L’atollo di Palau Sipadan, Borneo Malese, sull’oceano Indiano, è il mare più bello che esista al mondo? Uno dei più belli sicuramente si, sia fuori che dentro l’acqua.
E’ un atollo corallino su cui apparentemente dominano 3 colori: il verde delle palme, il bianco della sabbia e l’azzurro cristallo del mare ma che, a guardarlo meglio, si colora di tutte le tinte dell’arcobaleno quando appaiono i suoi abitanti: stelle marine arancioni puntinate di bordò, tartarugoni giganti grigi, pesciolini a strisce gialle e nere, corallo viola e rosso, pesci di tutti davvero tutti i colori possibili e immaginabili.
Una manciata di ore in questo paradiso vi porteranno a vivere meravigliose avventure acquatiche che non dimenticherete più.
Io ci sono arrivata senza ben sapere dove stavo andando. Si, avevo sentito che c’era una bella spiaggia, ma cosa ci fosse sott’acqua proprio non me lo immaginavo!
Là sotto c’è un burrone marino dove vivono creature inimmaginabili di una bellezza disarmante, che fa sognare e piangere. E io non faccio sub, mi limito a guardare l’abisso di sotto con la maschera, a pelo d’acqua.
Mentre i sub fanno un’immersione, io con la mia mascherina faccio il bagnetto vicino alla riva, sguazzo nell’acqua trasparente sopra un letto di sabbia bianca che sembra finto tanto è bello. Vedo un pesciolino colorato e lo seguo un po’. E poi mi guardo intorno. Oh Oh. Sono finita in mezzo ad un branco di una decina di tartarughe grandi almeno un metro. Mi nuotano intorno per nulla spaventate. Io si che mi spavento però! Mi alzo in piedi (si tocca) e mi guardo bene intorno. Sono circondata letteralmente da questi giganti!
E poi preso coraggio mi metto a nuotare con loro imitandone i movimenti. Nuoto e mi diverto per una decina di minuti. Finché non si immergono. Allora le vedo sparire nell’abisso e inizio a provare un po’ di invidia per i sub.
Torno in spiaggia e mi mangio un panino. Mi chiamano dalla barca con cui sono arrivata. I marinai mi invitano a salire, a largo è arrivato qualcosa. Bisogna fare in fretta. “Tuna” mi dicono, e io penso che tutta sta fretta per un tonno mi sembra davvero eccessiva.
Un tonno? Non uno, migliaia! Mi tuffo in mare dentro un branco di almeno duemila tonni. L’acqua da azzurra pare nera da quanti sono. Sono tonnetti di una quarantina di centimetri, nuotano fitti e io sono proprio in mezzo. Ma non mi toccano: sono onde nere che velocissime si spostano appena muovo una mano o un piede. Altra esperienza strabiliante.
Torno in spiaggia e me ne vado a nuotare sulla barriera, che si trova pochi metri a largo. E lì tra coralli e tutti i pesci di tutti i colori del mondo, lì in quel silenzio pulsante di vita fluttuo a pelo d’acqua per ore.
Sipadan è una meraviglia.
Come arrivare a Sipadan
Detta così sembra un luogo remoto e inaccessibile, uno di quei posti da cartolina che le persone non dotate di yacht e di conto in banca milionario non vedranno mai dal vivo. Invece non è poi così difficile da raggiungere, e non è così costoso.
Le sue coordinate gps sono 4.115,118.628395.
Per arrivarci bisogna prendere un volo per Kuala Lumpur e da lì un altro volo per Tawau, in Borneo. In meno di due ore si raggiunge una piccola cittadina costiera chiamata Semporna, da dove partono le barche per Sipadan.
A Sipadan non si può più (una volta si poteva) dormire ma si può far base nel vicino atollo di Mabul ed andare in giornata dopo aver ottenuto un permesso dall’ufficio del parco. Sipadan è divenuta – per fortuna – la parte più importante del parco nazionale e i resort che c’erano sono stati demoliti o trasformati in alloggio per un pugno di militari che sorveglia l’isola e la protegge dai pirati filippini.
L’accesso all’isola ora è a numero chiuso. Il permesso è costoso (circa 140 euro che includono gita snorkellers e permesso, qualche decina di euro in più per i sub) e va prenotato per tempo (se viaggiate in alta stagione almeno 2 mesi prima, altrimenti finiscono) ma… vale davvero la pena, lo dicono tutti quelli che ci sono stati.
Sarita agosto 2008
Aggiornamento 20/06/2016:
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