Anonymous mette offline portali governativi russi, siti di società di armi e carica canzonette ucraine sui siti delle emittenti televisive.
Una dichiarazione di guerra (informatica) ufficiale il 24 febbraio su Twitter: “Il collettivo Anonymous è ufficialmente in guerra informatica contro il governo russo”.
E poi ribadita e dettagliata il 26 febbraio: “No. Anonymous non è in guerra con la Russia. Siamo in guerra con Putin“.
Questo perché non tutti i cittadini russi appoggiano l’invasione dell’Ucraina, tutt’altro. “Il popolo russo non sostiene la guerra di aggressione di Putin contro il popolo ucraino” scrivono gli hacktivisti di Anonymous, ricordando come le manifestazioni contro la guerra in tutta la Russia vengano represse e come i manifestanti vengano arrestati dalla polizia.
C’è anche un video diffuso dal collettivo.
I bersagli di Anonymous: siti governativi, tv e industrie di armi
C’è molta confusione sull’elenco perché i siti bersagliati dagli attacchi hacker tornano ogni tanto online, e perché il governo russo tenta di negare e minimizzare l’accaduto.
In questo momento il sito del governo russo è offline. Eccolo qui:

Anche il sito ufficiale del Cremlino in questo momento è offline.
Secondo gli hacktivisti sono stati attaccati con successo un numero spropositato di siti governativi russi, compreso quello del ministero della Difesa.

Altri bersagli sarebbero le emittenti televisive russe, tra cui RT, su cui pare che gli hacker abbiano caricato canzoncine ucraine.
Ultimo ma non meno importante attacco è stato quello all’azienda produttrice di armi Tetraedr e ad un’altra azienda che avrebbe fornito armi a Putin. Pare che DDoSecrets abbia messo a disposizione di giornalisti e ricercatori oltre 200 GB di e-mail dal produttore di armi bielorusso Tetraedr, hackerato da Anonymous Liberland e dal Pwn-Bär Hack Team.
Il collettivo ha inoltre dichiarato che sta ascoltando comunicazioni radio dell’esercito russo e ne ha condivise alcune su Twitter.
Sul profilo Twitter principale del gruppo è possibile seguire in diretta questa guerra informatica, che coinvolge centinaia di hacker sparsi in tutto il globo e che ci fa riflettere sul concetto di guerra applicata al mondo di oggi, sugli obsoleti missili che ancora vengono usati e ancora uccidono.
Fa un po’ paura che hacker riescano a violare siti militari. Se sono quelli di Anonymous, occhei, il primo nostro istinto è di tifare per loro, nella favolistica eppur umana speranza che riescano a spegnere la guerra con un click. Ma comunque fa paura.
“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre” disse Albert Einstein.
Non spegnete la pace!
Questi attacchi informatici ci ricordano anche che la guerra è anche mediatica e Putin sta censurando i tanti cittadini russi che sono contro questa guerra. A suon di manganelli e arresti, il governo russo cerca di impedire le manifestazioni pacifiste e pare che stia anche limitando l’accesso ai social network per evitare che si diffondano messaggi di pace. Il collettivo di Anonymous in queste ore sta aiutando i cittadini russi a riconnettersi usando Tor o vpn, così da evitare la censura.
L’anno scorso gli hacker italiani sono riusciti a spegnere i canali telegram dei pedofili arrivando dove la polizia non riusciva o non voleva ad arrivare. Li abbiamo applauditi. Oggi probabilmente non riusciranno a spegnere la guerra, ma comunque stanno aiutando a diffondere un messaggio importante: i ricchi e i potenti vogliono le guerre, la gente normale NO.

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