Italiani terrorizzati dai guardiacoste libici? Escono dalle caserme e circolano liberamente per le città italiane. Postano su Facebook selfie e foto di strumenti di tortura.

A Taranto il guardiacoste libico amante degli strumenti di tortura

Lui si chiama Halim e ha fatto parte dell’equipaggio della motovedetta Fezzan 658, regalata dall’Italia alla Libia nell’autunno del 2018 dal Governo Conte I (ministro dell’Interno Matteo Salvini).

Halim oggi è un sedicente “Capo di Stato Maggiore della Marina libica” che ha un profilo pubblico su Facebook, sui cui scrive moltissimo.

Tra gli amici ha il trafficante libico Abd al-Rahman Salem Ibrahim al-Milad detto Bija.

Tra gli amici ha anche Rgowans, definito “il portavoce della mafia libica”.

Halim pubblica su Facebook decine di foto terribili di fucili, coltelli e una gallery particolareggiata di strumenti di tortura.

Il governo italiano in passato ha concesso a quest’uomo il visto per il nostro paese e lo ha fatto alloggiare nella Mariscuola di Taranto per un addestramento durato 2 mesi.

Sono moltissime le foto scattate a Taranto pubblicate dal guardiacoste libico su Facebook. Alcune sono state scattate in aree militari, altre in giro per la città.

Quanti miliziani libici vengono ad addestrarsi in Italia e dove?

Non lo sappiamo con certezza. Né sappiamo precisamente dove e quando avverranno i prossimi addestramenti. Qualche volta viene comunicato un addestramento (ad esempio questo a Gaeta) ma la stragrande maggioranza delle informazioni ci arriva dai profili Facebook degli addestrati, che postano selfie in aree militari italiane e in giro per le nostre città.

La gallery che segue è stata raccolta dal JLProject.

Adria (Rovigo):

Uno dei guardiacoste nella foto fa parte dell’equipaggio della motovedetta Zuwara 644 (regalata dall’Italia alla Libia e coinvolta nel respingimento illegale Asso Ventinove). E’ al secondo addestramento in Italia. Anni fa è stato anche a La Spezia.

Durante l’addestramento era libero di poter uscire dalla caserma e andava in giro per le nostre città. Sotto un selfie che si è scattato a Lerici (Liguria).

A giugno 2023 uno dei guardiacoste della motovedetta Sabratha 654 regalata dall’Italia alla Libia tra il 2009 e il 2010 dal Governo Berlusconi (erano ministro dell’Interno Roberto Maroni, dgli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa) era a Messina:

Gli addestramenti a La Maddalena portano guardiacoste libici in giro per la Sardegna:

Un altro miliziano libico, imbarcato sulla motovedetta Sabratha, assieme ad inquietanti fotografie con fucili e mitragliatori, posta i suoi selfie a Gaeta e a Roma.

Potremmo andare avanti all’infinito. Sono praticamente ovunque. Ho addiruttura trovato una foto che hanno scattato a 800 metri da casa mia.

I miliziani libici possono uiscire dalle caserme italiane?

La risposta è sì. Una volta finite le ore di addestramento, i guardiacoste possono uscire dalle caserme e andare in giro dove vogliono.

I guardiacoste libici sono pericolosi?

Dobbiamo chiederlo a chi li conosce, a chi ci ha avuto a che fare. Alle loro vittime.

Premetto che non ho notizie dirette sulle persone che avete visto nelle foto precedenti, le uniche informazioni che ho sono le foto terribili e violente che loro stessi pubblicano su Facebook e la loro affiliazione alle milizie i cui componenti hanno compiuto i reati delle storie che seguono.

Martin (uso nomi di fantasia) ha compiuto da poco 18 anni ed è un rifugiato. E’ stato evacuato dall’UNHCR un anno fa. E’ arrivato dalla Libia in Europa magrissimo, portandosi dietro molti traumi. Aveva quattordici anni quando i miliziani libici, dopo la cattura in mare, lo stuprarono per la prima volta e poi lo torturarono per giorni; ne aveva quindici quando, dopo che ebbe riprovato a fuggire dalla Libia in barca, i guardiacoste libici uccisero suo fratello con un colpo di fucile e una volta a terra lo stuprarono per la seconda volta. Oggi vive in un paese sicuro, ma ha problemi fisici e psicologici derivanti dalle violenze subite.

Anche Mary era minorenne quando venne violentata da diversi mliliziani libici. Le hanno trasmesso l’HIV. Oggi per fortuna è al sicuro in Europa e sotto terapia. Ma il ricordo delle violenze subite rimarrà per sempre impresso in questa ragazza.

Ann è una mamma con due figli piccoli. Lo stupro che ha subito in Libia ha lasciato in lei una profonda depressione e l’epatite B. Sta male e non riesce a curarsi perché si trova ancora a Tripoli.

Ne ho tante di storie così. Ne leggete tante sui giornali: omicidi, stupri e torture compiute dalle milizie libiche, le stesse di cui fanno parte i guardiacoste che il governo italiano finanzia e addestra in Italia.

Gli italiani si sono assuefatti a questi racconti, forse perché riguardano posti lontani e persone a loro sconosciute. Ma adesso? Che effetto fa vedere miliziani libici amici di Bija e appassionati di strumenti di tortura al tavolino di un bar italiano?

Temere le persone a seconda della loro origine è sbagliato. Questo articolo non vuole e non deve farvi credere che tutti i guardiacoste addestrati in Italia siano violenti stupratori portatori di epatite e HIV. Figuriamoci!

Questo articolo deve farvi riflettere sul fatto che l’attuale governo italiano porti avanti campagne sui “crimini degli immigrati” e poi consenta a guardiacoste libici affiliati a milizie criminali di arrivare nel nostro paese e scorrazzare liberi per le strade delle nostre città.

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