Tunisia assassina: un impianto probatorio schiacciante inchioda il governo tunisino appoggiato da Giorgia Meloni.
Ieri sera – 27 luglio 2023 – il ministero dell’interno tunisino ha diffuso su Facebook un comunicato in cui rigetta le accuse e diffida tutti i giornalisti che raccontano che la Tunisia sta praticando omicidi di massa su base razziale. Il giorno prima, il ministro degli interni italiani Piantedosi ha dichiarato che la Tunisia rispetta i diritti umani.
Queste dichiarazioni vengono smentite da un impianto probatorio schiacciante, che comprende foto, video, testimonianze di sopravvissuti. E’ possibile ricostruire ora per ora il sistema con cui la Tunisia assassina le persone che non gradisce.
La Tunisia assassina persone abbandonandole nel deserto
Non è un’opinione, è un fatto.
Dal 28 giugno al 10 luglio 2023, per stessa ammissione del governo tunisino, a Sfax sono stati arrestati almeno 1200 tra rifugiati e migranti africani (inclusi donne e bambini) con l’accusa di essere migranti irregolari.
Le persone sono state caricate su dei pullman ed abbandonati nel deserto. Abbiamo foto e video, potete vederli qui.
Negli stessi giorni il ministro degli Interni tunisino Kamel Feki e il suo omologo libico Mustafa Trabelsi si sono incontrati e hanno stretto un accordo riservato sulla questione migranti. Questo perché la Libia ha attuato un blocco dal suo lato di confine.
Le vittime sono rimaste bloccate nel deserto, senza poter né tornare indietro né andare avanti.
A ciò si aggiungono i furti praticati dalle polizie di Libia e Tunisia, le quali si assicurano che le vittime restino nel deserto senza soldi o telefoni.
In queste condizioni, con il caldo, si può resistere in vita molto poco.
L’omicidio di Matyla e della piccola Marie, 6 anni
Refugees in Libya ha ricostruito la storia nei minimi particolari, la trovate qui.
Vi riassumo i punti chiave:
Giovedì 13 luglio 2023. Pato, Matyla (che usa il nome di Fati perché cristiana e spaventata dalle persecuzioni religiose) e la figlioletta Marie di 6 anni fuggono dalla Libia. Ignorati dall’ONU, dopo aver tentato invano il mare 4 volte, dopo la detenzione in 4 diversi lager libici, hanno deciso di andare in Tunisia per poter mandare a scuola la piccola Marie, che ha compiuto sei anni.
Il 14 luglio, al mattino, le guardie tunisine li fermano. Li picchiano con i calci dei fucili. Spaccano i loro telefoni.
La sera trovano un’altra strada e riescono ad arrivare a Zarzis. Ma lì, mentre cercano dell’acqua, la polizia tunisina li arresta.
Pato, Matyla e Marie subiscono altri maltrattamenti dalle guardie tunisine.
Domenica 16 luglio la polizia li trasporta nel deserto e li abbandona insieme ad altre trenta persone, senza acqua, con temperature vicine ai 50 gradi.
Il gruppo per salvarsi cerca di tornare in Libia, a piedi, nel deserto, senza acqua. Il papà, Pato, è ferito e si accascia al suolo. Per salvare la loro bambina, decidono che Matyla e Marie avrebbero proseguito senza di lui. Lo fanno.
Pato verrà salvato da alcuni migranti sudanesi di passaggio, che avevano dell’acqua.
Matyla e Marie verranno ritrovate morte.
La Tunisia assassina così una mamma e una figlia. Senza pietà.
L’Europa, Italia in primis, finanzia questi omicidi di massa su base razziale.
L’omicidio del bambino, del suo papà e dei suoi compagni
Il 25 luglio il ministro dell’interno libico ha dichiarato che sono stati trovati i cadaveri di cinque migranti africani vicino al confine con la Tunisia. Secondo le guardie di frontiera e i migranti, questo gruppo di quasi 140 migranti subsahariani è solo l’ultimo di una serie di persone deportate dalla Tunisia ai confini con la Libia o l’Algeria.
I Refugees in Libya diffondono il video del ritrovamento dei cadaveri allo scopo di denunciare la pratica dell’abbandono di migranti nel deserto.
Le persone morte sono ancora senza identità ma si tratta di sub-sahariani espulsi dalle autorità tunisine, che li hanno deportati in una zona disabitata nei pressi di Al Assah, a circa 150 km a sud-ovest di Tripoli. Abbandonati senza acqua, cibo o riparo, con temperature che superano i 50 gradi, hanno camminato per chilometri, penetrando fino a 15 km all’interno del territorio libico. E lì sono morti.
C’è un bambino, morto accanto al suo papà e ad una bottoglia d’acqua vuota. La foto si aggiunge alla gallery dell’orrore degli omicidi di massa su base razziale praticati dal governo tunisino e dal governo libico, entrambi finanziati dal governo italiano. E’ un pugno allo stomaco che dobbiamo incassare.
Cosa fare contro la Tunisia assassina? A chi portare le prove di questi omicidi di massa?
Sono crimini contro l’umanità, le prove ci sono tutte. Noi attivisti facciamo spesso dossier per la Corte Penale Internazionale dell’Aja. Ne faremo uno anche questa volta, con la speranza che la Corte emetta mandati d’arresto per chi ha ordinato questi omicidi di massa su base razziale e per i mandanti e finanziatori.
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