di noi tutte.

Il ritorno di Anicka

“Il ritorno di Anicka” andrebbe mostrato nelle scuole, ma anche ai docenti e ai genitori

Tutti noi siamo arrivati a Roma con un percorso tortuoso che parte dai nostri genitori, risale ai nonni, a volte devia, torna indietro, riparte. Rotte e connessioni ci portano lontani nel tempo e nello spazio.

Roma è una città in cui le cui scuole sono popolate da ragazzine e ragazzini romani con nazionalità di paesi lontani, a loro spesso completamente sconosciuti, e ragazzine e ragazzini romani con tradizioni familiari di altre regioni e stati, intrecciate, mescolate, ibride.

Tutti siamo (almeno) due cose.

Se portassimo una classe a vedere questo spettacolo e poi chiedessimo loro di tracciare su una mappa il percorso fatto dalla loro famiglia per arrivare a Roma, le linee ottenute rappresenterebbero il dedalo della nostra identità collettiva.

Proviamoci!

I contatti della compagnia Focus_2 li trovate qui.

Produzione Focus_2 Drammaturgia collettiva

Con Ania Rizzi Bogdan e Killa Emanuela Paz Alvarez

Regia di Eleonora Gusmano

Aiuto regia Lorenzo Del Buono

Consulente storico Enrico Bonanate

Responsabile tecnico e audio Alessandro Romano

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