Aldo Revello e Antonio Voinea sono dispersi nell’Atlantico dal 2 maggio, ovvero 5 giorni fa, e in questo momento potrebbero trovarsi su una zattera di salvataggio in balia delle onde.
Tutti ormai conoscono la loro storia: stavano attraversando l’oceano su una barca a vela, Bright, per riportarla in Italia. Una rotta che avevano percorso altre volte, tante altre volte. Verso l’ora di pranzo del 2 maggio l’SOS, e da allora sono dispersi. Ultime coordinate conosciute: un punto nel mare tra le Isole Azzorre e le coste del Portogallo.
In questi giorni ho parlato tanto con Rosa Cilano, la coraggiosa moglie di Aldo Revello.
Anche lei si trova in balia delle onde, ma di altro tipo. Onde mediatiche, istituzionali, nazionali e internazionali che dopo un momento di terribile burrasca – la brusca interruzione delle ricerche – oggi hanno abbracciato tutte la stessa buona corrente: ricominciano a cercare Aldo Revello e Antonio Voinea, perché sono lì fuori, da qualche parte.
La zattera di salvataggio
L’Italia in questi pochi giorni ha dovuto fare i conti con un immaginario fantastico ben radicato fin dall’infanzia e ha dovuto togliersi dalla testa le rappresentazioni lignee delle zattere dei romanzi d’avventure e quelle stilizzate delle vignette sui giornalini di enigmistica. Ci è riuscita.
Questo mio post su Facebook è stato condiviso da più di mille persone:
Sintetizza bene cos’è una zattera di salvataggio. In sostanza, nella vela, è la norma. Non una speranza remota e assurda come potrebbe essere un paracadute su un 747 ma uno strumento reale e utile normalmente utilizzato dai velisti. E’ per questo che non ci sono paracaduti sui 747, è per questo che sulle barche a vela invece c’è la zattera di salvataggio.
C’era anche sul Bright. Gli amici velisti hanno guardato le foto che Aldo Revello postava sui social network i giorni precedenti la scomparsa e l’hanno vista: correttamente posizionata sul pulpito di poppa a dritta, pronta all’uso.
E’ uno dei tanti motivi per cui sia Rosa, sia il velista Giovanni Soldini, sia tutti i velisti che abbiamo interpellato credono che Aldo e Antonio possano trovarsi oggi su quella zattera.
Quanto tempo si può vivere su questa zattera?
La zattera del Bright è fornita di acqua e viveri per sostentare 10 persone per 48 ore. Ma loro sono solo in due. Il conto della serva farebbe quindi 10 giorni. E’ però riduttivo, perché raccogliendo l’acqua piovana e pescando con il kit in dotazione si può sopravvivere a tempo indeterminato.
Non siete convinti?
Vi racconto allora alcune storie di altri velisti che si sono trovati nelle stesse condizioni di Aldo e Antonio, ovvero alla deriva sulla zattera di salvataggio.
Solo alcune.
Paolo Rizzi e Andrea Pribaz – ritrovati nell’Atlantico sulla zattera dopo 7 GIORNI
il 12 maggio 1993 sulla loro barca Vento Fresco tornavano dai Caraibi. A 700 miglia dalle Azzorre una burrasca rovesciò la barca. Paolo finì sbalzato in mare ma nuotando riuscì a riavvicinarsi allo scafo rovesciato, che stava affondando. Aprirono la zattera gonfiabile.
Ha raccontato:
La radio non aveva pile. Riuscii a collegarla a delle batterie creando un ponte radio con dei cerotti e il cavo della lampadina del giubbotto salvagente. Rimanemmo alla deriva per 7 giorni, quando vedemmo all’orizzonte una nave.
Pierpaolo Mori e la sua fidanzata Lieby – ritrovati nell’Oceano Indiano sulla zattera dopo 9 GIORNI
Alla barca di Pierpaolo, la Gi.Go.2, si era staccata la chiglia.
Lo ha raccontato nel 2007:
Abbiamo cominciato a imbarcare acqua tanto velocemente che non ho avuto nemmeno il tempo di lanciare l’allarme con il satellitare.
Ho dovuto scegliere, insomma: o davo l’allarme o ci mettevamo in salvo sulla zattera. Ho scelto la seconda ipotesi e tutt’ora credo di aver fatto bene. Non penso che avrei fatto in tempo a fare entrambe le cose e credo che avremmo rischiato la vita.
La barca è affondata in meno di un minuto. L’abbiamo vista inabissarsi increduli. È stata una sensazione indescrivibile. L’incubo è cominciato così. Era notte, faceva freddo, ci siamo coperti con i teli e abbiamo fatto un calcolo di ciò che avevamo a disposizione.
Era chiaro che avremmo dovuto razionare con attenzione le porzioni di cibo e soprattutto l’acqua. Siamo stati anche fortunati a pescare qualcosa, sulla zattera c’era qualche lenza di fortuna. Abbiamo preso dei pesci volanti e una tartaruga.
… e poi c’è lui:
Ambrogio Fogar – ritrovato mentre andava al Polo Sud sulla zattera dopo 74 GIORNI.
Più di due mesi alla deriva, nel 1978, con un pacco di zucchero e un chilo di pancetta, senza ami da pesca, con due remi che consentirono a lui e all’amico Mauro Mancini di uccidere due cormorani e cibarsene.
74 giorni.
Poi li trovò una nave.
Allora non c’era l’Epirb a comunicare le coordinate, non c’erano i protocolli SAR. Ma la zattera era già una realtà, una realtà di sopravvivenza che funzionava.
Aldo Revello e Antonio Voinea – un paragrafo che stiamo scrivendo in queste ore
“Sono su quella zattera” crede Rosa.
“Sono su quella zattera” sostiene Giovanni Soldini, e spiega che una zattera gonfiabile si muove velocemente, spinta dalle correnti. Ieri ha suggerito di estendere l’area di ricerca verso ovest e le autorità gli hanno dato ascolto.
#SonoSuQuellaZattera dice Facebook.
#SonoSuQuellaZattera dice Twitter.
Guardiamo ancora la foto della zattera di salvataggio
Con attenzione
Ammiriamola nella sua concretezza, nella sua realtà. Per niente romantica.
E ricordiamo l’ultima sua caratteristica: sta a galla ma non va dove vogliamo noi. Necessita di un intervento esterno: deve essere recuperata da una nave.
Se avete altre storie da aggiungere scrivetemi o aggiungetele qui come commento
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Ho tentato con questo articolo di spiegare ai non-velisti (perché i velisti già lo sanno) come l’uso della zattera di salvataggio sia una PRASSI e non una speranza romantica.
Se qualcuno di voi ha consigli/aggiunte/modifiche mi scriva qui sul blog. E’ molto importante, in questa fase, che la gente di terra capisca che non stiamo cercando un unicorno.
Grazie a tutti quelli che mi aiuteranno.
Sulla zattera non ci sono probabilmente saliti è molto strano che non si sia attivato EPIRB la radio boa d’emergenza che invia automaticamente la posizione in caso di urto o contatto con l’acqua.
L’EPIRB si E’ attivato. Informati prima di fare previsioni campate per aria.
c’è l’ELT in dotazione alla zattera?
Trasmettitori localizzatori di emergenza ? No, purtroppo non ce ne sono.
Io sono convinto che siano riusciti a salirci su quella zattera. Mi fa impazzire l’idea che uma barca come quella possa andare giù in meno di un minuto, dopo aver perso la chiglia…in meno di un minuto,…… in quelle fasi concitate dalla sorpresa…allo sgomento, dalla paura..,..alla consapevolezza del casino che hai intorno……sono sicuro che siano su quella zattera…
Aldo, che ha portato in mare la mia famiglia ha una grande esperienza e tanta capacità nel risolvere le emergenze. Se poi l’ Eprb risulta attivato. manualmente con Antonio ha avuto quell’attimino tempo. per sganciare la zattera. Tutto è accaditomfo giorno con condizioni meteo favorevoli. SONO Sulla zattera che va cercata fove dove Soldini!
Un gruppo di ricercatori del CNR si è chiuso in una casa, ha studiato venti e correnti e ne è uscito con delle mappe. Suggeriscono di cercare a nord-ovest, esattamente come dice Soldini. E’ lì che ora li stanno cercando.