Mi sono già occupata di foto false ed è stato un articolo facile da scrivere, perché una foto è qualcosa di materiale, un istante di vita cristallizzato in un’immagine. In poche parole è VISIBILE.
L’eroismo, che è l’argomento di questo articolo, è al contrario cosa invisibile e questionabile, come la santità.
E’ impossibile indagare sulla verità o la falsità di un presunto eroismo?
Forse. Eppure ci sono casi in cui l’eroismo viene raccontato, celebrato e addirittura eviscerato così forte da darci l’illusione di poterlo vedere e toccare e di poter prelevare questa realtà e confrontarla scientificamente con fatti reali come registrazioni telefoniche e carte scritte.
Uno di questi casi è quello di Catia Pellegrino. Ce l’hanno raccontata in tutte le salse: primo comandante donna di una nave militare italiana, giovane e bella, forte, la dimostrazione vivente che una donna può fare quel che vuole, il volto della Marina Militare Italiana. E’ stata addirittura la protagonista di un film per la tv, “La scelta di Catia”.
Una star.
Un’eroina, dice la tv. E anche la politica. Nel 2015 il Presidente Sergio Mattarella la insignì dell’ onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Cos’ha fatto di tanto eroico? Ce lo fanno vedere con un tripudio di immagini: ha salvato persone in mare. Tante persone.
“Che bello”, pensano le ragazzine di tutta Italia, “vorrei diventare come lei”.
Chi non lo vorrebbe? Bella, tosta, coraggiosa e anche EROE.
E poi arriva l’inchiesta di Fabrizio Gatti sull’Espresso.
Segue un’inchiesta penale e Catia Pellegrino viene indagata per omicidio colposo e omissione di soccorso. Deve rispondere di un ritardo di 4 ore nei soccorsi ad un’imbarcazione affondata il giorno 11 ottobre 2013. 286 morti, di cui 60 bambini.
Da eroe a indagata per omicidio.
Mamma, come si diventa un eroe?
Cosa rispondere ad un bambino? Io gli direi “Devi mettere il bene degli altri al di sopra del tuo”. Si potrebbe aggiungere: “Devi essere coraggioso”, “Devi saperti gettare nel pericolo per salvare gli altri”, “Devi saper andare contro tutti e tutto per un tuo ideale”. Sono queste le caratteristiche degli eroi… nel resto del Mondo.
In Italia, bé… basta andare in televisione.
Provo a scriverla io una docu-fiction
C’è una ragazzina che frequenta l’istituto tecnico nautico Marcantonio Colonna, a Roma. Porta i capelli legati sulla nuca, come Catia Pellegrino. E’ l’unica ragazza della sua classe e sul letto ha appeso il poster de “La scelta di Catia”.
Un giorno un suo amico che frequenta il Ginnasio le fa leggere un articolo de “L’Espresso” in cui si sostiene che per i fatti dell’11 ottobre 2013 la Marina menta e che la nave Libra comandata da Catia Pellegrino abbia giocato a nascondino per 4 ore con le forze maltesi per non dover andare a soccorrere l’imbarcazione che stava affondando.
La ragazzina legge le testimonianze dei sopravvissuti, padri che hanno visto morire i loro bambini.
Legge che la Marina Italiana ha ordinato alla nave Libra di non intervenire e tenersi nascosta.
La nave Libra di Catia Pellegrino.
La sua Catia Pellegrino.
La ragazzina si immedesima in Catia. Ricevere un ordine come quello deve essere stato tremendo, per lei e per tutto l’equipaggio della Libra. Ha visto e rivisto il film “La scelta di Catia” e sa che la giovane comandante è una tosta, che non si sta zitta, che non si fa mettere in un angolo e che quando c’è da salvare qualcuno è intenibile. A sentirsi dire di non intervenire si sarà sentita impotente e frustrata, avrà certamente discusso l’ordine ricevuto, litigato con i suoi superiori…
La Catia della televisione è così: è tosta, non si fa mai mettere i piedi in testa.
E’ un’eroina. Questo fanno le eroine.
“No” risponde secco l’amico. Armeggia un po’ con il cellulare e passa le cuffie alla ragazzina.
Sono le telefonate pubblicate dall’Espresso
Ce ne è una tra il Comando della Marina Militare e la nave Libra. Sono le ore 15:34 dell’11 ottobre 2013. La nave Libra è a sole 17 miglia marina dal peschereccio che sta imbarcando acqua. La Marina conosce la situazione ormai da tre ore (esattamente dalle 12:39).
La Marina ordina al comandante della nave Libra di non avvicinarsi al peschereccio che affonda. “E non ti far vedere” raccomanda. La voce argentina della giovane comandante risponde: “Ovviamente”.
L’amico va avanti e le fa ascoltare la telefonata al minuto 6:44 del video dell’Espresso. E’ ancora una telefonata tra la Marina e la nave Libra. La Marina rinnova la raccomandazione di non farsi vedere dalla motovedetta che è stata inviata dai maltesi (da molto più lontano, ore di distanza) quando arriverà. “Se vi vede gira la capa al ciuccio e se ne va”.
“Guardacaso…” risponde Catia Pellegrino ed il suo tono va ascoltato, non può essere descritto a parole.
La ragazzina lo ascolta. Ascolta tutto. Anche la comunicazione delle 17:09 in cui si dice che il peschereccio si è rovesciato e ci sono tante persone in mare.
Poi torna a casa. Nella testa le risuona ciò che ha sentito ma anche e soprattutto ciò che non ha sentito dire dalla sua eroina.
Entra in camera sua e su youtube riguarda la fine de “La scelta di Catia”. Lo conosce a memoria quel film, ma vuole essere sicura.
C’è Catia Pellegrino che racconta:
“L’11 ottobre nel primo pomeriggio eravamo in pattugliamento nello stretto di Sicilia e ad un certo punto è arrivata la comunicazione dalle superiori autorità di un natante con dei problemi e quasi contestualmente è arrivato l’allarme che l’imbarcazione poteva essersi rovesciata”. (Catia Pellegrino – da “La scelta di Catia”)
“Quasi contestualmente”?
12:39 – prima telefonata di richiesta soccorso dal peschereccio che imbarcava acqua
15: 34 – “Non ti far vedere”. “Ovviamente”
15:41 – “Se vi vede gira la capa al ciuccio e se ne va”. “Guardacaso…”
17:09 – avvistato il barcone capovolto, con gente in mare.
Quasi contestualmente la ragazzina guarda il poster appeso sul suo letto e il viso fiero della comandante.
La ragazzina divide la camera con suo fratello minore. Sul suo, di letto, c’è un poster dei super-eroi: Batman, Superman, Capitan America, Hulk e compagnia bella.
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Chi ha sritto l’articolo non é stato mai militare!Gli ordini vengono eseguiti e non discussi anche se non ne condividiamo il senso.
In 8 anni di marina ho subiti anche ingiustizie,ma sapevo che erono ordini e non mi lamentavo,
Il giornallista vada a vivere qualche giorno su di una nave militare e forse comprenderá qualcosa della vera vita!
Chi ha scritto questo commento forse non ha letto bene il mio articolo, in cui si discute dell’eroismo (vero o falso) e non di disciplina militare. Un articolo in cui si confrontano due diverse e inconciliabili versioni di una storia:
STORIA N. 1) L comandante Pellegrino che va in televisione a prendersi il merito di aver salvato dei bambini (non tutti, solo quelli che non erano ancora affogati) il giorno 11 ottobre 2013 e che dichiara che il suo salvataggio è stato “contestuale” alla richiesta di aiuto.
STORIA N. 2) La del tutto differente storia raccontata da Gatti sull’Espresso, dalla Procura e soprattutto dalle telefonate che possiamo ascoltare.
Ma se proprio si vuole parlare di disciplina militare ricordiamo che nell’Italia di oggi gli ordini militari che portano a compiere un reato DEVONO essere contestati. L’art. 1349, co. 2, del d.lgs. 66/2010 contiene addirittura un obbligo di disobbedienza verso l’ordine ricevuto e un contestuale obbligo di informazione tempestiva dei superiori.
Lo copio e incollo pari pari:
2. Il militare al quale è impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine e di informare al più presto i superiori.
Non prestare soccorso in mare è un reato? A casa mia si, ma lo stabiliranno i giudici nei prossimi mesi.
la pellegrino ha fatto del cinema invece di fare il suo dovere ha pensato a scrive un libro a fare il film etc, se voleva fare l’attrice doveva scegliere un’altra carriera.
comunque ci sono 300 morti e la pellegrino sa che gli ordini sbagliati non vanno eseguiti.
La richiesta di rinvio a giudizio c’è stata nel 2017 (maggiori info).
Quello che però abbiamo il diritto di dire, come “spettatori” (in tutti i sensi) e soprattutto come cittadini italiani, è che la narrazione epica che ci hanno propinato in televisione cozza in modo assoluto con le prove diffuse da Gatti.
Che cos’è un eroe?
Abbiamo il diritto di dire che l’eroismo è lontano anni luce.
In questa storia forse però un eroe c’è. Si chiama George Abela ed è un pilota, un ex maggiore delle Forze armate di Malta. Ho scritto EX perché si è congedato. Per il troppo disgusto, scrive Gatti. Ho scritto eroe perché ha avuto il coraggio di parlare, di testimoniare. Ha fatto il suo dovere, direte voi. Si. Ma in un mondo del genere chi si oppone all’omertà un po’ eroe è.
Ecco spiegato perche mi ripugnano le divise, nonostante quello che la storia ha insegnato, sono rimasri quelli del “io ubbudivo ordini’.
Mon vogio pedere tempo con un fesso che dica che se invedessero il mio paese, degli stati con ideologie piu agressive e totalitrie, non parlerei cosi.
Quindi posso spingermi fino a riconosere che sono un male necessario, ma sempre un male
Ho scoperto recentemente che perfino il Regolamento di disciplina militare attuale prevede la disubbedienza in alcuni casi. Infatti l’Articolo 25, comma 2, recita:
“2. Il militare al quale venga impartito un ordine che non ritenga conforme alle norme in vigore deve, con spirito di leale e fattiva partecipazione, farlo presente a chi lo ha impartito dichiarandone le ragioni, ed è tenuto ad eseguirlo se l’ordine è confermato. Secondo quanto disposto dalle norme di principio, il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine ed informare al più presto i superiori.”
Nel caso in questione, il reato era palese perché per la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS- Safety of Life at Sea, Londra, 1974), sottoscritta dall’Italia:
“il comandante di una nave ha l’obbligo di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita ed è, altresì, tenuto a procedere- con tutta rapidità- all’assistenza di persone in pericolo in mare, di cui abbia avuto informazione.”
Quindi, ad una prima lettura, la Pellegrino sembra aver disobbedito al Regolamento, che le imponeva di disobbedire all’ordine.
Bravo Valerio, bella ricerca!
In genere quando parliamo di disobbedienza pensiamo alla disobbedienza civile.
Esiste però anche la disobbedienza militare che in alcuni casi NON è un reato, anzi, è un dovere, un obbligo.
Abbiamo avuto esempi (recenti) di disobbedienza militare che rientrino in questi casi?
Io non ne conosco e, purtroppo, ho il sospetto che non ne troveremo.
Però, pur essendo un antimilitarista, so che anche fra i militari ci sono brave persone con una coscienza e, quando meno ce lo aspetteremo, emergeranno.
Come ho sempre detto, se i migranti non avessero la certezza di essere soccorsi non partirebbero con mezzi fatiscenti . Pertanto se la nostra marina evitasse soccorsi a naufraghi volontari avremo molte meno partenze e di conseguenza meno morti .
Angelo, se dovessi fare una classifica dei commenti più stupidi che ho letto in questi anni, il tuo vincerebbe tutto.
Non merita neanche una risposta, da quanto è stupido.
Sono solo un comandante di imbarcazioni civili e non mi sogno di conoscere il codice militare (sono stato anche in carcere come Obiettore di Coscienza negli anni ’70, quindi proprio non ho titolo), ma se c’è una cosa che chunque vada per mare sa è che non è assolutamente pensabile di non prestare soccorso a chi è in difficoltà. Con una sola eccezione: quando prestare soccorso mette in pericolo te (“terzium non datur”).
È codice internazionale di navigazione, ma è cosa che sa anche l’automobilista, perché anche sulla strada si punisce l’omissione di soccorso, figurarsi in ambienti “ostili” come il mare o la montagna.
A parte ciò, una delle cose importanti sancite dai processi di Norimberga è proprio che nessuno può più dire “ho obbedito a un ordine” di fronte ad un ordine palesemente immorale.
Inoltre, un comandante (non stiamo parlando del mozzo) a bordo della sua nave non è sottoposto a nessuno e può decidere autonomamente sempre (per contestare le sue decisioni, prima deve essere sollevato dal comando e sostituito, poi si vedrà).
Certo un comandante che non accetta le direttive, anche quando non finisce sotto processo, di carriera non ne fa; e, come si suole dire, “c’è chi, per far carriera, ucciderebbe”.
Già.
vm
Grazie Valerio per il tuo bel commento.
Grazie anche per aver citato Norimberga. Esempio di come l’essere in-umano messo davanti ai suoi crimini (e alle conseguenze) cerchi perfino di dare la colpa a qualcun altro.
Gli eroi non ho ben chiaro cosa debbano essere.
Gli uomini, forse si.
Pochi mesi fa ero su un peschereccio e mentre pranzavamo ancorati abbiamo visto un barchino turistico affondare e rovesciarsi.
Tempo tre secondi, ma dico TRE secondi, l’equipaggio del peschereccio è montato sul tender e è andato a soccorrere quelle persone, tra cui hanno trovato anche un bambino.
Tutti salvi, nessun eroe. Nessuno che ha pensato li salvo/non li salvo. Nessuno che ha pensato. Si va e basta, di corsa, senza neanche accendere il cervello.
L’essere umano è fatto così, deve essere fatto così, altrimenti c’è qualcosa che non va in lui.
Ho ricevuto un commento da un certo anonimo “Bobby”. So chi è, ma non diffonderò il suo nome perché, per come la vedo io, anche chi scrive stupidaggini ha diritto alla propria privacy.
Non pubblicherò il suo messaggio, perché contiene notizie FALSE e io sono responsabile legalmente e moralmente di ciò che si scrive su questo blog.
Ad esempio, parlando di sbarchi, scrive che “da dati del Viminale meno del 5% degli immigrati e’ un rifugiato”. FALSO. I dati del Viminale, che potete controllare voi stessi, dicono tutt’altro:
solo dall’Eritrea arriva il 15% degli sbarcati !!!
E via così per altre nazioni ai cui cittadini la UE offre protezione internazionale.
(dati aggiornati al 6 settembre 2018)
Invito questa persona a non scrivere più notizie false sul mio blog.
Riguardo ai suoi commenti personali su patria e invasori, non pubblicandoli non credo di privare i miei lettori di un testo minimamente interessante. Viceversa credo che apprezzino il fatto che io mi rifiuti di approvare messaggi inneggianti all’odio razziale.
Sarita