In genere ai viaggi a contatto con gli animali preferisco i viaggi a contatto con le persone, ma l’esperienza che ho avuto la fortuna di vivere 3 volte al Tortuguero fa eccezione: la deposizione delle uova da parte delle tartarughe giganti è qualcosa di commovente!
Non si possono fare fotografie, quindi ve lo racconto a parole, sperando che a fine lettura chiudiate gli occhi e riusciate a immaginarvi la scena.
Fa caldo, un caldo unido ma ventilato, un caldo tropicale.
E’ scesa la notte sull’isola di Tortuguero, una striscia di sabbia sperduta tra la jungla e il mar dei Caraibi.
Partiamo dopo cena, tutti in fila indiana al buio sulla lunghissima spiaggia del Parque Nacional Tortuguero, in Costa Rica.
Nel silenzio gli occhi si abituano ai rumori e al buio e pian piano mi accorgo che la spiaggia è piena zeppa di macchie scure, alcune in movimento: sono tartarugoni che pesano 200 kg.
Seguendo Ernesto, la nostra guida locale, ci sediamo in silenzio sulla sabbia, e aspettiamo.
Cosa aspettiamo?
Che la tartaruga salga e inizi a scavare la sua buca. L’uomo qui rischia davvero di interrompere il ciclo della vita e quindi, se vuole osservarlo, deve seguire delle regole molto severe. Se una tartaruga viene disturbata mentre sta risalendo la spiaggia o mentre sta scavando la sua buca in genere si spaventa e torna in mare, perdendo in mare le sue uova.
Ernesto, la nostra guida, sussurrando ci racconta un sacco di cosa sulle tartarughe: che vivono circa 100 anni e che per tutta la loro infanzia e adolescenza, fino ai 25-30 anni, sono carnivore; che dopo il primo accoppiamento e la prima deposizione di uova diventano vegetariane iniziando una dieta fatta unicamente di alghe e plancton. Ci racconta anche che una tartaruga, salvo per le femmine il momento della deposizione delle uova, trascorre l’intera vita in mare. Poi ci descrive quello che accadrà, e che in parte vedremo:
Una tartaruga può deporre fino anche a 450 uova, ma non tutte insieme: sale a riva più volte nell’arco di pochi giorni e ogni volta depone 80-100 uova. Queste ci metteranno 60 giorni da oggi a schiudersi e all’alba o al tramonto i piccoli si faranno faticosamente strada nella sabbia per vivere un momento intenso e pericoloso che ricorda lo sbarco in Normandia. I pochi metri che li dividono dall’acqua sono infestati da ogni tipo di predatore: gabbiani, pizotes, avvoltoi. E poi, in mare, squali, barracuda e ogni tipo di pesce carnivoro. Statisticamente solo un piccolo su 100 riesce a raggiungere l’ età adulta.
Ernesto ci illustra anche altre curiosità. Il sesso dei piccoli, per esempio, è determinato dalla temperatura della sabbia che ricopre le uova: se è calda diventano per lo più maschi, se è fredda diventano in maggioranza femmine. Al Tortuguero la sabbia è calda, di origine vulcanica, e quindi nascono più tartarughe femmine.
Poi Ernesto va a vedere a che punto è la tartaruga. Torna e ci sussurra che ha finito di scavare la prima buca. Possiamo quasi avvicinarci. Ma non ancora.
Ora, ci spiega, la tartaruga scaverà una seconda buca: quella vera. La prima, poco profonda, è solo uno specchietto per le allodole e non contiene uova, serve per ingannare i predatori (tra cui l’uomo), che cercheranno nel punto sbagliato.
Nel frattempo ci chiediamo se stiamo facendo una cosa giusta. Se la nostra presenza qui rischia di danneggiare un ecosistema perché venire?
Ernesto ci spiega che è solo grazie al prezzo che paghiamo per il biglietto di ingresso al parco se lo Stato ha i soldi per proteggere i nidi delle tartarughe da animali o ladri di uova che li deprederebbero se lasciati senza controllo. Quindi la nostra presenza salva tartarughini.
Bene!
Ecco, adesso possiamo avvicinarci: la tartaruga ha iniziato a deporre.
Camminiamo in silenzio e a gruppetti di 4-5 persone ci avviciniamo ad una buca profonda circa un metro. Dentro una tartaruga, enorme, sta deponendo le sue uova ad una ad una. Ci mette molto e sembra soffrire, come i mammiferi al momento del parto.
Alla fine le uova sono un centinaio. La tartaruga inizia a ricoprire la buca spostando sabbia con le grandi zampe posteriori. Una volta finito il lavoro striscia sulla sabbia per livellarla e rendere invisibile il suo tesoro sepolto.
E poi, lentamente, scende verso il mare. E questo per me è il momento più bello. La seguiamo tenendoci a qualche metro di distanza. La luce della Luna la illumina mentre arranca sulla battigia e attende la risacca di un’onda che la riporta in mare. Sparisce tra le onde, libera, e io d’istinto mormoro “Buon viaggio”.
Sarita
PS
Ho scritto anche un post di informazioni pratiche su come andare low cost al Parco Tortuguero, completo di indirizzario e contatti della mia guida preferita, Ernesto.
Questo blog ha bisogno di aiuto, scopri perchè. Qui sotto trovi il link alla donazione con PayPal o carta. Sappi che il blog farà fruttare parecchio ogni euro che arriverà e ti renderà fiero di averlo donato.