Il Governo italiano viene condannato a risarcire e riammettere in Italia i rifugiati deportati in Libia dalla Nave Orione, della Marina italiana.

La storia del respingimento effettuato dalla Nave Orione

nave Orione

Un gruppo di persone di nazionalità eritrea, il 27 giugno 2009 stava fuggendo dalla Libia su una piccola imbarcazione.
Erano 89 persone. Dopo 3 faticosi terribili giorni di navigazione, il gruppo arrivò in vista di Lampedusa. Era il 30 giugno. Era notte. I rifugiati erano felici. Ma il motore smise di funzionare.
Vennero soccorsi, a poche miglia da Lampedusa (secondo il Governo italiano a 26 miglia, ovvero in acque internazionali), dalla Nave Orione, della Marina italiana.
A bordo della nave Orione, i rifugiati vennero rassicurati dall’equipaggio (“Ora vi portiamo in Italia“, gli dissero). Gli vennero però sequestrati tutti gli oggetti personali (foto, denaro, documenti). Vennero fotografati e ad ognuno fu assegnato un numero identificativo.
La Nave Orione poi si mise in moto. Ma nelle prime ore del mattino del 1 luglio, i naufraghi si resero conto che la nave stava andando verso sud. Ci furono panico e proteste. La gente urlava ed implorava, raccontava cosa aveva subito in Libia, piangeva. Ma i militari italiani non invertirono la rotta. Arrivò una motovedetta libica e si affiancò alla Orione. I rifugiati vennero trasbordati di peso sulla motovedetta libica e lì ammanettati con fascette di plastica.
In Libia i rifugiati vennero sbarcati e portati nei lager. Lì “furono brutalmente e indiscriminatamente picchiati” e rimasero per mesi, detenuti “in condizioni inumane e degradanti”.

L’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni commentò la deportazione dichiarando: “Svolta storica contro i clandestini, è un nuovo modello di contrasto in mare per chi cerca di arrivare illegalmente” (fonte La Repubblica)

Alcuni di loro, sopravvissuti a malattie, fame e torture, riuscirono a fuggire dalla Libia nel 2010 e arrivarono via terra in Israele, dove furono bloccati dalle autorità locali.

In israele erano a rischio di espulsione ma, al contrario della Libia, in quel paese ad un rifugiato è concesso di avere un avvocato.

E’ qui che, in questa storia, arrivano Amnesty International e due personaggi provvidenziali: gli avvocati ASGI Salvatore Fachile e Cristina Laura Cecchini.

La causa civile contro l’Italia per il respingimento della nave Orione.

La causa è civile e mira ad avere giustizia per uno dei tantissimi diritti che i rifugiati vittima della deportazione si sono visti negati: il diritto a chiedere asilo e protezione internazionale all’Italia.

  • Per l’Italia si costituiscono in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno, il Ministero della Difesa e il Ministero degli Affari Esteri.
  • I rifugiati sono invece difesi pro-bono da Salvatore e Cristina.

I rifugiati sostengono di essere stati “respinti dall’autorità italiana in maniera collettiva e senza alcuna formalità e senza essere stati identificati, in violazione alla normativa nazionale ed internazionale; di essere stati privati della possibilità di accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale e di essere stati ricondotti in Libia

Al Tribunale Civile di Roma, gli avvocati dei rifugiati chiedono 2 cose:

  1. Di autorizzare i rifugiati ad entrare in Italia
  2. Di condannare il Governo italiano ad un risarcimento di 30 mila euro per ogni rifugiato

La difesa del Governo italiano

Secondo il nostro Governo “nessun migrante avrebbe manifestato l’intenzione di chiedere asilo o protezione internazionale”.

Un eritreo ha diritto alla protezione internazionale. Gli eritrei lo sanno, da sempre. Sembra davvero strano che sulla nave Orione non l’abbiano chiesta…

I respingimenti sono illegali

Citiamo direttamente la sentenza:

Nella sentenza viene anche scritto, a chiare lettere, che LE ESPULSIONI COLLETTIVE DI STRANIERI SONO VIETATE.

La vittoria dei rifugiati della nave Orione

Ecco qui la condanna al Governo italiano:

15 mila euro per anni di sofferenze vi sembreranno pochi, anche a me lo sembrano.

Ma questa sentenza va ugualmente festeggiata perché si aggiunge a quella per il caso Hirsi nel sancire che I respingimenti sono illegali e crea in noi speranze per le vittime della deportazione segreta del 2 luglio.

E poi, non lo dimentichiamo, a queste persone è stato restituito il diritto a chiedere protezione internazionale in Italia, il Paese della nave Orione, quello che li ha deportati. Ma anche il Paese di Salvatore e Cristina, gli avvocati che si sono battuti per loro, per anni, senza mai mollare.

Questo articolo è dedicato ad Angelo, che sostiene il mio blog, a Patri, che ho conosciuto sul bel gruppo Facebook “io sostengo le Ong. Restiamo umani contro la barbarie” e a tutti gli avvocati dell’ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, un baluardo importante contro chi nega i diritti umani agli umani.

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