“Sono contrario ai costumi di Carnevale comprati” sentenziò Mariano.
Il fiume di parole con cui lo investii aveva la portata di uno tsunami. Anche io, in teoria, ero per i costumi autoprodotti. MA, e questo MA rimase sospeso nell’aria per alcuni interminabili secondi, MA nostra figlia quest’anno vuole vestirsi da dinosauro, MA io in vita mia non ho mai cucito manco un calzino e soprattutto MA in questo contesto asserire che sei contrario ai costumi di Carnevale comprati equivale a dirmi “Sono contrario alla lavastoviglie. Lava i piatti”.
Mariano allargò le braccia, e rimase contrario ai costumi di Carnevale comprati.
“Non possiamo schiavizzare qualche nonna?” proposi. L’idea era buona ma impraticabile. Mia madre, che aveva ossessionato la mia infanzia con costumi di Carnevale da lei progettati e realizzati nell’arco di mesi con tecniche avanzate di sartoria incurante del fatto che il mio sogno più grande sarebbe stato un vestito comprato da Creamy o da principessa e del fatto che mi sentissi troppo diversa dagli altri nei panni di un pierrot verde e rosa o di un nobile veneziano postmoderno, era andata in pensione. In pensione da tutto, anche dal cucito.
Mariano propose di far cambiare idea a Nadia. Perché un dinosauro? Magari poteva vestirsi da fantasma. Idea ancora più crudele dello schiavismo dei nonni, ma percorribile. Le menti dei bambini di 2 anni e mezzo sono facilmente influenzabili. Ma no, lei voleva davvero travestirsi da dinosauro, non ebbi cuore di provare a farle cambiare idea. Se le abbiamo dato il diritto di scegliere di che religione o non religione essere non battezzandola lasciamole pure il diritto di scegliere da cosa vuole mascherarsi!
Dinosauro sia.
Meglio far cambiare idea a Mariano sui costumi comprati. Ci misi una settimana. Alla fine presi la bambina e le dissi: “Ti porto in un negozio dove hanno le cose di Carnevale”. Guardai Mariano interrogativamente. Lui annuì, sconfitto.
Il passeggino sfrecciava convinto verso un negozio di via Etruria, famoso per avere tutti i costumi di Carnevale del mondo. C’era anche tutta la gente del mondo lì. In fila. Quando arrivò il nostro turno io e Nadia chiedemmo un costume da dinosauro ma era finito e ce ne proposero uno da drago, tanto sono praticamente uguali. La commessa lo aprì e lo guardammo.
“E’ brutto” pontificò Nadia senza tatto alcuno per la commessa. Ma aveva ragione. Era brutto. Freddo, preconfezionato, sterile, massificato, triste. Brutto.
Aveva ragione Mariano.
“Sai che c’è Nadia?” le sussurrai all’orecchio uscendo, in realtà quasi scappando, dal negozio “Anche io sono diventata contraria ai costumi comprati”.
“Adesso dove stiamo andando?” chiese lei dal passeggino “in un altro negozio?”.
“Si” annunciai io “ma non di costumi. Di stoffa”.
Mia figlia non ha ancora 3 anni ma sa e capisce tutto. Il suo sorriso spuntò da sopra il passeggino: “Mamma tu non sei brava a cucire”, ma non lo disse con intento di critica, né con rammarico, piuttosto con la convinzione di chi crede che sua mamma sappia fare un sacco di cose più importanti e quindi sia assolutamente giustificata dal non saper tenere in mano un ago. Poi diventò seria: “Mi potrei (l’uso del condizionale non è mio, Nadia li usa, come i congiuntivi) vestire da fantasma. E’ più facile”.
E’ bello avere un uomo che ti ama e ti protegge tessendo invisibili reti di sicurezza pronte a salvarti nell’istante del bisogno. Ma stavolta volevo lanciarmi senza rete. E volare.
“No Nadia, ti cucirò un costume da dinosauro”.
“Ma tu non sei molto brava a cucire…”
“Posso imparare. Nella vita puoi fare tutto se lo vuoi. Basta impegnarti ed IMPARARE”
Più un concetto è scontato, più gli adulti dotati di pieno intelletto e magari anche qualche laurea faticano a comprenderlo. “Le persone sono tutte uguali”, “tutti hanno diritto ad essere curati”, “vietiamo la guerra” ed anche “Se non lo sai fare imparalo” sono principi incomprensibili alla maggior parte degli adulti. Ma i bambini di due anni li capiscono e li condividono immediatamente, perché sono concetti ovvi, scontati, giusti.
Emergendo tra fiumi di stoffe colorate, Nadia quasi aggredì la merciaia che ci stava mostrando un rotolo di panno lenci verde: “Non lo toccare! Il vestito da dinosauro lo fa la mia mamma!” e in preda ad un’esaltazione adrenalinica scelse i colori per il suo vestito e uscimmo trionfanti dal negozio con una busta piena di materiali.
Passammo prima in salumeria a fare il pieno di prelibatezze e poi via, a casa. Mariano ci accolse guardingo e scovò la busta della salumeria guardandoci dentro con aria di soddisfatta consolazione: almeno sanno farsi perdonare.
“Vuoi vedere il costume da dinosauro?” gli feci passandogli distrattamente la busta della merceria.
La aprì svogliatamente e iniziò a tirar fuori la pezza più grande di stoffa verde e la girò da tutti i lati. Non capiva da che parte si dovesse guardare per far apparire il dinosauro. Gli uomini a volte non capiscono che le cose vanno osservate con gli occhi dell’immaginazione, con lo sguardo ritto al futuro.
Istruzioni
(date da chi non sa cucire manco un calzino a chi non sa cucire manco un calzino)
Cosa serve:
– Panno lenci verde (regolatevi a seconda di quanto è grande il bambino)
– Panno lenci blu
– Una pezza 20×20 di pannolenci bianco
– 2 metri di fettuccia rigida pieghevole (sono una mamma, non una sarta, ma posso tornare in merceria a chiedere il nome scientifico)
– Un ago
– Filo bianco, verde e blu.
– Un po’ di tempo.
La prima cosa da fare è cucire il vestitino base, che sarà il corpo del nostro dinosauro. Io ho fatto uno smanicato semplice semplice prendendo a modello un vestitino di Nadia. Ho sovrapposto 2 pezze di stoffa verde e tagliato, poi cucito tutto intorno e rovesciato. Ho fatto il buco del collo facendo un taglietto verticale di 5 cm sulla schiena per far passare meglio la testa.
Per la lunghezza ho pensato bene (davvero bene!) di far fare una prova a Nadia. Le ho infilato il vestitino dalla testa: perfetto. Ma poi… la bambina era perplessa. “Mamma, le manine!”. Ops, avevo cucito anche i buchi delle braccia. Tra le risate le ho tolto tutto e rimediato. “Mamma sei proprio una capasciacqua”, ha riso lei. La seconda prova però è stata perfetta.
Adesso bisogna incollare sulla schiena le placche e la coda. Ho preso una striscia di stoffa larga 2 cm dello stesso colore del vestito e l’ho cucita verticalmente sulla schiena. Basta fare una cucitura centrale bella dritta. A questa striscia si possono attaccare gli altri pezzi.
La coda è facilissima. Nadia la voleva lunga che scendesse un po’ così ho fatto un cono di panno lenci riempito di carta.
Le placche le ho fatte blu. Per ognuna ho sovrapposto la stoffa tagliando così due parti identiche. Poi cucito torno torno la mia placca, rigirato, infilato dentro la fettuccia e poi cucendo l’ho attaccata alla striscia sulla schiena.
Mi sono tagliata un dito con le forbici. Nadia mi ha dato un suo cerotto e per tutto il pomeriggio si è lamentata che sul cerotto ci fosse una sola tartaruga.
Torniamo a noi. Terminato di attaccare placche e coda il corpo è terminato. Ora arriva la parte difficile: la testa.
Ho pensato di fare una specie di passamontagna che lasciasse scoperti occhi, bocca e naso. Nella parte alta, all’interno, va inserita la fettuccia rigida per tenerla piena e poi un cerchio di stoffa per evitare che il passamontagna cali sugli occhi del bambino. Lungo la parte posteriore ho attaccato piccole placche blu, prive della fettuccia rigida perché essendo piccole stavano dritte da sole. Sotto il mento ho cucito 4 denti ritagliandoli dal pannolenci bianco.
La parte più importante sono gli occhi, perché è dagli occhi che vien fuori il carattere del vostro dinosauro. A seconda che lo vogliate feroce, simpatico, curioso ecc. dovrete creare occhi diversi. La tecnica invece è facile: un ovale bianco con dentro una pupilla blu (o del colore che preferite) e il puntino bianco. Il gioco è fatto.
Ed eccolo qui, finito.
La cosa più difficile di tutti è far indossare al bambino il costume che avete faticosamente cucito. Ma a me è andata bene. Nadia è solo rimasta male perché la gente per strada le diceva che era bella invece di fuggire terrorizzata.
“Mamma” ha sussurrato delusa “non si spaventano”.
Non comprate i costumi di Carnevale, fateli voi.
Se ci sono riuscita io ci potete riuscire tutti.
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Bravissima…
Grazie Maria!
Mi sono subito immedesimata nella situazione, ma io per fortuna ho ancora una nonna appassionata di cucito 😉 e quest’anno vorrei vestire “Attila” da cuoco vista la sua passione per pentole e torte.
Ormai un sacco di bambini vogliono vestirsi da cuoco. Per loro i cuochi sono supereroi, altro che zorro!
Per fortuna sembra un costume facile da cucire.