Tutto il mondo, pare, conosce benissimo gli uccelletti di Angry Birds e ci ha giocato e rigiocato per anni.
Io, lo ammetto, non ne avevo mai sentito parlare e sono andata a vedere il film ieri per caso, con mia figlia Nadia e Denti Aguzzi da Piccolo, il suo dinosauro di stoffa.
Eh, mi sa che dovrete rassegnarvi alle mie recensioni di film di animazione. A Nadia piace molto il cinema ma ha solo 3 anni, troppo piccola per vedere film d’autore.
Fino ad un paio di anni fa, con l’unica eccezione della Carica dei 101 e dell’Era Glaciale, di cinema di animazione non sapevo proprio un bel niente. Adesso ho velocemente recuperato scoprendo un mondo dopotutto onesto nei suoi due fini: far divertire i bambini e non far annoiare i genitori che li accompagnano. Ne nascono quindi spesso storie con un doppio livello di lettura, per bambini e per adulti. La trama di Angry Birds è una di esse.
Ieri sera infatti il povero Mao si è sorbito 2 diversi racconti del film che non ha visto. Io e Nadia siamo tornate a casa entrambe entusiaste della visione.
(Per fortuna Denti Aguzzi da Piccolo non parla e non paga il biglietto al cinema)
Nadia ha raccontato la trama al papà descrivendo con dovizia di particolari gli uccelli, e i loro colori, e l’isola dove abitano. Poi i maiali verdi che arrivano con una nave, distruggono la casa del protagonista, il rosso Red, ballano, cantano e di nascosto rubano tutte le uova. Si è lamentata del fatto che nessuno ascolta Red quando li avvisa della cattiveria dei maiali. Infine ha descritto approfonditamente la battaglia tra uccelli e maiali, scena d’azione che ha conquistato tutti i bambini del cinema.
Poco dopo Mao si è beccato il secondo racconto, il mio. Ho descritto l’isola degli uccelli, comunità buonista e convinta della propria perfezione. Un eden popolato di sorridenti volontari civici costantemente impegnati in corsi per la “cova naturale”, stand di abbracci new age, gruppi di reiki, pittura con le dita (o con le piume…), cucina macrobiotica. Una società autocelebrativa che ha bandito la rabbia, la velocità e le puzze esplosive. Red l’uccello rosso, reo di un attacco d’ira e già bandito dalle mura del villaggio per il suo spirito critico, viene condannato alla massima pena: il corso anti rabbia.
Questa comunità però è imperfetta per definizione. Esattamente come gli uccelli che la compongono, è una società che non sa volare.
Questo piccolo mondo che si autoproclama perfetto sa ben accogliere l’altro, ma non lo sa capire. Così mette al bando quello che non si uniforma e si lascia completamente infinocchiare dai primi maiali che arrivano, si lascia distrarre ed irretire dai loro sorrisi e dai loro spettacoli di becero varietà. Così impegnati a ballare sui cubi, gli uccelli si lasciano rubare le uova, si lasciano rubare il futuro.
Per fortuna alla fine capiscono che la rabbia di un popolo oppresso e defraudato non è da censurare ma rappresenta l’unica propulsione valida per la riscossa e per il volo.
Che ci sia da monito per capire che la rabbia va incanalata nella lotta, non repressa e soffocata dai lustrini.
Bene, dopo questa recensione vi scrivo qualcosa per rassicurarvi sulla mia sanità mentale e per farvi staccare il dito dal numero del Telefono Azzurro.
Per alcuni aspetti io e Nadia abbiamo visto lo stesso film:
- Le puzze esplosive di Bomb sono sempre d’impatto.
- Ci chiediamo quale sia stata la colpa grave che ha portato l’uccello Terence, i cui grugniti sono doppiati da Sean Penn, al corso anti rabbia
- La musica è bellissima
- I piccoli uccellini appena nati sono tenerissimi
Titolo originale The Angry Birds Movie
Paese di produzione Stati Uniti d’America, Finlandia
Anno 2016
Regia Clay Kaytis e Fergal Reilly
Sceneggiatura Jon Vitti
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