Compaiono su Facebook foto con richiesta di riscatto per i migranti chiusi nei lager. Ma chi sono i rapitori? Trafficanti o poliziotti del Governo libico finanziato dall’Italia?

E’ di oggi un articolo de Il Fatto Quotidiano. Titola “Libia, i trafficanti diffondono sui social le foto dei migranti nei centri di detenzione: ‘Perché le famiglie le vedano e paghino i riscatti’”.
L’articolo ha un grave difetto: parla di “trafficanti” senza approfondire chi siano, in sostanza, questi trafficanti.
Nella narrazione italiana sulla Libia i “trafficanti” sono spesso criminali che vivono nell’illegalità, al di fuori della società ed in contrasto con il Governo di Accordo Nazionale libico. Niente di più sbagliato.
Questa volta, a quanto pare, le richieste di riscatto coinvolgono migranti reclusi a Triq al Sikka, che è un centro di detenzione di Tripoli gestito dal Governo libico. Di più: è il quartier generale della polizia governativa che si occupa di contrasto all’immigrazione clandestina. Ancora di più: è uno dei lager libici finanziati dall’Italia con i progetti del bando Minniti e seguenti.
Ho più volte denunciato il fatto che Triq al Sikka sia un centro di reclutamento e vendita di schiavi. Dalla mia inchiesta sul racket degli schiavi-soldato catturati nel Mediterraneo è nata anche una interrogazione parlamentare a cui, però, la viceministra degli esteri Marina Sereni rispose in un modo abbastanza assurdo.
Il post di richiesta riscatto per i migranti catturati dal Governo libico
L’articolo del Il Fatto cita il post su Facebook nel quale sono state diffuse le foto dei migranti rapiti. Eccolo:
Basta cliccare su alcune foto per leggere le testimonianze di chi li ha riconosciuti: ben 3 persone testimoniano che i rapiti sono stati portati nel lager governativo di Triq al Sikka.
(Con Facebook ho tradotto i commenti dall’arabo)



I ragazzi nelle foto – secondo i loro amici e parenti – sono stati catturati in mare dalla Cosiddetta Guardia Costiera libica e rinchiusi nel lager di Triq al Sikka. Sono, quindi, prigionieri del Governo libico.
Le testimonianze degli amici e dei parenti dei rapiti
Sono testimonianze che ho raccolto tra i migranti che si trovano a Tripoli. Riconoscono molti dei ragazzi ritratti nelle 22 fotografie diffuse. “Sono a Triq al Sikka” denunciano.
Chi ha riconosciuto qualcuno e lo ha scritto come commento al post, è stato prontamente contattato con richieste di denaro (più di 3000 euro).
Uno dei ragazzi nelle foto è stato arrestato nel corso dei raid della polizia libica nei quartieri di Tripoli.
Davvero la richiesta di riscatto arriva dai poliziotti governativi libici di Triq al Sikka?
Per capirlo bisognerebbe innnzitutto comunicare con il lager di triq al Sikka ed accertare se al suo interno siano reclusi i 22 ragazzi presenti nelle fotografie.
L’Italia, che ha speso milioni di euro per progetti di “miglioramento” del lager di Triq al Sikka, può farlo?
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