Il Manifesto mercoledì scorso ha pubblicato la mia inchiesta sul racket degli schiavi-soldato catturati nel Mediterraneo.
Tante persone che seguono questo blog e il mio lavoro mi hanno scritto e telefonato per complimentarsi e sono stata due interi giorni a rispondere ai loro messaggi. Tra loro c’erano attivisti, scrittori, lettori, politici e, soprattutto, i rifugiati che si trovano ancora in Libia.
Lo stesso giorno, a partire dalle mie denunce, è arrivata anche alla Camera un’interrogazione parlamentare sugli schiavi soldato catturati in mare.
La storia della pubblicazione di questa inchiesta sul Manifesto
E’ semplice ma bellissima.
Tante volte, prima d’ora, ho passato informazioni, dossier, testimonianze e testimoni a giornalisti di vari quotidiani italiani molto famosi. Hanno pubblicato il mio lavoro, senza neanche citarmi. Ma va bene così, io sono un’attivista e quindi pago volentieri questo prezzo per far finire su un giornale una notizia che verrebbe altrimenti ignorata.
Ma stavolta ho chiamato Il Manifesto e scoperto che la loro redazione è molto diversa.
Mi hanno proposto, come se fosse la cosa più naturale del mondo: “La vuoi scrivere tu questa storia?“.
Immaginate la mia sorpresa!
E così l’ho scritta.
In questa semplicità (= nel preferire che un articolo di inchiesta lo scriva chi è anni che indaga e nel volerne riconoscere il merito) sta l’abissale differenza tra Il Manifesto e gli altri giornali.
Se non l’avete già fatto, potete leggere il mio articolo qui .
Lo dedico a tutti rifugiati che dalla Libia, con estremo coraggio, mi raccontano le loro sofferenze.
Ma lo dedico anche a chi li ascolta, a tutti voi che leggete il mio blog e mi scrivete per chiedere aggiornamenti sui vari casi che seguo e sulla sorte delle persone che ne sono coinvolte, a tutti voi che gioite insieme a me per le belle notizie e piangete e vi arrabbiate per le brutte.
“Spero un giorno di poter fare come te e dare un contributo concreto alle cause che ho a cuore” mi scrive Davide. Ma forse non si è reso conto che il suo contributo lo sta già dando, leggendo e non girandosi dall’altra parte. Grazie Davide!
(Un ringraziamento speciale va, oltre che a Davide, anche a Roberta, Elena, S.U., Cristina e Roberto, che questo mese hanno sostenuto il blog).
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